Colombo e Nerone, due facce straniere con voce italiana. Parola di doppiatore di Simonetta Robiony

Colombo e Nerone, due facce straniere con voce italiana. Parola di doppiatore Byrne e Brandauer dovranno dividere il successo con Satta Flores e Sergio Di Stefano Colombo e Nerone, due facce straniere con voce italiana. Parola di doppiatore ROMA — Cristoforo Colombo e Nerone: due volti stranieri, due voci italiane. L'irlandese Gabriel Byrne è il protagonista del film realizzato da Alberto Lattuada, l'austriaco Klaus Maria Brandauer è il principale interprete di Quo vadis' diretto da Franco Rossi. Se è vero che metà del merito o del demerito di un'interpretazione sta nella voce, metà del successo o dell'insuccesso di Byrne e di Brandauer va, nel 'catpjrftii primo, a Stefano Satla Flores, e nel caso del secondo a Sergio Di Stefano. Ma guai è il criterio con cui Lattuata e Rossi hanno deciso die proprio questi due attori avessero la voce giusta per conferire italianità ai personaggi di Colombo e di Nerone? Stefano Satta Flores racconta che a far cadere la scelta di Lattuada su di lui è stata la sua impostazione vocale giudicata «da Intellettuale». «Volendo offrire di Colombo l'aspetto d'un uomo tormentato e colto — spiega — Lattuada ha pensato a me». Elementare, al confine con la fatalità, la scelta di Sergio Di Stefano: dai tempi di Mephlsto è la voce ufficiale in cinema e in tv di Klaus Maria Brandauer. Franco Rossi, praticamente, non ha avuto alternative. Diverso, tra i due, l'atteggiamento con il quale hanno affrontato questa prova professionale. Attore di mestiere costretto a diventare esclusivamente doppiatore, Sergio Di Stefano ha cercato di ripetere toni e vezzi che sempre Brandauer si coricede quando recita, portando la propria voce mediterranea su registri più alti, più di testa. Attore e autore di teatro, nonclié sporadicamente anche attore di cinema e dop¬ piatore, Stefano Satta Flores ha regalato a Gabriel Byrne una voce assolutamente inedita, convinto come è che se anche Byrne avesse saputo l'italiano la sua vera voce sarebbe stata inaccettabile per il nostro pubblico: troppo anglosassone, stridente, nasale. Stefano Satta Flores ha avuto l'onore di essere citato nei titoli di testa che scorrono sui teleschermi come voce di |i '.-m.T, •»! > ir.-..-, t l.ii. | lli dll Cristoforo Colombo. Sergio Di Stefano è stato invece ignorato, come tutti quelli die con lui hanno fatto il lavoro di doppiaggio. Tutti e due però hanno qualcosa di cui lamentarsi. Di Stefano è addoloralo del fatto die la Rai se l'è cavata citando solo la CDC, e cioè la cooperativa cui è stato affidato il doppiaggio del Quo vadis?. Satta Flores è crucciato dal fatto chetiqn sia stato nominato il qi&ttoxe dflfioppiagìo, Carlo Baccarlnl, cui va, a suo dire, ogni merito. Ma ha un senso fregiare della nazionalità italiana un film girato In una lingua die italiana non è? Di Stefano sostiene di si. «Il doppiaggio — spiega — è un male necessario tant'è vero che sta arrivando anche in America. Se si vuole fare un prodotto televlslvio esportabile si deve ricorrere all'inglese: solo nel cinema è ammissibile la sottotitolatura». Satta Flores sostiene di no: «Se vogliamo diventare competitivi sui mercati stranieri dobbiamo puntare su prodotti diversi, di poco costo e molta resa. Faccio un paradosso. Gli americani hanno lanciato il kolossal e noi facciamo 11 minimal: tre minuti di girato che vanno in tutto 11 mondo. Ma che questo minimal almeno, sia parlato in Italiano». Simonetta Robiony

Luoghi citati: America, Roma