Come un simbolo

Come un simbolo Come un simbolo . «Sublime Marlene» di Navaceile è proprio quello che ci si aspetta dalla biografia di una star. Le foto soprattutto: escono dalla collezione di John Kobal e sono quasi tutte fatte a Hollywood. In «Portralts 1926-1960», invece, le foto sono tutte fatte in studio. La maggior parte dei fotografi sono — o erano — specialisti di glamour (Cedi Beatoti, Don English, Hoyningen-Huene, Parkinson, Richee, Steichen e cosi via); il fascino, perciò, è l'aspetto della Dietrich che meglio sottolineano. Tutti individuano anche qualcuno dei suoi Jonlintermedi, le sue mezzatinte: ironia,' ambiguità sessuale, indifferenza, e persino Quella sua caratteristica-di.essere una sopravvissuta, che ha fatto di lei un simbolo agli occhi di chi adora le nostalgie. «Portralts» ha un'introduzione di KlausJùrgen Sembach, direttore del Zentrum far Industrielkultur di Norimberga. Con l'amore tutto tedesco per le connessioni intellettuali, Sembach collega i film di Sternberg e della Dietrich con lo 'Stile internazionale' degli Anni Trenta, «uno stile di alta precisione, razionalità, e dunque effetti sensua¬ C9 E' un passo in Eros di Giovanni Verga dove Adele, l'innamorata cugina del protagonista, Alberto, gli dona, in uno slancio, -due o tre fiorellini' di gaggia; al che il ragazzo le chiede (i due hanno qovuto una scaramuccia):^ «Conosci il significato della gaggia?» e la giovane, ignorandolo, corre dall'amica a chiederglielo: 'Vuol dire rottura*, la informa questa; al che Adele torna da Alberto: «Il cugino teneva in mano un ramoscello di vainiglia fiorita. "Vedi — le disse — lo non sono cattivo come te!" e le diede il fiore. Ella se lo mise in seno, e con grazioso e pudico ardimento, gli strappò dall'occhiello i fiori di gaggia, li buttò dalla terrazza, e fuggi». Ma cosa significasse la vainiglia, come veniva chiamato allora l'Eliotropio: ebbrezza d'amore, non è detto né in questa pagina né nel resto del romanzo: segno che lo scrittore riteneva che il suo significato simbolico fosse noto a tutti, o perlomeno a tutti coloro che leggevano questo tipo di letteratura. Evidentemente in quell'epoca (1875) il linguaggio dei fiori era parte del costume borghese; come lo era già stato prima nella Germania Biedermeier e nell'Inghilterra vittoriana. Certo ai giorni nostri il dono di un fiore non viene interpretato più da nessuno secondo un codice di significati; ce ne guarderemmo bene e soprattutto ci farebbe difetto il codice; ma oggi l'ospite col mazzo di fiori in mano, o i vasi straripanti di rose o di tuberose, nei salotti il conto dal fiorista per la quotidiana gardenia o camelia fanno ormai parte di un mondo assai lontano, appunto del primo Verga, attraverso d'Annunzio, Da Verona. Pitigrilli, Campanile fino ad arrivare a Novello, per dissolversi in nebbia (nella mia memoria) ai tempi di casa dei miei quando ero ancora bambino. Sono usciti di recente due Due libri

Persone citate: Giovanni Verga, John Kobal, Parkinson, Steichen, Sternberg

Luoghi citati: Germania, Hollywood, Inghilterra, Norimberga, Novello, Verona