Il disertore

Il disertore Il disertore Un uomo allampanato, con gli occhi ciliari, .stralunati, j mi riassunte con la sua storia buona parte della vicenda indocinese. E' stato addestrato negli Anni Sessanta in Vietnam dai comunisti di Hanoi affinché come cambogiano alimentasse la lotta armata comunista nel suo Paese. A" Slato guerrigliero con i Khmer rossi, vincitori dieci anni or sono e subito dopo massacratori del popolo cambogiano. Ha disertato — dice lui — perché disgustato dall'eccidio compiuto dai suoi compagni (1-2 rullio- ni di vittime: un bilancio inevitabilmente approssimativo). Si è unito poi ai vietnamiti, presto diventati nemici dei Khmer rossi alleati dei cinesi, quando essi hanno invaso nel J979 la Cambogia Ma alla fine si è dissociato anche dai vietnamiti appena questiWsono.tras/ormati da occasionali liberatori in occupanti permanenti della sua patria. Scandisce «ma patrie.. e ancora «my country... residui linguistici del dramma indocinese che è stato anche francese e poi americano, prima di diventare soltanto asiatico. Il racconto é complicato, come la storia recente di questa regione. E' contorto, probabilmente ambiguo. Incontrollabile come tante altre testimonianze nei campi profughi. Ormai da giorni visito queste cittadelle che rigurgitano di profughi ai margini della penisola indocinese. 1 racconti che raccolgo sono frastornali, sono costellati di nomi che spesso non riesco a collocare geograficamente. Villaggi, località a volte create e cancellate dalla guerra. Green Hill, ad esempio, la collina verde, dove i guerriglieri nazionalisti, antivietnamiti, sono stati sopraffatti nei giorni scorsi dall'esercito di Hanoi. Green Hill ha avuto una sua celebrità per alcune settimane. Ora è una collina arata dalle bombe di cui non si parlerà più. Ogni tanto affiora il nome di Takeo. E non mi lascia indi/ferente, quando ricorre nelle conversazioni. Quel nome lo conosco e lo ricordo. Dirò poi perché. Da novembre, inizio della stagione secca che sta per finire. 250 mila civili cambogiani hanno passato il confine e sono arrivati in Thailandia, dove nel migliore dei casi sono considerati -immigrati illegali., e nel peggiore, come qui a lìang Poo. non hanno alcun dato giuridico. Vale a dire che possono soltanto ritornare in Cambogia, l.a Thailandia non li vuole, non li riconosce, li lascia in una posizione di stallo, sul confine. E il rimpatrio comporta dei riselli. E' l'offensiva dell'esercito vietnamita contro i guerriglieri che Ita spinto i profughi in questa pianura. Percorrere adesso il cammino a ritroso non é rassicurante. Non C sempre possibile, perché 1 guerriglieri sfuggiti agli attacchi vietnamiti spesso lo impediscono: sono confusi tra i profughi c non l'ogliono perdere quella che per loro è una insostituibile riserva umana, in cui possono nascondersi e da cui possono ricavare combattenti. Essere rifugiati, qui a Bang Poo, significa essere prigionieri dì tutti e cittadini del nulla. L'alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Vnhcr) può assistere i 2S mila uomini e donne del vicino campo di Khao I lìang. ma non i 55 mila di Bang Poo, e neppure gli abi¬ tanti degli altri campi sulla frontiera. L'assistenza equivarrebbe per questi ultimi a un riconoscimento al quale non hanno diritto. Il governo thailandese non lo consente. Quelli di Bang Poo e quelli dispersi sul confine non sono rifugiati. Sono degli -spostati- e in quanto tali possono essere sfamati unicamente dall'Unbro, altra organizzazione delle Nazioni Unite creata per soccorrere, su una qualsiasi frontiera del mondo, coloro che non hanno diritto o non hanno ancora uno Stato giuridico. Ho imparato in questo viaggio clic non è facile, è quasi un privilegio, usufruire del desolante titolo di rifugiato. Quando si afferma che ce ne sono 12 milioni nel mondo, forse 14. si è ottimisti. Molti di quegli esseri umani (3 milioni soltanto sulle soglie dell'Afghanistan e circa mezzo milione su quelle dell'Indocina) sono sotto-rifugiati o candidati al titolo di profughi. Gli 'immigrati illegali: di Khao I Dang hanno un titolo, una identità internazionale, e possono sperare di emigrare legalmente negli Stati Uniti, in Francia, in Canada, in Australia, i Paesi tradizionalmente più accoglienti, se hanno buona salute, un passalo politico occidentalmente accettabile, o parenti che danno garanzie. Quelli di Bang Poo non possono sperare in nulla. Bang Poo e Khao I Dang. insieme, costituiscono la più grande città cambogiana dopo Plutoni Pcnh. la capitale. Una precaria, miserabile metropoli fondata in territorio thailandese a testimonianza della tragedia inarrestabile di quello che fu uno dei più bei Paesi del continente, dei secoli or sono anche uno dei più ricchi di fantasia. Quando la Cambogia non era ancoru stata lambita dal conflitto Vietnamita, negli Anni Cinquanta, visitai Angkor Vat, la città tempio, clic ricorda una delle più alte civiltà dell'Asia, fiorita mentre Carlo Magno viveva in, Euiopa.e spc/Uns* *W XV secolo, con l'invasione siamo-■ $e. « Un ventennio dopo, nel 1973, il 15 aprile, un amico mi propose di ritornare ad Angkor Vat. Non resistetti all'invito. Mi trovavo a Phnom Penh. all'hotel Phnom, ex Hoyal (la monarchia del neutralista principe Sihanouk era stala abbattuta qualche anno prima dal «repubblicano» e filo-americano Lon Noi), e la tentazione di rivedere le rovine che da giovane mi avevano entusiasmato fu irresistibile. Ma la visita sarebbe stata soltanto aerea, perché Angkor Vat era occupata dai Khmer rossi. Avremmo potuto sorvolare i templi con un elicottero, a una quota abbastanza alta per evitare la contraerea rudimentale. Il ricordo di quel viaggio riaffiora qui a Bang Poo mentre il rifugiato cambogiano, ce khmer rosso, mi racconta le sue peripezie. Undici anni or sono egli era guerrigliero nella zona di Takeo, una cittadina a ridosso del confine con il Vietnam. Ed è proprio a Takeo che il nostro elicottero si posò invece di sorvolare Angkor Vat. Al momento del decollo il pilota dell'esercito nazionalista ci disse infatti che era impossibile esaudire il nostro desiderio, in particolare quello di Franco Ferrari che per la televisione avrebbe voluto filmare i templi dall'alto. In cambio il pilota ci pro)K>neva -un salto. a Takeo, località di cui non avevo mai inteso parlare.

Persone citate: Angkor Vat, Bang Poo, Carlo Magno, Dang, Franco Ferrari, Green, Green Hill, Lon Noi, Sihanouk