Servizi di sicurezza in allarme dopo l'ultimatum delle «Farl» di Giuseppe Zaccaria

Servizi di sicurezza in aliarne dòpo l'ultimatum delie «Fari» «Attentati a Roma e a Parigi se non liberate i nostri compagni» Servizi di sicurezza in aliarne dòpo l'ultimatum delie «Fari» Le «Frazioni rivoluzionarie armate libanesi» hanno rapito nei giorni scorsi un diplomatico francese a Tripoli - Un loro gruppo di kamikaze sarebbe già pronto a colpire nel nostro Paese ROMA — Dalla Farnesina, l'invito al personale delle nostre sedi diplomatiche in Medio Oriente a muoversi con precauzione, per limitare al minimo i rischi di un sequestro. Dal Viminale, l'ordine alla polizia di sorvegliare alcuni gruppi di immigrati, ed una serie di foto inviate ai posti di frontiera. E dai servizi segreti una notizia inquietante, che non trova spazio nel fonogrammi ma ha messo egualmente in allarme tutti i nostri apparati di sicurezza: un gruppo di terroristi avrebbe fatto ingresso in Italia già da alcuni giorni, e tra essi si troverebbero alcuni «kamikaze», uomini addestrati a lanciarsi cóntro gli obiettivi più diversi alla guida di automezzi imbottiti di tritolo. Dall'altra sera, fra i responsabili dell'ordine pubblico, si stanno vivendo ore di grande tensione. La segnalazione che parla dei terroristi arrivati dal Medio Oriente è stata quasi contemporanea alla minaccia lanciata dai miliziani delle «Fari» (Frazioni armate rivoluzionarie libanesi), il gruppo filomarxista che l'altro ieri ha rapito a Tripoli, in Libia, il diplomatico francese Gilles Peyrolles. Da Beirut, con un comunicato, 1 miliziani chiedono la liberazione di un loro compagno incarcerato a Lione e di due giovani, un uomo e una donna, detenuti in Italia. In caso contrarlo, la minaccia è quella di portare -la catastrofe agli abitanti di Parigi e Roma», di considerare -ogni francese e ogni italiano, dovunque egli sia, come un bersaglio». Farneticazioni? Non si può escludere, anche se lo stesso gruppo, gli stessi terroristi di cui oggi si chiede la liberazione (Abdel Qader Saadi, detenuto a «Saint Paul» di Lione, e gli «italiani» Abdallah Man- souri e Josephine Abdo) sono quelli che pochi mesi fa stavano progettando di distruggere con l'esplosivo l'ambasciata americana di via Veneto, a Roma. Le prossime ore sono però destinate a fornire altri elementi di giudizio: questo pomeriggio scade l'ultimatum che le «Fari» hanno tentato di imporre al governo francese. Uno scambio entro 48 ore oppure nessuna garanzia sull'incolumità di Peyrolles. Nel nostri apparati di sicurezza si avverte da alcune ore una preoccupazione che mai, in passato, analoghi «ultimatum» avevano provocato. Le «Fari» avevano minacciato rappresaglie contro sedi diplomatiche italiane già dopo gli arresti dei sette libanesi che, in un appartamento di Ostia, si riteneva stessero per mettere a punto l'attentato contro l'ambasciata degli Usa. Abdallah Mansouri è quasi certamente uno dei loro capi. Quando venne arrestato, alla frontiera di Opiclna, aveva con sé in una valigia sette chili di esplosivo e l'indirizzo della casa frequentata ad Ostia dai suoi connazionali. Con lui c'era una donna che era riuscita a fuggire: era Josephine Abdo, 29 anni. Fu arrestata qualche mese più tardi, esattamente il 21 dello scorso dicembre, all'aeroporto di Fiumicino. Era in transito, con un volo proveniente da Beirut e diretto a Parigi. Negli ultimi mesi, infine, tre dei sette giovani libanesi arrestati ad Ostia sono tornati in libertà. Gli altri quattro, rinviati a giudizio, attendono il processo. Esclusa, per evidenti motivi, qualsiasi possibilità di «scambio», adesso gli occhi di tutti sono puntati sulla sorte del diplomatico francese. Anche a Parigi l'eventualità di una liberazione del detenuto libanese sembra non essere presa neppure in considerazione. Abdel Qader Saadi. fra l'altro, subito dopo l'arresto aveva rivendicato un ruolo ben preciso nell'organizzazione: si trovava in Francia, aveva detto, per chiamare a raccolta gli uomini della sua organizzazione e indicare loro una serie di obiettivi israeliani ed americani. In questo quadro, anche una notizia che arriva da Atene sembra preannunciare sviluppi. Il ministro della Giustizia greco, Mangakis, ha sospeso a tempo indeterminato l'estradizione in Italia di Abdel Osama al Zomar. il palestinese accusato dell'assalto del 9 ottobre '82 alla sinagoga di Roma, che si concluse con la morte di un bimbo di tre anni. La decisione nasce dalla necessita di approfondire le indagini sugli attentati compiuti pochi giorni fa ad Atene. Roma e Nicosia contro gli uffici delle I line aeree giordane. I Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Abdallah, Abdallah Mansouri, Abdel Osama, Abdel Qader Saadi, Gilles Peyrolles, Josephine Abdo, Saint Paul