Il pittore di Petrarca di Enrico Castelnuovo

Il pittore di Petrarca NUOVE DISPUTE SU SIMONE MARTINI Il pittore di Petrarca SIENA — Un convegno internazionale di studi su Simone Martini si è aperto ieri a Palazzo Pubblico e a Palazzo Patrizi. La relazione Introduttiva e stata tenuta da Enrico Castelnuovo. «Vii iilimine quella di Simone grandissima ventura, vivere al h Dipo di Maser Francesco Petrarca, i abballini a trinare in Avignone alla eorle questo amorosissimo poita, desideroso di avere la immagine di Madonna I.tura di mano di maestro Simoni : perciouhc avutala, bella eomc ih uditalo atea, fece di lui memoria in due semiti... li invero questi solitili i l'averne fallo menzioni in una dille sue Iti lire famigliari... hanno dato più fama alla povera fila di Maestro Simone che non bau fatto né faranno mai tulle le opere sue». Troviamo questo passaggio all'inizio della vita clic Giorgio Vasaii dedica a Simone Martini c a Lippo Mcmmi. Nell'immagine gerarchizzata del Vasari spetta al poeta, al glande intellettuale, il potere di legittimare l'opera del pittore a lui socialmente inferiore. Non sono però affatto sicuro che gli elogi tributatigli ripetutamente dal poeta siano stati per il pittore un fatto del tutto positivo. Nei secoli la luce di Petrarca e di Laura illumina Simone esaltandone il nome c la gloria, ma confondendone in realtà la fisionomia. Potrà accadete per esempio che nel Cinquecento Giovan Battista Gclli alla ricerca dell'effigie di Madonna Laura creda di riconoscerla in un affresco della Sala capitolare di Santa Maria Novella a Firenze (il cosiddetto «cappellone degli Spagnoli») e l'errore del Gclli, ripreso da Vasari, fu causa del fatto clic a Simone venissero attribuite queste ingombranti pitture. Il mito di Laura (e l'autorità del Vasari) fecero dunque sì che per secoli fosse considerato il capolavoro di Simone un ciclo del fiorentino Andrea Bonaiuti dipinto molto dopo la sua morte, e a lui tanto'in? fa/plC. Vienna,dftnjartfjarjà se- non sia stato-proprio-quo sto «parrainage» letterario, quella specie di «laurea pittorica» che Petrarca gli aveva conferito, quel suo aprirgli le porte del paradiso («ma certo il mio Simon fu in Paradiso») ad aver distolto da Simone l'attenzione di I-orcnzo Ghibcrti clic a metà del Quattrocento ne parla con apprezzamento, ma COn un certo distacco: «Mitcstro Simone fu nobilissimo pittori i molto famoso. Tengono i ' pittori sanai fosse el migliore, a nu panie molto migliore Ambrogio Loremetli e altrimenti dolio the nasun altro». * * Nei secoli la fama di Simone non è mai venuta' meno, ma il rapporto con le sue opere non e mai stato facile. Colui clic, accanto a Giotto, fu il massimo pittore del Trecento in Europa, è sempre stato avvertito come un artista elusivo, li l'attuale caso del Guidoriccio è quantomeno rivelatore di un certo disagio. Ogni epoca ha di un artista un'immagine diversa, legata a una certa situazione storica e culturale, a un determinato modo di guardare le sue opere, a un certo modo di riceverle. Ci possono essere periodi in cui una certa immagine si prolunga e non subisce gran cambiamenti, altri invece in cui un'immagine canonica viene scardinata c un'altra ne prende il posto: questi momenti di crisi sono particolarmente rivelatori. Furono questi per esempio gi anni tra la fine del Settecento e la metà dell'Ottocento. In quel momento l'immagine che di Simone aveva lasciato il Vasari subisce i colpi più duri, si disgrega per la \ o sciar posto a un'altra che piende lentamente forma. 1 grandi rivolgimenti della fine del Settecento — secolarizzazioni dei beni ecclesiastici, rivoluzioni, guerre e spoliazioni — rimescolano le carte, alcune opere vengono distrutte altre appaiono improvvisamente da inaccessibili cappelle e dopo un tuffo sul mercato trovano rifugio in collezioni e musei. William Roscoc, «uno dei pochi uomini in Inghilterra cui le antiche pitture lìti Tre i dtl Quattrocento non fossero indifferenti», acquista nel 1801 un Ritorno di Gesù dalla disputa nel tempio, stupefacente Simone del periodo avignoncse firmato e datato 1342. Questa tavola, oggi a Livcrpool, doveva esser stata nascosta per secoli agli occhi del pubblico, nessuno ne aveva mai parlato; pochi anni prima, nel 1799, Pietro Leopoldo. Granduca di Toscana, fa entrare agli Uffizi l'Annunciazione che, dipinta nel 1335 per la Cattedrale di Siena, era finita nella chiesetta di Sant'Ansano. L'abate Lanzi e il padre Della Valle descrivono ed esaltano nella Biblioteca Ambrosiana il frontispizio del Virgilio dipinto