Torino, incriminati 2 giudici del processo per le tangenti
Torino, incriminati 2 giudici del processo perle tangenti Mandato di comparizione: interesse privato (uno anche per corruzione) Torino, incriminati 2 giudici del processo perle tangenti TORINO — I giudici Antonio Tribisonna e Franca Viola Carplnteri hanno ricevuto ieri un ordine di comparizione dai magistrati milanesi che indagano sui loro presunti rapporti con personaggi della malavita. Per il dott. Tribisonna l'ipotesi d'accusa 6 corruzione e interesse privato, per la dottoressa Carpimeli interesse privato. Saranno interrogati il 16 aprile nella caserma dei carabinieri di via Valfrè. L'apertura di un'istruttoria formale nei loro confronti potrebbe segnare la sorte definitiva del processo per le tangenti (nel quale Tribisonna e Carplnteri sono giudici a latere). già sospeso e rinviato al 4 giugno, e ormai appeso a un esile 1 ilo. Se fino a ieri sui due magistrati torinesi pesava soltanto la procedura di trasferimento avviata dal Consiglio superiore della magistratura, adesso, con l'invio degli ordini di comparizione, la loro posizione si aggrava. Il processo salterà? Sul piano strettamente giuridico, no: tutto dipende se i giudici decideranno di astenersi. I tre sostituti procuratori generali di Milano, Ovilio Urbisci, Ugo Dello Russo e Franco Mancini, hanno inviato ordini di comparizione anche ad altre dieci persone, tra cui i pentiti che con le loro rivelazioni nel dicembre scorso hanno scatenato la bufera in tribunale. La notizia, rimbalzala da Milano nella tarda mattinata, ha trovato conferma a Torino nel pomeriggio, ora dopo ora, mentre i provvedimenti venivano notificati agli inquisiti. Al centro della vicenda un pesce piccolo del mondo della droga: Giuseppe Muzio, noto come Peppino 'o bandilu. legato al clan dei fratelli Roberto e Francesco Miano. boss incontrastati del traffico di eroina in città fino a due anni fa. Mentre Muzio è in galera, nell'autunno '82 11 clan si interessa della sua sorte, muovendo tutte le pedine disponibili. Racconta Muzio agli inquirenti milanesi: «Nel novembre dell'82 fui processato dalla seconda sezione, penale del tribunale per la detenzione di 21 grammi di hashish. Nel collegio giudicante c'era anche 7'ribisonna. Fui condannato a un arino e quattro ìncsi. Trenta giorni dopo lo stesso Tribisomia mi vendeva la libertà provvisoria». Il giudice avrebbe ricevuto in cambio un mobile antico, un quadro e sterline d'oro da Pasquale Pilla, un antiquàrio specializzato in ricettazione di mobili antichi rubati. Pilla sarebbe stato contattato dal cognato dei Miano, Pasquale Lavaccara. Muzio afferma: .Sono stato a casa di Pilla, mi accompagnava Lavaccara». Interrogati dai magistrati milanesi, entrambi hanno smentito le rivelazioni di Peppino o' banditu. Il giudice Franca Viola Carplnteri, secondo l'ipotesi d'accusa, pur a conoscenza delle manovre per favorire Muzio, non avrebbe fatto nulla per impedirle. Anche lei avrebbe subito pressioni per ottenere una sentenza favorevole, da un altro ricettatore, suo «conoscente», Pasquale Cananzi, assassinato a colpi di lupara sotto casa nel novembre '83. La dottoressa Carplnteri ieri ha cosi commentato: «Ho la coscienza tranquilla. Nessuno mi contesta di aver preso uno spillo ma resta l'accusa altrettanto infamante di Interesse privato. Vivo con l'angoscia di subire una grossa ingiustizia. La mia speranza è che tutto si chiarisca al più presto». Claudio Cerasuolo Arrivano a maggio
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