Dopo sei assalti Casarotto viola la dura parete Est delle Jorasses

Dopo sei assalti Casarotto viola la dura parete Est delle Jorasses Dopo sei assalti Casarotto viola la dura parete Est delle Jorasses Una scalata di 750presenta difficoltdopo quarantatre COURMAYEUR — fieno to Casarotto, vicentino, alpinista forte ed esperto, ha portato a termine una nuova grande impresa. Al sesto tentativo ha vinto in prima invernale solitaria la parete est delle Grandes Jorasses, una delle pareti più selvagge delle Alpi. Gervasutti e Gagliardone la salirono per primi nell'estate del 1942 dopo una serie impressionante di tentativi falliti. Da allora è stata ripetuta pochissime volte. Presenta difficoltà di roccia superiori a quelle della più famosa e frequentata parete nord. Gervasutti e Gagliardone impiegarono sedici ore di arrampicata, con l'utilizzo di 30 chiodi. La Est delle Jorasses è una salita che richiede condizioni fisiche c tecnica alpinistica perfetta, ma anche una determinazione che pochi riescono ssità dei politici 0 metri, più ardua ancora della famosa parete Nord, che tà di quinto e sesto grado - II nuovo tentativo giunto anni dalla vittoriosa ascesa di Gervasutti e Gagliardone ad inventarsi. Si tratta di una parete di granito alta 750 metri solcata fra l'intaglio a « V» e la cresta di Tronchey, da una grande «Y» costituito da una cengia nevosa con sottostante canalone di accesso. Le difficoltà alpinistiche sono di quinto e sesto grado. La via presenta scarsissimi appigli e rare fessure ed è formata da una serie di 'placche» e diedri levigati come il vetro. Il punto chiave della via i un diedro, prima verticale e poi strapiombante, di 40 metri; superato il quale occorre traversare verso destra fino a raggiungere una *rientrama« della roccia sotto la cosiddetta 'torre». Jn linea obliqua sale una piccola fessura che si conclude su uno strapiombo, durissimo, da superare in artificiale. Il tratto finale della via è formato da un muro di La cerimonia in Val 40 metri che strapiomba con uno sbalzo di quasi un metro. Obliquando a destra e verso l'alto s'incontrano difficili placche inclinate che vanno superate risalendo verso sinistra per qualche metro, fino a raggiungere una fessura oltre la zona ghiacciata. Fra gennaio ed inizio di febbraio, Casarotto aveva compiuto cinque tentativi. Ogni volta era partito da La Vachey a 1700 metri in fondo alla Val Ferret per raggiungere a piedi i 3484 metri dell'attacco, al Col des Hirondelles. Giorni e giorni di marce faticosissime ostacolato dalla neve alta con oltre 40 chili di materiale sulle spalle. Al secondo e terzo tentativo nel periodo del freddo polare anche in pianura, incontra temperature polari (SO gradi sotto zero). Il gas solidifica nelle Varaita nel Cuneese bombolette. Il vento fortissimo gli porta via sacco da bivacco, tendina e gli strappa di dosso pezzi di giacca a vento. Sabato 9 marzo riparte per la sesta volta: «Sentivo che era quella buona, anche se le condizioni meteorologiche non erano delle più favorevoli. Certe cose si sentono, non so spiegare il perché. Ho trovato la via molto difficile, la parte iniziale è pericolosa, un canale molto lungo di quinto grado spazzato da scariche. Una serie impressionante di diedri e fessure in cui è facile perdersi. Ho seguito alla lettera la relazione di Gervasutti e volevo ripetere fedelmente la sua via. Ho trovato soltanto sette chiodi in parete, forse altri erano sepolti dalla neve e ci tengo a dire che Gervasutti e Gagliardone erano veramente alpinisti eccezionali. Vincere quella parete con corde di canapa e col materiale approssimativo dell'epoca, ha dell'incredibile. Sono uscito in vetta verso mezzogiorno di venerdì dopo sette giorni.. «Salire sei volte all'attacco con la montagna in quelle condizioni mi fa venire in mente il capitano Acab e la sua lotta con la Balena Bianca. Credetemi, non era paranoia e neanche mi considero un collezionista. Volevo salire quella parete e mi ero preparato bene. Sapevo anche quello che dovevo pagare. Certo con l'elicottero potevo evitare quelle penose marce di avvicinamento, ma lo le salite le faccio cosi, senza appoggio d'elicotteri, senza corde fisse e materiali piazzati in precedenza e senza aiuti esterni, soltanto Ooretta, mia moglie, mi segue fin dove può e poi si tiene in continuo contatto radio». Garetta Casarotto, minuta, bionda, è anche lei una notevole alpinista. «Prima di conoscere Renato, le montagne non le avevo mal viste — roccoli fa —. Lui non'érti sntiofa' famoso, però ogni tanto mi telefonava dicendomi che andava a scalare. Cosi dopo sposati cominciai a seguirlo, ma se fosse stato un appassionato di vela per me non faceva differenza». Sommando i vari tentativi, Goretta Casarotto è stata quasi un mese da sola in fondo alla valle: «Sola con la radio attraverso la quale parlavo con Renato. Questa volta è andata bene, non ero in tenda perlomeno. Certo a volte mi piacerebbe avere un marito che arriva a casa la sera e si infila le pantofole. Ma solo a volte. Non riuscirei comunque ad aspettare Renato in un albergo con intorno della gente che mi incoraggia o mi commisera. Devo stare 11 più possibile vicino a lui altrimenti mi sembra di tradirlo. Se piango preferisco non avere testimoni*.

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