Un po' di spazio pulito per bimbi senza sorriso di Daniela Daniele

Un po' di spazio pulito per bimbi senza sorriso Un po' di spazio pulito per bimbi senza sorriso Il primario chiede di si parla di tempi lung Bisognerebbe avere la volontà e il coraggio di trascorrere una giornata nel reparto del professor Enrico Madon, al Regina Margherita. Vivere, anche soltanto per qualche ora.-a contatto con i medici, gli infermieri, i genitori e i piccoli ricoverati. Guardare in quegli occhi di ba_njbjni che hanno perso la voglia di giocare e di ridere. ctle'li'aVffiò un'incredibile percezione della grave malattia che li ha colpiti. E poi spiare — perché nessuno può intromettersi fra i genitori e la loro creatura in quei momenti — i volti dei protagonisti nella fase finale. Forse, allora, verrebbe la necessità di urlare a chi di dovere che certi ritardi -per le necessarie ristrutturazioni ospedaliere- appaiono non soltanto vergognosi, ma colpevoli. Ad interessarsi del reparto di Oncologia, al quinto piano dell'ospedale Infantile, sono in prima fila i genitori del ricoverati, di quelli che, purtroppo, ricoverati non sono più e di quelli che stanno vivendo nella speranza. Questi genitori si sono riuniti nell'Ugi. un'associazione che da un 1»' di anni tenta di migliora¬ i e civili, nell'84 i allargare il reparlo - L'Usi è d'accordo, ma ghi - 1 genitori sollecitano interventi politici re il rapporto tra le famiglie e il quotidiano di chi ha un bambino malato di tumore,. -Negli ultimi tempi — dice Silvana Bertola che, dell'Ugl, e segretaria — il reparlo è superaffollato. Qui c'è di tutto: il piccolo che ancora sta passando attraverso il momento della diagnosi. Quello che segue la terapia, quello clic è ricaduto e quella <SHe, purtroppo, si trova: nella fase terminale. Lo spazio è poco. Per una specializzazione come questa non bastano i salti mortali dei medici e degli infermieri, ci vogliono le strutture. Ma finora abpiamo avuto soltanto promesse». L'appello e rivolto ai politici, a quei politici che, in questo momenio. stanno pensando con particolare intensità alle elezioni. .Farebbero bene — continua Silvana Bertola — a dare segìii concreti per non essere tacciati di incuria. E' duro parlare di bambini malati di cancro, ma finché useremo il sistema del "girarsi dall'altra parte per non vedere" non . cambierà mai nulla-. Il reparto ha bisogno di allargarsi. Il piano socio-sanitario della Regione deve prendere il via in questo sen¬ Assegnata la ve so, ma occorre che qualcuno rinunci a qualcosa. -Ho bisogno — dice il professor Madon — di due o tre camere a bassa carica batterica dove mettere i bambini sottoposti a trapianto autologo (parte del midollo osseo viene prelevato al paziente prima della j^eipjqterapia, conservato a pai'ijlss'lm.e temperature e quindi rlimmeso per sostituire il midollo distrutto dai potenti farmaci contro i tumori ndr). E mi servono altre camere per quei boni bini che sono senza difese immunitarie. .Il Comitato Ghirotti ha stanziato 40 milioni per queste camere. L'Usi 1-23 si dichiara disponibile a fare i lavori, la professoressa Sandrucci è disposta a cedermi un piano. E allora mi chiedo: die cosa si aspetta ancora?» Ed è quanto, soprattutto, si chiedono le famiglie, costrette molte volte ad emigrare, a portare il loro piccolo malato in un'altra città se non in un altro Stato, sopportando, oltre all'angoscia tremenda di una lotta disperata per la vita, anche il disagio di viaggi e sistemazioni lontane dal conforto della propria casa. Daniela Daniele ntesima «A112»

Persone citate: Enrico Madon, Ghirotti, Madon, Sandrucci, Silvana Bertola