La spada di Galgano sulla diga di Alfredo Venturi

La spada di Galgano sulla diga NEL SENESE LA CELEBRE ABBAZIA MINACCIATA DALLE ACQUE La spada di Galgano sulla diga Un lago artificiale assederebbe l'eremo di Montesiepi e le superbe rovine del monastero cistercense - Ne verrebbe sconvolto il paesaggio della valle del Merse immutato da 800 anni - L'esecuzione è bloccata dai Beni culturali - Si riaccende la polemica sull'utilità dell'impresa - Intanto la zona è paralizzata - Dice il parroco: «Il vero problema è salvare la gente dalle incertezze» DAL NOSTRO INVIATO SAN GALGANO (SIENA) — Chissà come la prenderebbe, il nobile cavaliere Galgano, questa faccenda della diga e del lago. Uno specchio d'acqua proprio dove lui, giovane e impaziente, un giorno caracollava libero alla ricerca del suo destino: ma gli s'impennò il cavallo, e non ci fu verso di spronarlo avanti. La leggenda è ormai consolidala: Galgano sa che il cavallo ha scoperto per lui il luogo del suo ritiro preannunciato da un sogno, dunque sale l'erta di Montesiepi, infigge la spada nella roccia, vive il resto dei suoi giorni in adorazione dell'elsa reinterpretata come croce. Sono passati ottocento anni da quel gesto gonfio di significati: sul colle di Montesiepi la rotonda romanica al centro dell'eremo custodisce ancora la spada nella roccia. E' la versione italiana di un classico mito cavalleresco del Ciclo Bretone: vista e sentita, in questa torbida età nucleare, come accorato messaggio di pace. Il panorama quassù è immutato rispetto a ottocento anni fa: la stessa prospettiva ondulata rigogliosa di boschi, la stessa verdeggiante valle del Merse. In questo felice angolo di inondo l'eremo di Montesiepi e la rovina dell'abbazia, che proprio sotto il colle lancia verso il cielo le sue acrobatiche strutture gotiche, sono perfettamente inseriti, si vorrebbe dire incastonati. Ma c'è di mezzo il progetto. Il progetto della diga e del lago, capaci di alterare la fisica visione del mondo che fu dell'eremita, cosi esattamente integrata con le pietre che gli sono sacre. Ecco perché si è portati a immaginare, quassù, che Galgano potrebbe anche ridestarsi cavaliere, estrarre la spada dalla roccia, scendere bellicoso dal colle, battersi contro ti minacciato assedio delle acque. Del resto, le prime operazioni di guerra sono già cominciate, attorno a questo luogo fatato. Da Montesiepi s'intravedono lontano sulle colline, a interrompere la linea scura dei boschi, biancheggianti ferite nella roccia: sono i lavori preparatori di sbancamento. Dicono che l'acqua verrebbe a lambire le superbe rovine dell'abbazia di San Galgano, costruita dai cistercensi proprio sotto Montesiepi. In realtà lambire è dir troppo, visto che la sponda del bacino sarebbe nel suo punto più prossimo a quattrocento metri da San Galgano. Ma insomma da quassù, dall'eremo, si vedrebbe un paludoso budello al posto della sinuosa valle del Merse. E poi anche il clima, e la flora che ne dipende, e la fauna ricchissima di questi boschi, tutto risentirebbe delle nuove condizioni. Sempre che il progetto si realizzi, poiché tutto è fermo per ora. «Tutto bloccato, annuisce don Vito parroco a San Galgano: e davvero non si capisce che senso abbia aver paralizzato la zona, prima col progetto, poi con la sua mancata realizzazione». Una vicenda, quella dello sbarramento del Merse, che si trascina da più di sessant'anni. Con un doppio sistema di dighe, sul Merse ma anche sul Farina, si vorrebbero risolvere i problemi d'irrigazione dell'Alta Maremma. Ma l'esecuzione è sospesa: il ministero dei Beni culturali, ricorda Marco Braccanti dell'Ufficio tecnico del Comune di Chiusdino, esprimendo il parere previsto dalla