La goliardia messa al muro nei vecchi papiri di laurea di Stefano Reggiani

La goliardia messa al muro nei vecchi papiri di laurea La goliardia messa al muro nei vecchi papiri di laurea DAL NOSTRO INVIATO PADOVA — I muri parlano, si diceva nel '68. riferendosi alle scritte, ai graffiti, agli slogan di vernice. L'immaginaziorie, se non al potere, era andata al muro, secondo una tradizione studentesca sempre viva, anche nelle svolte culturali. 1 muri di Padova, cosi intensamente legati all'università e alla,sua produzione grafica, sono stati negli anni un segnale eloquente dei sentimenti politici giovanili, ma anche una lavagna per quell'umore irrispettoso, spesso reazionario o modestamente anarchico che si suole chiamare goliardico. Negli Anni Cinquanta, periodo fervido di speranze riformistiche e istituzionali, Padova soffri molto sui muri, quasi un dissidio fra tradizione e rinnovamento. Gli studenti più seriosi, i futuri politici avevano contornato le banalità e scurrilità residue sul muri più nascosti del palazzo del Bo, principale sede universitaria, con un rigo di carbone e la sov'rascrltta: Giornale murale dell'intellettuale italiano. Ma le polemiche non hanno, mai scosso, magari solo affievolito, l'istituzione murale più importante di Padova, i papiri di laurea, i logli eliografati in inchiostro azzurrino che annunciavano dalle cantonate la nascita di un nuovo dottore con caricatura in evidenza ed eventualmente contorno di vignette salaci per dire la gioia della morosa e dei parenti, ma anche 1 vizi del festeggialo. ' Anche oggi i papiri si affollano nell'ultima trincea, i muri del Bo; ma chi sa che difendono unp tradizione centenaria? che custodiscono una minima storia del gusto? Fortunatamente Comune e Provincia di Padova, in collaborazione con i civici musei, hanno capito che bisognava recuperare le tracce del glorioso fenomeno prima che la memoria e i documenti svanissero, è hanno allestito una mostra storica al palazzo della Ragione (ili papiro di laurea. Tra goliardia e professione.. 1890'1970»). Un tempo.visti con sospetto dalle persone per bene, deprecati dal parroci e svillaneggiati dai moralisti i papiri si sono rifatti una verginità culturale e in. qualche caso anche artistica. Il merito va all'ottimo curatore Luigi Montobbio, già perspicuo disegnatore sulla pagine del giornale universitario // Bò. che ha ripescato dagli archivi pubblici e privati i papiri rimasti, ordinandoli secondo 11 gusto delle diverse epoche, la bravura dell'autore, la notorietà del neolaureato. Si va dal foglio gratulatorio per la laurea di Arnaldo Fusinato. famoso patriota e poeta, nel 1841, al primo papiro sceneggiato del 1892. stampato dalla litografia dei fratelli Salumi. Ci sono le straordinarie caricature del sardo Raouk Chareun, in arte Sinoplco, che lavorò ne- Il papiro dedicato a Gianfranco De Bosio nel 1947 (particolare) gli anni precedenti la grande guerra: ci sono i papiri futuristici degli Anni Trenta del pittore Dormal e quelli firmati dal gruppo «I tre bocieche si sciolse, con avviso sul muri, all'inizio della seconda guerra. Dice Montobbio che tutto 11 dopoguerra. Anni Quaranta e Cinquanta, fu una sfrenata celebrazione e riscoperta del papiro; per forza, c'era da rifarsi, c'era una borghesia bisognosa anche di scherzi e di autocompiacimenti. E' del '49 un papiro firmato da Hugo Pratt sulla via di diventare grande fumettista, ma qui molto alle prime armi. Si ri¬ corda nel pieno degli Anni Cinquanta il trionfo del papiro artigianale e il controcanto debitamente grossolano alla pruderie ufficiale e alle speranze politiche, compaiono uccellini in gabbia come segno di matrimoni precoci, fidanzate impazienti con la sveglia al collo rovesciata (-adesso Laura non vede Cora.), esempi illustrati dell'amare campestre sia pure nell'accezione vernacola delle -sane rugolate sugli argini<. La mostra non indugia su questo periodo faticosamente scollacciato e poco felice, recuperando qualche patetico emblema (il neolaureato come un galletto per le sue abitudini di bordello, magari un verso mondano: «4/ palazzo Papafava nella danza folleggiava^); ma chi volesse rintracciare in queste eccitazioni verbali una radice del neogoliardismo di alcuni film Italiani e americani non sbaglierebbe, sono graffiti nostalgici degli anni pruriginosi, adesso che si può dire tutto gli ex studenti immaginano come sarebbero stati felici allora. Gli Anni Sessanta segnano a Padova, capitale dei papiri, il culmine goliardico e insieme la brusca decadenza. Nasce l'orchestra satirica Vitaliano Lenguazza (che si scioglierà nel '69). sorge l'associazione tradizionalista Rorida Begonia, poco più che un sospiro di vecchie follie. Dal '61 la mostra accoglie un papiro ancora corroborato da donnine con un neoingegnere imbarcato su una fregata; ma dal '67 e dal '68 vengono due papiri severi, l'ingrandimento di una vecchia fotografia e un giuoco dì ombre cinesi. (L'immaginazione stava trasferendosi direttamente sui muri). Sappiamo com'è finita, -il papiro, dice Montobbio. è un rito che perennemente rifiorisce-. Quando non viene stracciato, mantiene negli archivi le facce dei protagonisti e dei comprimari per gli anni indulgenti, al riparo dagli anni duri. Dalla mostra padovana i volti dei laureati di rispetto. Ouldo Carli, Guido Gemella, Gianfranco De Bosio, primari illustri e scienziati esimi guardano al visitatori con un'ironia giovanile che il tempo ha accentuato. Stefano Reggiani m ùnti :

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