L'accordo di Bruxelles sul vino penalizzerà le nostre colline

L'accordo di Bruxelles sul vino penalizzerà le nostre colline L'accordo di Bruxelles sul vino penalizzerà le nostre colline .// recente accordo sul vino è un meccanismo infernale', dice l'Assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte, Bruno Ferraris. 'Lo potrò giudicare in pieno quando ne avrò letto il testo ufficiale, ma quel che si conosce è sufficiente per dire che anche il Piemonte sarà molto penalizzato da quell'intesa'. «A meno che — aggiunge Ferraris — non venga applicata all'italiana'. L'accordo prevede una distillazione obbligatoria quando 1 raccolti superano una certa resa. Ad esempio, per fare il caso del Piemonte, dove c'è una resa di 45 quintali di vino (cioè 70-80 quintali di uva) non si deve distillare nulla; ma se si superano i 45 quintali e si arriva, ad esempio, a 70-80 come avviene anche nella nostra regione, allora si è costretti a distillare 11 3 per cento del prodotto, dietro pagamento d'una cifra che è circa la metà del prezzo di orientamento ideila che è già un venti per inferiore alle quotazioni mercato. « Un'assurdità — si sfoga Ferraris — perché non è possibile bloccarsi su rese troppo basse. Noi stessi, in Piemonte, abbiamo detto ai contadini che devono migliorare non solo la qualità, ma anche la quantità. Naturalmente senza eccedere, senea strafare, sema arrivare alle vendemmie pazzesche dell'Emilia-Romagna o della Puglia'. La regione Piemonte — non c'è bisogno di ricordarlo — ha sempre sostenuto la politica della qualità. Ma ciò non significa non badare anche alla produttività. «Le misure di Bruxelles — dice ancora Ferraris — t>ogliono ridurre le eccedenze, e sta bene; ma sono anche un disincentivo a produrre meglio'. Che cosa si sarebbe dovuto fare? *Bisognam incidere di più dove si producono quantità enormi; e poi bisognava vietare finalmente lo zuccheraggio, mentre invece mi pare che il nuovo regolamento sia ancora più favorevole a Paesi come la Germania, che devono arricchire i loro vinelli a bassa gradazione: • Tra l'altro — aggiunge Ferraris — sono sfofi anche /ondi: ii regolamento, ùlpreyérfèw, mille miliardi per J7e~%ìsìitQy'*trutturali viticole (sradicamento e reimpianto dei vigneti, ecc.); invece, per ottenere il placet dell'Inghilterra e della Germania, la nostra delegazione ha accettato un taglio di 400 miliardi'. L'estirpazione dei vigneti non riguarda la nostra regio¬ ne. In Piemonte infatti non vi sono le alte rese che danno le vigne di pianura, e nelle zone pianeggianti — non troppo adatte alla vite — l'abbandono di questa coltura c'è già stato. Lo conferma l'Ires (Istituto di ricerche economico-sociali del Piemonte) che, nel suo ultimo .quaderno" uscito proprio in questi giorni fornisce i dati ufficiali più aggiornati sulla viticoltura della nostra regione. Vediamo dunque che dal 1970 al 1982 (sono 1 due anni presi In considerazione dall'ultimo censimento dell'agricoltura) • la superficie viticola si è ridotta in Piemonte del 23,5%: il 21,8 è stato perso in collina, dove si concentra oltre il novanta per cento dei vigneti, il 37% in pianura e il 42% in montagna'. Le aziende con terreno a vite sono diminuite in misura ancor maggiore, quasi del 31 per cento. I dati, oltre che essere ufficiali e aggiornati, sono significativi. E dicono clip -m viticoltura piemontese si è data quella 'regolata* eliti anche altre regioni (forse a maggior ragione) dovrebbero darsi. Infatti, le zone più adatte alla coltivazione della vite hanno perso meno superficie. Facciamo qualche esempio. Mentre il comprensorio AlbaBra ha perduto soltanto il 2,7 ,per cento, e quello di Asti si è ridotto in una misura di 4 punti inferiore alla media regionale, in tutti gli altri comprensori le diminuzioni hanno superato la media piemontese citata in precedenza. Perdite molto forti sono accusate, tra i comprensori viticoli d'una certa importanza, da quello di Torino (47%). Anche nel calo del numero di aziende con vigneti spicca Torino (-43.4%), mentre i valori minimi sono denunciati da Alba-Bra (19,9) e Asti (21.5). Nelle zone di pianura — che ripetiamo sono quelle meno adatte alla vite — Il vigneto resiste maggiormente dov'è più sviluppato 11 parttime e dove si produce meno per il mercato. Il Piemonte, dunque, viene duramente colpito dalle misure comunitarie, anche se è una regione che produce vini di qualità e già da tempo ha provveduto a ristrutturare 1 propri vignéti. 'Proprlii.;!.àa. uno di questi prodotti di alto pregio, che è unico al mondo e che proprio per questo vie ne richiesto (e anche imitato) vengono delle buone notizie Si tratta dell'Asti Spumante che, con 49 milioni di bottiglie esportate nel 1984, si è confermato il primo vino italiano doc nel mondo. L'au¬ mento idi vendite è stato massiccio, soprattutto negli Stati Uniti, dove ne abbiamo smerciato 24 milioni di bottiglie, ti 23 per cento in più rispetto ai 19,6 milioni di bottiglie del 1983. L'Asti è. andato bene anche In Germania, dove ha recuperato una parte delle posizioni perdute negli ultimi anni: 19,6 milioni di bottiglie, contro 1 17,7 dell'anno precedente; ma slamo ancora sotto 11 record di 23,7 milioni di bottiglie del 1981. Nel caso della Germania si tratta di vera e propria concorrenza sleale, perché In quel Paese si addiziona il vino con qualsiasi dolcificante, pur di arrivare a una gradazione accettabile. Ecco quindi che se la Cee armonizzasse la normativa sullo zuccheraggio in tutti I dieci Paesi, l'Italia sarebbe molto avvantaggiata. In Gran Bretagna abbiamo esportato l'anno scorso 400 mila bottiglie di Asti Spumante in meno rispetto all'83 (due milioni e mezzo invece di due milioni 900 mila), ma prestigioso è il recupero avvenuto in Francia (688 mila bottiglie), dopo il calo di qualche anno fa. Anche il mercato interno ha dato segni di ripresa: con 12 milioni e mezzo di bottiglie se ne fanno di brindisi (il 15 per cento più dell'anno precedente). Complessivamente, la produzione di Asti Spumante controllata dal Consorzio di tutela (vi aderiscono le principali aziende del settore) ha raggiunto i 61,5 milioni di bottiglie: è un record importante, che interessa oltre seimila aziende vitivinicole della zona doc di produzione dell'uva moscato d'Asti.

Persone citate: Bruno Ferraris, Ferraris