Trapani strage di mafia

Trqpani# strage di mali Tre morti, cinque agenti feriti, illeso il giudice Carlo Palermo Trqpani# strage di mali L'ordigno fatto esplodere col radiocomando - Volevano assassinare il magistrato - Una vettura ha fatto da scudo: hanno perso la vita una donna di trent'anni e i due figli di sei - Morente un agente della scorta - Usati cinquanla chili di tritolo - L'inchiesta affidata al procuratore di Caltanissetta Patanè DAL NOSTRO INVIATO TRAPANI — L'orrore della strage si annuncia ancora in quei duecento metri di asfalto scanditi di rottami sfrangiati e contorti, e nella terribile chiazza di sangue sul muro di una casa, a sei metri di altezza, negli stracci anneriti dall'olio e dalle fiamme, nelle scarpine rimaste tra le margherite: quello che resta di tre vite, due gemelli di 6 anni e la madre, uccisi, quasi disintegrali, dalla bomba che doveva far saltare in aria il giudice istruttore Carlo Palermo. Un'auto imbottita con oltre cinquanla chilogrammi di tritolo, parcheggiata sul litorale di Trapani, fatta esplodere con un radiocomando alle 8,50 di ieri mattina, mentre incrociavano la «132» blindata del magistrato e la «Ritmo» della sua scorta. Ma in quel momento per una fatalità una quarta automobile si è trovata a far da scudo alla «132» di Palermo, ed è stata spazzata via dalla deflagrazione. Sono morti cosi, nel bagliore di un attimo inconsapevole, Barbara Asta, 30 anni, e i due figlioletti, Salvatore e Giuseppe. Un agente della scorta, Antonino Ruggirello, 31 anni, è in prognosi riservata, colpito da una scheggia alla testa: rischia di perdere la vita. Altri quattro agenti sono stati feriti dallo scoppio, ma sono fuori pericolo. Carlo Palermo è uscito quasi illeso dall'attentato, solo una larga escoriazione alla caviglia. In ospedale, ancora sconvolto («Avevo accct- tato i rischi che riguardano me, non altre persone»), ha detto che a tentare di eliminarlo è stata la mafia. «Ho ragioni per crederlo». A due anni dalla bomba che assassinò a Palermo il giudice Chinnici un'altra bomba dieci volte più potente, un attentato perfino più feroce, squassa l'illusione che la mafia sia sconfitta. Il magistrato che era il bersaglio lavorava in Sicilia dall'inizio di febbraio, poco meno di due mesi, dopo aver condotto per cinque anni a Trento la controversa inchiesta sul traffi¬ co internazionale di missili, droga, diventando per alcuni il campione di una giustizia che non guarda in faccia ad alcuno, per altri 11 simbolo del protagonismo. A Trapani era arrivalo accompagnato da tre auto zeppe di documenti, carte dell'inchiesta di Trento su cui voleva tornare a lavorare, e da una dichiarazione che dev'essere suonata come un segnale di guerra agli oscuri equilibri del potere trapanese: «Ho scelto la prima linea». Una trincea per anni dimenticata, assediata anche dalle, retrovie: qui, dopo l'assassinio del giudice Ciaccio Montano, un suo collega, Antonino Costa, era finito in galera per legami con la mafia. E all'inchiesta, che Costa avrebbe insabbiato per proteggere gli amici, aveva cominciato a interessarsi anche il giudice Palermo. Ora sull'attentato indagherà ii procuratore di Caltanissetta Sebastiano Patanè che ha già guidato l'inchiesta sull'uccisione del giudice di Palermo, Rocco Chinnici. Dopo aver trovato ospitalità in una caserma Palermo Guido Bampoldi (Continua a pagina 2 In quarta colonna) Trapani. 1,'aulo blindala del giudice Palermo e quella occupala dagli uomini della scorta, semidistrutte dall'esplosione (Tclcfoto Ansa)

Luoghi citati: Caltanissetta, Palermo, Sicilia, Trapani, Trento