Di scena Schnitzler seduttore senza certezze

Il teatro riscopre l'inquieto autore viennese Il teatro riscopre l'inquieto autore viennese Di scena Schnitzler seduttore senza certezze Illusesi nda ai alvindo pialle un ta, rira e me oa. ria alla lo me nta bime nadisto lla ongia e nsi, lla della crisi ha sfaldato e resi inoperanti. Alle garbate ed estenuanti avventure di Anatol, da cui traspare un io ormai scisso ed incrinato — insalvabile sosteneva il positivista Mach — fanno riscontro le sequenze di Girotondo (1900), un carosello di rapporti erotici, di amori epidermici ed effimeri in un'altalena che coinvolge tutte le classi sociali, travolte in un vortice esuberante e distruttivo. «La vita è cosi vuota, così futile... e poi cosi orribilmente breve!., sospira qui una giovane signora, e ceno tutto è illusione, come sostiene l'industriale Hofreiter in Terra sconosciuta. che ha distrutto la propria esistenza uccidendo per vanità ferita l'amante della moglie. Avvolta e vanificata dallo scorrere del tempo come nel barocco theatrum mundi, l'esistenza si presenta così non più come un turbinio malinconico, me come un gioco di forze irrazionali, una girandola di tradimenti e d'inganni. Tra le pagine di questo «scettico innamorato della vita», come lo definì il connazionale Musil, occhieggia però, dietro la maschera e la ludica ebbrezza dei sensi, la sagoma insistente della trazione di J. R. Wirze! attuti morte, che getta un.'òmbra di pericolo, come sul destino di Fridolin e di Alberane nell'impareggiabile novella Doppio sogno (1926), e spazza via ogni sentimento frivolo e garbato e tutto il romanticismo danubiano. L'appuntamento ideale con i personaggi di Schnitzler è forse ad un ballo in maschera, dove la realtà — come nello stesso Doppio sogno o nella Commedia della seduzione — si cela sotto il gioco inquietante della simulazione. Mentre Anatol non desidera fissare il proprio sguardo oltre la superficie ("Se sopravvive ebbrezza, un nulla travestito da felicità, non vogliamo guardare dietro la maschera...»), il suo autore privilegia, specie nella prosa, gli itinerari che discendono .nell'anima, in atmosfere di magiche pulsioni, percorsi da volti enigmatici, da parvenze che, emerse dalla vita onirica dilagano impietose nell'ordinato e filisteo mondo borghese. Per Schnitzler, scrittore psicologico di raffinata intensità, vale la battuta di un suo personaggio in Terra sconosciuta: «Noi cerchiamo, per quanto possibile, di far ordine dentro di noi, ma quest'ordine è sempre qualcosa di artificioso. Lo stato naturale... è il caos». Come il suo concittadino Freud, anch'egli scandaglia le regioni nascoste dell'io, gli spazi di quei perturbamenti mascherati e repressi in superficie. Basta confrontare la storia lucida e tagliente dell'insorgere di un delirio ossessivo nel racconto Fuga nelle tenebre, pubblicato nel 1931 poco prima della morte, con i cinque casi clinici di Freud per capire la profonda affinità fra questi due geniali interpreti del mondo mitteleuropeo. Eppure per molti anni dalla sua casa nella Berggasse il dottor Freud non mandò alcun segnale al concittadino Schnitzler, che fu certo uno dei pochissimi scrittori austriaci dell'epoca a guardare con simpatia ed interesse verso la psicanalisi, che Musil invece parodiava e l'impenitente Kraus satireggiava Ci vorrà la lettera del maggio del 1922, che Freud invia allo scrittore per il suo sessantesimo compleanno, per farli incontrare. Non maturò una grande amicizia, ma si chiarì almeno che essi forse si erano inconsapevolmente evitati: 10 scienziato scoprendo che erano troppo simili e confessando di temere i propri sosia; lo scrittore forse per paura di essere giudicato un superficiale interprete di teorìe scientifiche, anche se 11 suo scopoTestava quello • j , di sdipanaré^'clestini; lieo- struife sentimenti ed idee e non approfondire moventi o costruire modelli. Freud colpisce perfettamente nel segno riconoscendo a Schnitzler una ammirevole lucidità analitica da indagatore-del profondo. Ma lo scrittore ebreo non si ferma qui: coinvolto nella' malia sensuale e distratta d'una vita come gioco e mascheramento, Schnitzler la penetra fino alla sostanza tenebrosa e drammatica che dietro vi si cela, fino al disincanto assoluto e «scientifico». Alle sue indagini dell'io e dell'inconscio, egli accosta un'analisi corale delle forze sociali che stavano mutando il panorama austriaco, come nel dramma Professor Bernhardi (1912) o nell'ampio romanzo Verso la libertà (1908). Qui è la meditazione politica che lo coinvolge, le profonde incrinature deH'assetto'sociale. Lo preoccupano i segnali di barbarie, l'antisemitismo, che il destino, dopo le non poche amarezze a lui riservate negli ultimi anni, decise di risparmiargli: non ne vide né conobbe, per fortuna, le soluzioni più radicali, ma ne intuì, conia consueta lucidità, la potenziale fc- rOCla Litigi Forte Arthur Schnitzler