Cacciatori di tigri e di talpe
Cacciatori di tigri e di talpe Clima elettorale Cacciatori di tigri e di talpe L'Italia e un curioso paese: bastano cinqucccntomila firme per organi/vare un referendum, ma appena qualcuno vi ricorre sembra imminente la fine del mondo. Un parlilo minuscolo come democrazia proletaria diffuse il panico tra l'intera classe politica, la ConfmduNtria e i sindacati proponendo una consulla/ione popolare sui tagli alle liquidazioni. Con abile e disinvolto uso dell'arma referendaria Marco Pannclla ha costruito il sun piedistallo politico II voto sul divorzio, che in ogni allro paese avrebbe interessalo solo marginalmente i partili, da noi fu combattuto in un clima di crociata ed ebbe conseguenze ben più serie e durature rispetto a tante elezioni politiche. Noi italiani abbiamo il referendum facile. Quando si trulla di organizzarne uno, siamo secondi soltanto alla Svizzera, ma subito dopo, per un moti-, vo o per l'altro, cominciamo a recriminare. A seconda delle circostanze o delle convenienze salta su ora questo ora quel partito a denunciare i pencoli dello (.scontro frontale», del •■muro contro muro.), a prevedere calamità di ogni genere. C'ambiano i corifei, ma i lamenti sono sempre gli stessi. Ne si può nutrire speranza di salvezza, dal momento che nessuno ha il coraggio e la forza di modificare la Costituzione, cosrtliminando la causa di tanti traumi veri o presunti, e nessuno si prova a rinsaldare il proprio sistema nervoso. Ciò che e accaduto negli ultimi giorni assume, sotto questo aspetto, un valore esemplare. 11 pei, notevolmente più forie di democrazia proletaria, ha invitalo gli italiani alle urne perché vengano ripristinati i (agli alla scala mobile decretati dal governo nella primavera» scorsa. Il più importante partito di opposizione ne fa questione di merito ma anche di principio, spera che gli elettori facciano pagare a Craxi la «Colpa» di aver fatto approvare a) Parlamento il decreto sul costo del lavoro nonostante che la maggioranza della Cgil e del pei avessero espresso parere contrario. Craxi dice che il referendum (■non s'ha da fare», ma ricorda certamente che a don Rodrigo, il primo a pronunciare una frase del genere, non andò troppo bene. K' infatti diflicile, in un paese come il nostro, che le buone ragioni prevalgano sulle cattive abitudini. Una volta (-sensibilizzate» le masse, è arduo farle tornare indietro. Inoltre i comunisti, sul piano nazionale, sono isolati e i cattivi rapporti col psi rendono più improbabile il ripristino di molle (giunte rosse». Avendo ben poco da perdere, i comunisti cavalcano tutte le tigri in circolazione. Per di più hanno dinanzi una maggioranza che non é affano di ferro c che presenta talvolta brecce inviGianfranco Piazzcsi (Continua a pagina 2 In prima colonna)
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