Si può parlare di giustizia per gli animali?

Si può parlare di giustizia per gli animali? Si può parlare di giustizia per gli animali? IN un laboratorio americano è stato eseguito il seguente esperimento: due scimmie sono state poste in una gabbia divisa a meta da un vetro; una delle due scimmie poteva ottenere del cibo premendo un pulsante, ma tale operazione procurava una scossa elettrica dolorosa all'animale posto nell'altra metà della gabbia, le cui reazioni erano chiaramente osservabili dalla prima scimmia attraverso il vetro. Ripetuti esperimenti con soggetti di-, versi hanno dimostrato che nella maggior parte del casi le scimmie rinunciavano, talora per parecchi giorni, a premere il pulsante e quindi a ottenere del cibo per non far soffrire l'animale co-specifico situato nell'altra parte della gabbia. Se paragoniamo questo comportamento con le torture a cui l'Womo sapiens sottopone gli animali ogni giorno, ogni ora, ogni minuto nei laboratori di vivisezione, negli allevamenti intensivi, nel mattatoi, non c'è proprio nulla di cui essere fieri. Certo, gli animali non appartengono alla specie umana: ma questo fato, da solo, è sufficiente per giustificare tanta crudeltà e disinteresse nei loro confronti? Scriveva Bentham, nell'orma! lontano 1789: » Verrà 11 gonio In cui ci si renderà conto che il numero delle zampe, la villosità del pelo o 11 modo in cui termina l'osso sacro... non sono ragioni sufficienti per, abbandonare delle creature sensibili nelle mani dei loro torturatori. Cos'altro può tracciare la linea di demarcazione? Forse la capacità di ragionare, o quella di usare il linguaggio?... Il problema non è "Possono essi ragionare?", e neppure "Possono essi parlare?", ma "Possono essi soffrire?"». Sono passati quasi duecento anni e lo specismo (ossia la discriminazione basata sulla specie di appartenenza) continua a dominare 1 nostri rapporti con le altre creature viventi. Fortunatamente in quest'ultimo periodo qualcosa si sta muovendo e c'è da sperare che, dopo 11 razzismo e il sessismo, anche lo specismo sia avviato verso un meritato tramonto. E' in corso una progressiva espansione della cosclen- CHE cosa e quanto occorre mangiare per un miglior risultato sportivo? Lo sport sembra essere l'attività dell'uomo in cui il problema chimico-energetico ha la maggiore importanza. Una classificazione degli sport secondo le sorgenti e 1 fabbisogni energetici li raccoglie in 4 categorie: — durata estremamente breve, sino a 4-5 secondi: salto (dell'atletica - dei tuffi - dello sci), lanci e sport analoghi. La sorgente energetica è il fosfageno presente nel muscoli al momento della prestazione, in dosi pari a circa 100 calorie per chilogrammo di peso. Una prestazione di intensità massimale può durare solo 3-5 secondi; — durata breve, sino a 4050 secondi: tutte le gare di velocità dell'atletica, del nuoto, del ciclismo. La sorgente, che interviene contemporaneamente a quella del fosfageno in successione cosi immediata da non lasciare intervalli è il glicogeno, già presente nelle masse muscolari. Scindendosi ad acido lattico, consente un lavoro di 220-230 calorie per chilogrammo di peso, sufficienti a 40-50 secondi di attività motoria massimale; — durala superiore: dai 40-50 secondi alle 12-24 ore (come ad esemplo In certe terribili gare di corsa). La sorgente è 11 cibo, la razione alimentare. Certamente anche il fosfageno e il glicogeno derivano dal cibo, ma c'è una differenza nella catena delle reazioni chimiche: molto rapide e senza Sìlvana Castignone, che insegna Filosofia del diritto all'Università di Genova, ha pubblicato un'antologia di proposte per conservare l'ambiente e creare un'etica «biocentrica» che includa tutti gli esseri viventi za morale che. da una Iniziale cerchia ristretta e rigorosamente antropocentrlca, tende a diventare biocentrica, abbracciando tutte le specie viventi. Le motivazioni sono quelle ecologiche generali, ma anche una partecipazione simpatetica con le sofferenze Inflitte agli animali e un senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future: non sembra giusto infatti costringere i nostri discendenti a vivere In un mondo degradato e privilo

Persone citate: Bentham