E l'Ottocento scoprì nel Medio Evo un mare di sogni

E l'Ottocento scoprì nel Medio Evo un mare di E l'Ottocento scoprì nel Medio Evo un mare di Fino a quando si parlerà male di Catilina? di leggenda di Giuda, almeno per quanto riguarda i suoi precedenti infantili e familiari, sembra ricalcare passo passo il mito di Edipo. Vi sono poi certe tematiche e motivi ricorrenti, che si ritrovano nelle fiabe celtiche come in quelle orientali: le isole Fortunate in cui non si muore mai, alle quali fanno riscontro quelle in cui non si nasce mai, o le altre isole, in cui non si imvechia mai (per arrivarci è opportuno procurarsi una nave di cristallo). Oppure il tema del tempo che si ferma: un cavaliere raggiunge un qualche luogo di delizie dove, in lieta compagnia di fanciulle di fantastica bellezza, mangiando cibi raffinatissimi in piatti d'oro, e conversando con uomini saggi, crede di trascorrere alcune ore, o due o tre giorni. E invece, quando si diparte e torna alla sua terra, scopre che sono trascorsi secoli e che non conosce più nessuno, e in breve volgere di tempo muore. Graf scriveva verso la fine dell'Ottocento e il suo linguaggio risente della forma — che a noi pare talvolta ampollosa e involuta — propria del periodo. Tuttavia, in certi casi questo diventa un pregio, pare che il Graf usi a bella posta espressioni più auliche per enfatizzare il comportamento da leggenda dei personaggi che presenta. Si veda, ad esempio, la sto¬ giornalista tore dell'azione al promotore dell'utopia. E in tutto finì per tirare la volata a Cesare, come Trockif a Stalin, il cui contrasto è 'Una replica nel nostro secolo- del dramma in cui i Catilina perdettero, e trionfarono i Cesari. Ottimo tattico, pessimo stratega. Si vede bene che il Catilina di Zullino è ben superiore o del tutto diverso dal mostro, corrotto e corruttore, bancarottiere ed empio descritto nelle Catilinarie, questo capolavoro non solo dell'oratoria ma della propaganda, della falsificazione e della reazione. Sono le prepotenze della iwcchia oligarchia, l soprusi di sesso e di classe a muoverlo. E' Cicerone che alla fine gli fornisce gli alibi morali e con la calunnia, l'illegalità, la minaccia lo costringe alla fatale rinuncia del colpo politico per la resistenza armata. Dice anche Montesquieu, qui più amaro che sferzante, ette quella cospirazione di bassi scellerati e di alti protettori aveva il difetto di essere mal concepita e digerita, difficile da intraprendere e impossibile da concludere, perché frutto della disperazione. Non poteva che concludersi tragicamente, sui campi di Pistoia nel gennaio del '62, là dove neppure l'altro suo sadico denigratore, Sallustio, potrà misconoscere l'eroismo di quel nobile debosciato. Il suo glorioso tallone d'Achille, secondo Pareto, era l'inettitudine alle astuzie politiche che portano alla ricchezza e al potere chi è più dotato in scaltrezza, non in onestà; e d'altra parte Catilina non era nemmeno di quelli che si rassegnano alla soffocazione. In questo giudizio di un autore così autorevole, a cui Zullino ha prestato evidentemente un'attenzione devota, si può riassumere il suo appassionato volume, da allineare alla folta e gloriosa schiera dei catilinari, dal fosco Crébillon all'adolescente Ibsen. PER il giovane Montesquieu (aveva ventanni), di tutti gli antichi il personaggio a cui avrebbe voluto rassomigliare era Cicerone: perché sommo fu il suo merito personale in un 'opera eroica quale quella di salvare la repubblica dall'eversione catilinaria, e perché così si edificò 'la più solida gloria'. Se il resto del giudizio può essere temperatamente sostenuto, l'ultima parte fu certo ottimistica. Nell'affrontare da ultimo un saggio biografico su Catilina, il giornalista e scrittore Pietro Zullino fa scempio del console e trova nel suo avversario una modernità che s'impone. Zullino affronta sema remore la famosa congiura in chiave e terminologia attuali. I confronti sono con Lenin e Mussolini, il vocabolario va da brigatista a golpista, da clandestino a extra-parlamentare. «Cicerone capi d'aver urgente bisogno, anche lui, d'un supertestimone, d'un catilinario "pentito" che gli consentisse di prendere l'iniziativa e far deflagrare In anticipo la bomba del colpo di Stato. Ciò gli avrebbe oltretutto permesso di circolare con una scorta armata. Nel volgere di pochi giorni, la polizia segreta gli porto la prova che cercava: una demi-mondaine di nome Fulvia...»: è uno dei tanti esempi possibili di questo tessuto brillante, che di primo acchito può insospettire, clic comporta certo qualche forzatura, ma che nel complesso tiene sia come veicolo di lettura sia come analisi e restituzione di un •personaggio ben vivo», che può rientrare «nelle nostre inquietudini e nel nostro linguaggio». Catilina fu il tecnico della ribellione, il cervello di una congiura, il quale aveva capito come gli Stati non si mutano con le riforme al modo dei Gracchi, ma devono essere sovvertiti radicalmente dall'interno. Per questo mirò al colpo di Stato, puntando sugli emarginati, gli schiavi, le donne. La sua volle essere un'eversione politica e un'insurrezione socialista, con un rivolgimento antropologico. Puntò molto in alto. Il grande tattico si accopplava in lui al visionario, il programma¬ II!ustr.i/ioik di Duri-r soavissimi frutti di quell'albero che fu fatale ad Adamo e ad Eva. Fortunatainentei'in questa occasione l'Altissimo chiude un occhio. Molto più difficile sarà per II Cavaliere Owen penetrare e soprattutto uscire vivo dal Purgatorio che si taggiungc attraverso la discesa nel Pozzo di San Paìrizio.in Manda (anche oggi è poco agevole arrlvarci poiché si trova in zona di guerriglia, ai confini dell'Eire). Ancora legato all'Irlanda, e soprattutto ai miti celtici riversati a iosa sul cristianesimo dopo .la conversione degli irlan' desi alla nuova religione, è il famoso viaggio di San Btendano, che è stato defi¬ ria del tre monaci che raggiunsero Il Paradiso terrestre. «Sulle rive del Oihon è un monastero abitato da uomini di santa vita-. Tre monaci che si lavano nel fiume .veggono un giorno un ramo meraviglioso, d'oro e d'arlento. che viene giù portato dalla corrente-. Mentre lo contemplano, .sentori nascersi in cuore un desiderio smodato d'andarne sin là. all'incantato paese d'onde quel ramo è venuto.. / tre monaci riescono infatti a raggiungere il Paradiso terrestre e ottengono il permesso d'entrarvi. E qui, come se nulla fosse, e andando a rischio di farci incorrere una seconda volta nell'ira dell'Eterno, mangiano i Carlo Carena Pietro Zullino: «Catilina, l'inventore del colpo di Stato», Rizzoli, 190 pagine, 14.000 lire. Con qualche eccezione. Non si può accusare di mancanza di senso critico il, contributo del cardinale di Milano, che è, bpme si sa. un bibHsta. un «intellettu'ale»; e non esita a svolgere 'il suo discorso partendo dalla spiacevole ammissione che il quinto comandamento di per sé non proibisce, come oggi si pensa o si vorrebbe pensare, ogni uccisione, ma «sofo alcune forme, quelle ritenute allora come socialmente dannose ed in tal senso 'illegali"' (non, dunque, la pena capitale, o l'uccisione del nemico in guerra). Sia nelle pagine del cardinale Martini sia in quelle del cardinale Ursi. che toccano 1 temi più drammaticamente legati alla nostra realtà sociale, il «non uccidere» e 11 «non rubare» vengono portati al di là della formulazione «in negativo», e al di là anche della tradizionale prospettiva cattolica di una morale individuale, per aprirsi — ma è qualcosa di ormai universalmente acquisito — al dovere di impegnarsi •in positivo» per la vita per costruire 11 bene della società. Per il bambino che deve ancora nascere, per il vecchio che muore in ospedale; ma anche per chi cerca una casa, e ha il diritto di sapere che chi ha due case e ne tiene sfitta una viola 11 settimo comandamento. Un catechismo CON copertina convenientemente rossa, un libro curato da due gtornalUti caUqli-^ ci, Michele Cerniamo ev9tmA Ve»So,' raccoglie le spiegazioni che dieci cardinali danno del dieci-comandamenti biblici. Per ogni comandamento, un cardinale: sette italiani, due latfno-afherfcani e un africano, non tutti notissimi. Non sembra casuale che il quinto comandamento — «non uccidere» — sia stato affidato al cardinale Martini, al quale recentemente terroristi più o meno pentiti hanno chiesto di essere loro interlocutore; né che 11 settimo — .non rubare» — sia stato affidato al cardinale Ursi,- l'arcivescovo di Napoli, una delle città dove i guasti del malcostume e della corruzione si sono rivelati più distruttivi. Casuali sembrano invece-«li altri accostamenti: ma d'altra parte che ragione pot rebbe esserci per affidare a-un cardinale piuttosto che a un altro 11 «non desiderane la moglie del tuo prossimo?». Direi che. il volume, malgrado.-le inevitabili disuguaglianze, ha la sua utilità. Non si tratta di commenti, ma appunto, come dice il titolo, di spiegazioni: esposizioni piane, elementari, chiare del contenuti del Decalogo. Possono parere .superflue solo a chi non misura quanto la catechesi sia oggi priva d'incidenza, o addirittura assente. La maggior parte di coloro che si d«.:mirano cattolici e anche di coloro che frequentano la messa domenicale troverebbero perVa!iòmó,id*o'g^l '!•-','■ .-7 :v2bJ3nol«ri3v 9

Luoghi citati: Eire, Irlanda, Milano, Napoli, Pistoia