Biblioteche pubbliche accusa e difesa

La polemica apena da Galli della Loggia: replicano gli interessati La polemica apena da Galli della Loggia: replicano gli interessati Biblioteche pubbliche, accusa e difesa stato recentemente negato il finanziamento richiesto sui fondi FIO), che in generale destina esigue risorse ai beni culturali, ubbidisce certamente a questa logica, a questa incapacità di considerare «produttivi, gli investimenti per la cultura. E' proprio questo considerare «passive» le biblioteche che le mantiene in questo stato di inefficienza, anche se esistono fortunate e non rare eccezioni. Ma le responsabilità sono molto più diffuse e non ci sembra che questa necessaria accusa, che noi pienamente condividiamo, ci esima dalla considerazione che anche gli utenti, anche gli studiosi, anche i docenti universitari come Galli della Loggia, possano contribuire a combattere 11 degrado, non solo e non tanto con articoli di stampa, ma nelle sedi opportune (dal Parlamento ai Consigli comunali, dai Consigli di Facoltà alle Commissioni di gestione) dove essi stessi hanno il potere di decidere perché alle biblioteche sia data una funzionalità degna di un paese civile, perché i bibliotecari non siano soli a difendere la dignità della loro professione, che richiede competenza e preparazione specifiche, e l'efficienza del servizio che è a loro affida- t0' Associazione Nazionale Biblioteche, Roma La botta e risposta tra Ernesto Galli della Loggia e i due direttori di biblioteche, che abbiamo letto su *Tuttolibri- del 2 e 9 febbraio, dà l'Impressione del già visto da tempo. Da un lato l'Intellettuale si scaglia genericamente contro 11 sistema bibliotecario nazionale, prendendosela chissà perché con uscieri «sbranatoli di rilegature»; dall'altro 1 due di¬ riger.-.: bibliotecari ir. difesa d'ufficio dicono che viviamo nel miglior dei mondi possibili, che una singola biblioteca non può soddisfare le esigenze di tutti, che i poveri bibliotecari si sacrificano e che dobbiamo pure dir grazie al cielo se ce il .ministero apposito». Già visto: cosi come polemiche del genere, che lasciano esattamente il tempo che trovano. Sorge anzi il dubbio che siano in qualche modo funzionali alla conservazione dell'esistente. .Ah, se il re lo sapesse!.. tuona il prof. ne, distinguendo quelle dovute alla vetustà di strutture e ambienti da quelle causate dalla^fcancanza d'una sena programmazione d'interventi. Se s: può rivolgere un cordiale invito a chi ha veramente bisogno di biblioteche che funzionino — e quindi non ai soli professori — e quello di scendere sul piano, più razionale e civile, della proposta e della indicazione di miglioramenti possibili, accompagnati magari da un più serio aggiornamento su quello che si fa e sugli organismi che già si impegnano per soddisfare le esigenze degli utenti, per studiare e proporre ai politici, spesso distratti, concreti e coordinati miglioramenti. Esiste ad esempio a Roma, per l'informazione bibliografica, l'istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, ente di Stato nato per sopperire alla frammentarietà di dati e situazioni. Cosi come esiste ed opera una Associazione italiana biblioteche, con sede in Roma, che segue con attenzione questi dibattiti e fa proposte responsabili a politici ed amministratori pubblici. Perché non unire le forze? Angela Vinay Direttore dell'Istituto Centrale per U catalogo unico delle biblioteche italiane, Roma Signor direttore, le repliche di alcuni Bibliotecari a Ernesto Galli della Loggia, mentre mettono in evidenza alcuni casi di abnegazione personale come quello del dott. Fugaldi di Trapani, sollecitano di fatto ulteriori precisazioni specie quando si dice che *le biblioteche statali cercano di servire il pubblico nel migliore dei modi.. Per scendere ad un caso concreto, accennerei ad alcune condizio¬ Galli. Stia tranquillo: il re — e i suoi ministri — lo sanno da un pezzo. E' una scelta politica quella di lasciare gl'Italiani con servizi culturali molto al di sotto d'un paese moderno. Su questo piano, dai governi di cent'anni fa all'attuale, chi è senza peccato? Ma ci sembra grave dover rilevare, nelle rimostranze del professore, l'assenza di qualsiasi riferimento a situazioni reali. Ci vorrebbe qualcosa dì più preciso, del solito «grido di dolore». Più utile sarebbe Indicare, con una certa chiarezza, le lacu¬ ni che alla Biblioteca Nazionale Centrale V.E. di Roma riescono ottimamente allo scopo opposto: scoraggiare l'utente. L'orario ufficiale di apertura è nei giorni feriali dalle ore 9 alle 18,30; ma la richiesta e la distribuzione delle opere vengono bloccate molte ore prima della chiusura; non è possibile avanzare richieste simultanee nei vari settori nei quali la biblioteta è divisa (emeroteca, riviste, libri) cosicché i tempi di attesa normali (30-45 minuti) vengono moltiplicati, se diverse sono le aree di ricerca. Il servizio fotocopie — a sua volta — stabilisce orari propri, ancora più vincolanti. Se esiste il rischio che nelle collezioni di giornali manchi qualche numero (o qualche pagina, per linciviltà degli utenti), cernie spiegare la scomparsa di intere bobine di microfilm? E perché su circa venti microlettori può accadere che solo due siano in funzione? E con quale animo accettare il consiglio che flemmaticamente e frequentemente viene dato (•torni domani-) se chi va in Biblioteca ha già percorso 500 o 700 chilometri, affrontando spese di viaggio o di soggiorno? L'impressione che si ricava da esperienze del genere, signor direttore, è che in alcune biblioteche il pubblico sia considerato un nemico da battere. Senza dire che l'aggiornamento degli schedari procede a distanza di anni-luce (dalla pubblicazione delle opere) e che il servizio di prestito inter-biblioteche risulta bloccato da un contenzioso tra Regioni, da quando è stato attuato il decentramento dei Beni culturali. Paolo Maria Sipala Ordinario di Letteratura italiana nell'Università di Catania

Persone citate: Angela Vinay, Ernesto Galli Della Loggia, Galli, Maria Sipala

Luoghi citati: Catania, Roma