Kundera: la vita è leggera come polvere
Kundera: la vita è leggera come polvere Kundera: la vita è leggera come polvere nell'immobile trappola del mondo. Solo sulle spalle del buono e un po' stupido Franz ricade tutto il peso dell'ideale, della fede, del sentimento: andrà a morire, inutilmente e per caso, in Cambogia, durante un'ennesima kermesse organizzata da quegli intrepidi entusiasti che credono ancora nella Grande Marcia, ancora convinti che la storia sia un pesante quadro c non un fragile, tenue schizzo. ' " * * Nell'elogio del tradimento si rispecchiano le segrete ragioni della scrittura libertina di Kundera, mossa dall'estrema speranza di scoprire quell'infinitesimale particella di diversità nel simile che sconfigge la ripetitività del reale: il racconto diviene una sfida, dai gesti rituali ed eccitanti come quelli dcll'«eros senza evoluzione», deH'«awentura amorosa», al tempo circolare dell'Eterno Ritorno e a quello velocissimo c orizzontale del progresso. Nel racconto, luogo del sempre possibile, trionfo del caso, si specchiano a loro volta le ragioni del libertinaggio di Toma? e ancor più quelle del suo amore per Tereza, figlio di mille coincidenze, incarnazione della casualità assoluta e dunque possibile salvezza dall'Imperativo che si presenta sotto le forme plumbee e grottescamente affini della bieca persecuzione poliziesca c della nobile lotta per la libertà del Paese. Ma gli accostamenti progressivi alla leggerezza prendono d'un tratto il ritmo disperato della fuga: Sabina, fuggitiva nel nuovo mondo, smette di tradire e avverte di colpo .'«insostenibile leggerezza dell'essere»; Toma? e Tereza trovano rifugio in un angolo della provincia Sophia Loessere bee un po' (pagina 4-5) I libri più vendu boema, nel guscio di un lc'gamc ormai monogamo, esclusivo e condannato. Li attende una morte fortuita c dimessa, rovescio ironico dei tanti «dénouements» eroico-idcologici che il ruolo di perseguitato haofferto a Tomàs: un salto nel nonessere che ha tinte malinconiche e struggenti, che attrae come un sogno finalmente liberatorio e rivela la segreta natura di quella nostalgia dell'imponderabilità che accaniva i personaggi. Qui si chiude il romanzo sul cui sfondo, si sarebbe detto un tempo, si dipana il destino della Boemia degli ultimi quarant'anni. «L'amore comincia come una metafora», ci avverte Kundera; e ancora: < Le metafore sono pericolose...» ma la sua lucidità cosi aliena dal pathos, nemica dell'euforia (quella dei carnefici come quella dei martiri), della «lacrimazione collettiva», non può non avere previsto e calcolato il nostro diritto di scorgere nel suo romanzo una «metafora» della storia della Boemia, storia leggera come polvere, come fumo, come piuma. Un'allegoria della fine della Boemia e della vecchia Europa, il cui cuore è ormai fermo, il cui rumore grandioso va scomparendo in un silenzio infinito. «L'insostenibile leggerezza dell'essere» è anche un tenero epicedio sulla morte di una civiltà. L'ironia, la lievità, l'eleganza Io rendono più pesante di ogni sontuosa lapide di marmo, gli consentono di alzare una sottile barriera contro l'isterica volgarità degli spettatori, per Kundera più lugubre e umiliante della stolidità omicida. «Prima di essere dimenticati verremo trasformati in Kitsch. Il Kitsch è la stagione di passaggio tra l'essere e l'oblìo». Serena Vitale Loren: ; lle banali Nei Messico di Paz la poesia è un vento di libertà ti Intervista allo scrittore (pagina 5) (pagina 2)
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