«Chi dedica la sua vita a Dio non deve sentirsi naufrago»

«Chi dedica la sua vita a Dio non deve sentirsi naufrago» «Chi dedica la sua vita a Dio non deve sentirsi naufrago» TORINO — Una vecchia Idea la (a coincidere con la mancanza di una sposo «Può darai che In certi casi sia anche coi). Ma dopo trentaquattro anni trascorei nelle parrocchie, nel gruppi, nelle associazioni, mi sembra di poter dire che al normale • umano bisogno di amicizia danno un forte sostegno I laminari e le comunità che capiscono II nostro bisogno di eetere sostenuti, compresi, appoggiati'. Dove comincia la solitudine del prete? «Quando — risponde Franco Peradotto, vicario generale di Torino — la gente ohe ci età accanto ci Itola, ci considera autosufllclentl. O quando slamo noi a chiuderci a riccio per non essere sorpresi nella nostra autenticità, nel nostri limiti, nel nostro ammettere di avere bisogno degli altri. 0 quando slamo di fronte a tanti problemi altrui, a mille richieste, alcuna davvero Impossibili. Stressati come un professionista da cui al può esigere un po' di tutto». CI sono anche Isolamenti provocali, gabbie che serebbe possibile aprire? «SI. c'è anche II prete che non ha II coraggio di uscire dalla tua parrocchia per un convegno, per un Incontro di aggiornamento; anche per un giorno alla settimana di ri¬ poso, per un po' di ferie o vacanze. Teme: "Diranno che non ci sono mal In casa". Questa è una situazione esasperante perché è la gente slessa a provocarla, Impietosamente. Salvo poi a dichiararsi amareggiala se II prete diventa Incapace del dialogo. Allora qualsiasi maniera può costituire un'uscita di sicurezza. Ahimè. E se II prete si porre In contraddizione con ciò che s'è Impegnato a vivere, la colpa sarà sempre e soltanto sua». Ha un senso, oggi, la solitudine del prete, è Indispensabile? «Chi ha scelto, responsabilmente, Il celibato e continua a vivere, liberamente, ogni giorno questa condizione dandole II significato di "scelta" per essere soltanto al servizio del Signore e per maggior disponibilità verso la gente, ha saputo Un dall'inizio della sua avventura che molte volte sarebbe rimasto aolo tra gente che non lo capisce, che non gli chiede di essere alutata In ciò per cui uno s'è latto prete, che lo trascura». Come si esce dall'«lsola«? «Conservando o riscoprendo la gioia delle amicizie salde, umanamente valide. E poi poiché II prete è un credente, proponendo a se stesso le cento ragioni di vivere, anzitutto quelle di lede, che sug¬ gerisce alle numerose persone che lo circondano e che vivono pure II dramma della solitudine, nella malattia, nell'abbandono coniugale e laminare, negli spostamenti per studio, professione, lavoro, nell'Incomprensione». Cosa si fa per evitare che chi ha dedicato la sua vita a Dio si senta poi un naufrago? «Le Iniziative dal centro diocesi verso I preti soli e Isolati In posti pastorali non mancano: proposte di convivenze sacerdotali, punti di riferimento per l'andata o II ritorno dal ministero pastorale svolto altrove, gruppi sacerdotali per riflettere Insieme, pregare, scambiare amicizia e aoategno. Poi visite più frequenti del vescovo e del collaboratori, (ormali Invili al laici, alle famiglie, alle comunità perché non perdano mal di vista I loro preti». Insomma, Il problema è complesso, ricchissimo di variabili Indipendenti, che a volte aluggono a ogni controllo, e può anche non diventare dramma. «Molli gruppi familiari si pongono II problema di Inserire In pieno, tra loro, Il prete. Anche la tradizionale canonica, oggi, è e può essere più viva, più animata, più condivisa. Solo che lo si.voglia». Gian Mario Ricciardi

Persone citate: Franco Peradotto, Gian Mario Ricciardi

Luoghi citati: Torino