da Simone per.Petrarca. Lo stesso Della Valle esalta raffresco del Gui- 'Giorgione e atrcS' /orilo seducente di Tiziano», Sebastiano Ranghiasci, un valentissimo conoscitore umbro, attribuisce a Simone gli affreschi della cappella di San Martino ad Assisi che Vasari credeva di Puccio Capanna. Intanto Luigi De Angelis legge la firma di Simone sotto la Maatà di Palazzo pubblico e la crociata" dei filologi romantici tedeschi guidata dal Rumohr permette di scoprire date c opere e proietta in Simone il proprio ideale eroico del cavaliere cristiano. Così Ernst Forster ricompone avventurosamente il polittico di Santa Caterina a Pisa radunandone i diversi frammenti e con lui altri dotti boreali mettono in luce come opera di Simone la gran pala con San Luigi di Tolosa che incotona Roberto d'Angiò sepolta nell'oscurità di una cappella di San Lorenzo Maggiore a Napoli. Opere che il Vasari considerava di Simone vengono espunte dal suo catalogo, altre vi vengono integrate. Verso il 1850 Simone ha assunto il volto che noi oggi conosciamo. Noi oia siamo confrontati con le stesse opere, e con quelle che nel frattempo si sono aggiunte al catalogo, ma forse vi cerchiamo qualcosa d'altro. Gli storici dell'arte si sono impegnati a ricostruire una cronologia logica e plausi bile (l'elusività di Simone si rivela anche nella difficoltà di dare alla sua opera un fermo assetto cronologico) e in gene re non si limitano all'attribuzione di singoli e frammentari dipinti, ma cercano di ricostruire gli antichi polittici smembrati il che significa un'attenzione sostenuta per caratteri di questi Gesamltui/ siwcrke, di queste opere d'arte totali ove si integrano pittura e disegno architettonico e un interesse per il significato dei loro programmi iconografici. Ci si interessa ai commit tenti di Simone e al legame moderno clic si stabilisce tra l'artista e i suoi palrons — primo fra tutti Petrarca —, ci si chiede quali ragioni l'abbiano spinto alla corte avignoncse, come qui sia stata ricevuta la sua pittura elegante, musicale, cortese e quali conseguenze essa abbia avuto sul nascere del nuovo stile.gotico internazionale. O ancora come abbia organizzato le sue botteghe, attivissime dovunque lavorasse e capaci di seguirne e svilupparne i modi anche in assenza del maestro, anche dopo la sua morte. Si cerca di piccisarc l'occupazione di spazi geografici a Orvieto, Pisa, Siena, Avignone, da parte di Simone e dei suoi, si abbozza una mappa dei tenitori martiniani, ci si interroga sui suoi rapporti con la scultura contemporanea e con altre tecniche. Ma naturalmente Guidoriccio incalza: vero falso, Simone non Simone? So' bene clic quanto ne potrò dire non sarà privo di condizionamenti, di preconcetti. Ricotdo nella mia stanza quando ero bambino una riproduzione dell'affresco incriminato c mi rendo conto d'altra parte — i sociologi insegnano — che una data posizione all'intèrno di un campo contribuisce a innescare certe prese di posizione, certi comportamenti, certi meccanismi di difesa o di solidarietà. Qualsiasi cosa si dica non saranno mai, e non potranno essere, parole innocenti. La storia dell'arte ha conosciuto molte faide, più di un secolo fa lo Ilolbcin-Strcit, la discussione sulla autenticità della celeberrima Madonna di Holbein a Dresda (poi risultata una copia tarda) rispetto all'esemplare di Darmstadt suscitò passioni quasi altrettanto violente che l'affaire Drcyfus. Credo che occorra sdrammatizzare il problema ed evitare gli arroccamenti e trovo molto inquietante l'atmosfera «alla Modigliani» clic talora mi sembra si voglia suscitare. Personalmente mi sembrano solide le argomentazioni avanzate (in Prospettiva 28, 1982) da Max Scidcl e Luciano Bcllosi che confermano la paternità di Guidoriccio a Simone, ed inviterei a rimeditar le, penso però che la migliore soluzione potrebbe essere ora un'indagine pluridisciplinarc cui partecipino storici dell'arte, storici, archeologi medievali, restauratori, paleografi, filo- Anche se proverbialmenrc si afìerma: «lìow lo kilt an idea: appoint a commillee», non immagino difficoltà a raggiungere se non certezze, almeno plausibili probabilità. E non credo che l'attuale incontrollata proliferazione di ipotesi possa durare più a lungo. Triste destino sarebbe se la «poterà vita di maestro Simone» dovesse essere illuminata solo da questi fuochi e dovesse da essi ricevere più fama «di quanto non abbiati fatto t non faranno mai le opere sue». Enrico Castelnuovo Simone Martini: «Santa Martire» (Ottawa, National Gallcry of Canada, panie.)