legge ha dichiaralo il progetto «non approvabile». Formula die implica, è evidente, la necessità di una radicale revisione. // piano non suscita soltanto le perplessità di carattere paesistico die sono alla base del parere ministeriale. Ci sono altre perplessità: per esempio questa zona è classificata coinè sismica, e si sa che non si fanno grandi bacini irrigui dove la terra Ita la cattiva abitudine di dare, ogni tanto, uno scossone. Poi è in dubbio la stessa convenienza economica dell'impresa: secondo il geologo Roberto Fìneschi l'opera avrebbe tempi di ammortamento troppo lunghi. Lui propone l'eliminazione della diga sul Fama, e la riduzione a poco più della metà dei circa milleduecento ettari che si vorrebbero allagare, nei territori di Chiusdino e Monticiano. con le limpide acque del Merse. Cosi limitato, dice, il progetto avrebbe .ragioni economiche valide e un impatto ambientale accettabile». Si farà o non si farà la diga? Si farà o non si farà il lago? L'ipotesi più realistica è proprio un piano fortemente ridimensionalo che potrebbe accontentare tutti, o almeno non scontentare nessuno in modo irrimediabile. La riduzione delle superficie allagata elimina quella parte della palude che turberebbe la prospettiva proprio davanti a Montesiepi. Dice don Vito che su questa storia si è fatta una gran confusione. Lui, per esempio, è stato presentato come risolutamente contrario al lago: .Io non sono contrario al lago, io sono contrario a questa maniera di procedere, secondo riti misteriosi dai quali la gente di qui è completamente tagliata fuori». Non è nemmeno l'ero, carne si è scritto, che tiene due registri a disposizione dei visitatori di San Galgano, uno per i fautori, uno per gli oppositori del progetto. «Mi avevano proposto di tenere il registro per le firme contro, io mi sono detto disponibile, purché ci fosse anche un registro per le firme a favore: ma non ho ancora visto nulla». // vero problema, dice il prete, non è sah'are San Galgano dalle acque: ma salvare la gente di qui dalle incertezze, e più concretamente dalla disoccupazione. .Hanno espropriato i terreni: guardi qui attorno quanti campi incolti. Li hanno pagati, si capisce, con i dovuti ritardi. Ma alla fine. se non si fa il lago, che senso ha avere espropriato le terre?». Parla di disinvolte gestioni politiche del caso, di campi divisi, favorevoli e contrari, secondo il partito di appartenenza o gravitazione. Storie molto italiane, in fondo, e anclie molto banali, in rapporto alla grandiosità dei simboli sedimentati fra queste valli dalle ondate del misticismo medievale. La spada nella roccia, la rotonda romanica che la osjrita sul colle, la straordinaria rovina di San Galgano, sembrano ridersela di simili piccolezze. Altro die schermaglie di polìtici: questa cattedrale a cielo aperto realizza la perfetta trascendenza gotica. Il pavimento è un prato, i rosoni e le ogive lassù arrivano direttamente all'azzurro, al posto della volta affrescata ci sono, mobili e leggere, le nuvole bianche di primavera. Le peripezie di una storia tumultuosa, e il deplorevole comportamento di un abate del Cinquecento, che vendette il piombo del letto predeterminando i futuri crolli, hanno trasformalo l'abbazia cistercense nella magnifica rovina di oggi. Nel simbolo di quel rapporto equilibrato fra natura e cultura che e la vera essenza di questa parte d'Italia. E' difficile in un posto cosi confrontare le ragioni di una polemica: a San Galgano scaturisce dalle cose l'invito a assaporare, piuttosto, le frontiere fantastiche dell'immaginario. Alfredo Venturi

Persone citate: Galgano

Luoghi citati: Chiusdino, Comune Di Chiusdino, Italia, Monticiano, San Galgano, Siena