Aveva pagato con il matrimonio ma l'antica specchiera era falsa di Remo Lugli

antiquariaftTj^) antiquariaftTj^) Aveva pagato con il matrimonio ma l'antica specchiera era falsa - ' >■ ■■■■ -■■ *■■< CHE cosa non si fa per poter aggiungere un pezzo importante a una nostra collezione! E che cosa non fece Emanuele De Fontes, visconte siciliano I Celibe, solo, abbastanza ricco per quello che gli potevano rendere alcuni poderi coltivati soprattutto ad agrumi, il visconte De Fontes aveva un unico grande hobby, quello di raccogliere specchiere, antiche naturalmente. La sua casa, un plano intero in un palazzotto della vecchia Palermo, aveva le pareti letteralmente tappezzate di specchiere, disposte anche su tre file, perché i soffitti erano alti più di quattro metri. Ce n'erano di tutte le fogge e di tutti 1 materiali, per lo più di legno, ma anche di ceramica, di vetro. Cornici intagliate, intarsiate, spesso con inclusioni di materiali diversi, avorio, bronza, oppure legno dipinto a simulare bronzo. Ma lo spettacolo più attraente di tutte quelle rarità in bella mostra era offerto dalle cimase, le quali sembrava fossero 11 radunate sulle rispettive cornici unicamente per gareggiare tra loro in ridondanza, in altezza, in complessità di intreccio delle loro volute. Nelle pareti del salone, dov'erano le specchiere più preziose, c'era un vuoto, sopra 11 camino. Un vuoto che il visconte De Fontes aveva lasciato di proposito, non perché pensasse di dare più armonia alla sala, - ma perché contava un giorno di occuparlo con la specchiera del suo sogno: la specchiera di casa tua, quella che era stata della famiglia e che suo padre, quando lui era ancora bambino, aveva venduto per far fronte a una necessità finanziarla del momento. Sicché la situazione si era capovolta: un tempo nella casa avita del De Fontes c'era una sola specchiera, adesso ce n'erano tante, però mancava quella. Ma Emanuele De Fontes sapeva dove si trovava. A volte, attraversando una certa piazzette e guardando a una finestra di un primo plano, se 1 vetri erano aper¬ ti, poteva scorgere alcune volute della cimasa. A quella vista gli si accendeva il ricordo: era una specchiera dorata e laccata, della prima metà del '700, stupenda. Adesso apparteneva alla famiglia Lamberti, madre e figlia, la prima vedova di un orefice, la seconda zitella. Un tentativo per cercare di comperare quella specchiera De Fontes l'aveva fatto attraverso un amico antiquario che si era impegnato a cedergliela se l'approccio avesse avuto successo. Ma le due donne avevano risposto che non la vendevano. ' Il visconte da tempo stava meditando quale altra via tentare. Un giorno la fortuna lo aveva alutato. Era stato invitato a un te da due coniugi coi quali era entrato in amicizia da breve tempo. E nella loro casa, fra gli altri invitati, c'erano le due Lamberti. L'incontro per lui era stato traumatico: si era sentito il cuore battere violentemente dall'emozione, gli era sembrato di tornare giovanotto, ai primi incontri femminili. Adesso l'agi¬ tazione lo vinceva, non perché davanti a lui c'era Matilde, che pure poteva essere una donna appetibile, nonostante 11 grosso naso aquilino e i quasi cinquantanni, mentre lui ne aveva quasi sessanta; ma perché c'era la donna che possedeva la "sua" specchiera. Quello choc gli aveva Impresso dentro una eccitazione, una smania, un desiderio di esprimersi che lo avevano fatto diventare loquace, brillante, simpatico. A quell'Incontro ne erano seguiti altri, sempre in casa dell'amico. De Fontes poteva ormai considerarsi legato da amicizia sia con Matilde che con la madre. Oli era capitato anche di essere ospite, certi pomeriggi, nella loro casa, invitato con altre persone. Talvolta era tentato di portare il discor' so sulla specchiera, poi si tratteneva pensando che simili parole avrebbero guastato tutto: sarebbe parso che la sua amicizia avesse un secondo fine. - Passavano i mesi, le visite erano sempre più frequenti. ormai 11 visconte e Matilde erano più che amici, anche se tra loro né parole né gesti erano mal sconfinati nell'amore. Lui comunque si sentiva a poco a poco scivolare nel sentimentale. Si chiedeva: sono innamorato o sotto sotto voglio la specchiera? Non sapeva rispondersi, capiva che Matilde non era bella, tutt'altro, però gli era simpatica. Simpatica per il suo carattere o simpatica perché In quella sua stanza c'era la specchiera? Poi aveva finito per decidersi, dichiararsi. Ormai 11 passo era fatto, si sarebbe sposato. L'Idea di avere moglie a tratti Io spaventava, ma lo rincuorava di rincalzo la consapevolezza che poi sul proprio camino avrebbe potuto, finalménte, far troneggiare come'un tempo la specchiera di casa sua. E allora la collezione si sarebbe ben potuta'dichiarare completa! " -,v Più di'una volta Emanuele De Fontes'aveva cercato di entrare nella stanza della fidanzata, hia lei io aveva gentilmente respinto con lina specchiera in legno intaglialo e dorato del 1700 aria di sottinteso: -Solo Quando saremo sposati. La mamma si scandalizzerebbe-. Lui, per la verità, voleva entrare soltanto per rivedere da vicino la specchiera che gli era familiare da bimbo. Fu la vigilia del giorno delle nozze che 11 visconte potè per la prima volta varcare la soglia della camera di Matilde, per ammirarla con l'abito da nozze in prova. Entrò ma non guardò lei, guardò alla parete, la specchiera. Rimase con gli occhi sbarrati, incapace di muoversi. La specchiera era una grossolana, ignobile riproduzione della sua. Cercò di balbettare qualcosa. Matilde capi di che cosa voleva parlare. E spiegò: «Quella che mio padre aveva comperato da tuo padre l'abbiamo venduta, tanti anni fa. Però prima abbiamo fatto fare la copia». Remo Lugli

Persone citate: Cornici, Emanuele De Fontes, Lamberti

Luoghi citati: Palermo