Così Giolitti tese l'orecchio contro scioperi e tradimenti

Così Giolitti tese l'orecchio cóntro scioperi e tradimen ti Così Giolitti tese l'orecchio cóntro scioperi e tradimen ti • Sci tu, cara?*. •Si...: • Guarda che domani sarà approvato un provvedimento catenaccio die avrà enormi ripercussioni in Borsa. Questi titoli guadagneranno un sacco; questi altri crolleranno. Capito?*. •Certamente*. •Bene, tu allora domani compra subito l primi e vendi gli altri. Anzi! Avverti tuo padre, i miei familiari, l tuoi parenti di fare altrettanto». «Si, certo. Oh, come sono contenta!*. Questa la conversazione telefonica, non proprio disinteressata, fra una gentildonna genovese e suo marito: ministro nel governo Oiolitti (1903) e relatore, un certo giorno, su un importante disegno di legge, destinato a mettere a rumore la Borsa (e a fargli guadagnare un bel po' di soldi). Uno studente universitario romano, che quadrava il pranzo con la cena come telefonista notturno, mentre faceva i soliti controlli tecnici per assicurarsi che le conversazioni fra gli utenti filassero lisce In quella stagione pionieristica di comunicazioni via cavo, s'inserì casualmente tra 1 due e l'indomani raggelò Il presidente Oiolitti portandogli il resoconto di quella pappardella coniu gai-finanziaria. Risultato? Dal «Cittadino Il Presidente capi di botto che bisognava sorvegliare 1 telefoni. Non era neppure difficilissimo. A quel tempo tutte le conversazioni erano mediate dagli operatori del servizio telefonico, 1 quali, perciò, sapevano bene chi chiamava e chi rispondeva. Bastava aggiungere una derivazione permanente in cuffia per l'operatore e il gioco era fatto. Cosi Oiolitti seppe per tempo quali scioperi si minacciassero, quali tra 1 suoi deputati «fedelissimi» si stessero vendendo al miglior offerente, quali giornalisti mettevano all'asta la loro penna e a che prezzo. Cosi artigianale, lo spionaggio telefonico ministeriale era solo un pas so avanti rispetto a quello esercitato sulle comunicazioni telegrafiche. Da decenni ogni funzionario postale, non appena trasmesso un messaggio «sospetto», s'affrettava a passarne copia al più vicino ufficio di polizia che la girava puntualmente a Roma. I fondi «affari generali e riservati» della Divisione Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno all'Archivio Centrale dello Stato ne conservano decine di metri cubi, ben allineati, anno per anno, provincia per provincia, con den¬ al di sopra di ogn tro tutti i brogli, le pastette, gl'intrighi di un'Italia che nacque cosi e cosi crebbe. Crispi — uno specialista in fatto di spionaggio a danno terzi — un bel giorno espulse dall'Italia 1 corrispondenti di tre giornali stranieri, che mandavano alle loro redazioni telegrammi tendenziosi per far crollare il valore della lira, senza sapere che i loro messaggi finivano nelle mani del presidente del Consiglio prlm'ancora che al direttori del loro giornali a Parigi, Bruxelles, Francoforte. Controlla me che ti controllo lo, fini però che anche le più private fra le carte di casa Crispi — le confidenzialissime lettere di Donna Lina, moglie del presidente — finissero, col «plico Oiolitti» (11 dicembre 1895), dinanzi agli occhi di una commissione parlamentare, che non le pubblicò (v'era ancora un po' di dignità, allóra), ma ne recitò ghiotti stralci alle malelingue di passaggio. Lo spionaggio telefonico — aggiornamento dell'antica tecnica dell'origliare alle porte (o tramite nanerottoli mascherati da piante esotiche, come facevano 1 Gonzaga a Mantova) — non fu però solo un'arma repressiva, un eccipiente nella solita medicina i sospetto» all'inq pel controllo sull'ordine pubblico. Durante la prima guerra mondiale, guidati dal coraggloslo capitano Piazza, alcuni eroici genieri strisciavano nottetempo sin presso al fili telefonici nemici e vi conficcavano a pochi palmi di distanza una lamella di metallo speciale che, anche grazie all'umidità del terreno, captava 1 segnali nemici e ci consentiva di tradurre in italiano gli ordini del comandi austroungarlco-germanlcl. Da quell'artigianale «microspia* da trincea dipese la vita d'un sacco di fanti e d'alpini. Bene aveva fatto dunque Giolitti a specializzare un certo numero d'orecchi ad auscultare tutti i possibili nemici? Arduo rispondere. Diclamo comunque che mentre l'eroico Piazza captava le conversazioni dei «crucchi», sul Paese scese un plumbeo coperchio di censura-postale e d'intercettazione telefonica globale, dalla quale furono escluse solo le loro Maestà e gli alti Comandi militari (che però si controllavano l'uno con l'altro e da se stessi) e sotto il quale furono compresi senatori, deputati e persino ministri scomodi come Leonida Bissolati Era cominciata la gara del boomerang. Aldo A. Mola uietante profezia

Persone citate: Aldo A., Crispi, Giolitti, Gonzaga, Leonida Bissolati, Piazza

Luoghi citati: Bruxelles, Francoforte, Italia, Mantova, Parigi, Roma