Così la grande scalata di Fiatagri

Così la grande scalata di Fiatagri Il direttóre commerciale Di Iorio spiega come l?azienda è giunta arvertid mondiali Così la grande scalata di Fiatagri «Siamo nati poveri, abbiamo subito dovuto dare utili al gruppo» - Due fatti importanti: l'apertura di una fabbrica in Francia per poter vendere all'estero senza pagare dogane e la sua tempestiva chiusura nel '74 (inizio della grande crisi) VERONA — Nel 1976 la Fiat Trattori aveva in Europa una penetrazione di circa il 10 per cento, oggi è al 16: in otto anni è passata dal terzo al primo posto, con un distacco di circa sei punti sulla seconda. E' un miracolo, un caso, un insieme di fortunate circostanze, o la realizzazione d'un ambizioso progetto portato avanti con coraggio e in¬ telligenza? Lo chiediamo a Vittorio Di Iorio, direttore commerciale di Fiatagrl, che incontriamo alla Fiera di Verona, dov'è esposta tutta la vastissima gamma produttiva dell'azienda. •E' certamente dovuto a un insieme di più fattori». Ma se dovesse slntetizzre con una battuta le cause del vostro successo? «Direi che il modo in cui siamo nati si è rivelato, nel tempo, la nostra grossa forza-. Allora facciamo un po' di storia. -Siamo nati come una specie di -repartino» in un gruppo come la Fiat che allora faceva per V80 per cento automobili, e abbiamo subito dovuto darci da fare per dimostrare che producevamo utili.. Su quali mercati operavate, oltre che in Italia? •Dopo la guerra, erano i grandi gruppi americani a dominare i mercati europei. I costruttori statunitensi avevano impiantato fabbriche di trattori anche in Europa. Noi dovevamo accontentarci di andare nei Paesi dove non c'erano né gli americani né costruttori nazionali, cioè Paesi come la Svizzera, o la Norvegia. I grossi mercatteardine ci erano preclusi-. Che cosa ha determinato il ribaltamento della situazione? « Un primo fatto è avvenuto nel 1958. Qualche nostro dirigente, certo molto lungimirante, ha convinto la Fiat ad acquistare la Someca. La Someca era una fabbrica e noi, diventando produttori in Ftancia, potevamo anche essere venditori in Francia, senza pagare forti dazi-. Ma poi è arrivato II Mec. •Il Mercato comune ha finito per creare degli spazi, abbattendo progressivamente le barriere doganali. Bisognava non più avere un'industria nazionale per poter vendere in un Paese, ma essere competitivi-. Fiat Trattori sicuramente lo era; ma non siamo ancora arrivati al rlmbaltamento, alla svolta. •Infatti, adesso arriviamo al terzo fattore che ha determinato il nostro successo. Poco prima della grande crisi petrolifera, forse per un guizzo di genialità, abbiamo chiuso la base produttiva francese di Bourbon-Lancy. Capisce che cosa ha significato? Mentre alcune Case chiudono le loro fabbriche adesso che stanno andando male, noi l'abbiamo fatto undici anni fa.. , Questo vostro atto di pre- veggenza vi ha dunque messi al riparo dalla crisi che stava per esplodere. •Ci ha messi in una posizione strategica di grande efficienza industriale, e quindi ci ha dato la possibilità di essere competitivi e di fare una politica che ci portò ad erodere gli imperi che abbiamo trovato già costruiti quando abbiamo cominciato a operare-. E' stato veramente un grande vantaggio non avere basi produttive all'estero? •Quando i mercati sono cominciati a calare, i grossi gruppi americani (International, Massey Ferguson, John Deere, ecc.) si sono trovati con delle doppie strutture produttive, in Usa e in Europa. E hanno capito che essere presenti in due continenti non vuol dire essere automaticamente più forti, perché in mezzo c'é l'Oceano. Così gli americani si sono trovati con due aree di costi e doppia struttura, e con l mercati in alcuni casi ridotti à metà. E sono andati in tilt-. Allora si può dire che la Fiat Trattori ha saputo approfittare delle disgrazie altrui. •Diciamo che in quel periodo di crisi è emersa tutta la forza della struttura di Fiat Trattori, in termini sia commerciali che tecnici-. Perché slete superiori, anche tecnicamente, al vostri concorrenti? •Per la nostra estrema specializzazione. Siamo una famiglia di specialisti, i più grossi specialisti del nostro settore. A Fiat Trattori si pensa dalla mattina alla sera solo ai trattori, da Laverda si fa lo stesso per le mietitrebbia, e cosi da Hesston e da Braud per le macchine da raccolta. Noi abbtamo realizzato una grande sinergia a livello di Paese (tutte le unità produttive sono In Italia), a livello di filiale, e di direzione commerciale. Ma abbtamo lasciato fare a ciascuno specialista Il suo mestiere, abbiamo rispettato storia, tradizione e cultura delle singole società e le abbiamo valorizzate. Così potremo attere prodotti sempre migliori, sempre più sofisticati come prestazioni ed economicità-, E con questi prodotti quale tipo di futuro vi preparate ad affrontare? •Non ci sono i presupposti perché il business trattori e macchine agricole possa tornare al livelli del passato. La torta rimarrà uguale, se non diventerà più piccola: bisognerà lottare per strappare una fetta agli altri-, Livio Stirato

Persone citate: Bourbon, Di Iorio, John Deere, Lancy, Vittorio Di Iorio