L'altra politica ventenne di Lietta Tornabuoni

L'altra politica ventenne I RAGAZZI SCAPPANO DAI PARTITI, ANCHE PIÙ' DEGLI ADULTI L'altra politica ventenne Senza utopie, l'ultima generazione cresciuta negli anni del nucleare e della degradazione ambientale non si muove per rivoluzionare né per riformare il mondo, ma per farlo sopravvivere - 7024 gruppi di volontariato - Disincanto, distacco e disprezzo per la «politica dei politici» - La carriera nei partiti «sempre meno ambita, sempre meno garantita» • Laici e cattolici, ideali e concretezza DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Risponde al telefono, in pieno orario scolastico, una studentessa quindicenne: come mai non è a scuola, è malata? «No. C'è assemblea-. E all'assemblea lei non partecipa? «No. Sto a casa a studiare... Capita: se in passato il diritto di tenere assemblee a scuola fu al centro di accanite battaglie studentesche, adesso può capitare che l'assemblea, accettata dai presidi come un fatto di routine, appoggiata dai professori che sono gli stessi di tanti anni fa, venga frequentata soprattutto da pochi appassioiiati. mentre la gran maggioranza degli studenti va a spasso o persino resta a casa a studiare. Capita pure che il tempo destinato all'assemblea venga utilizzato, tutti d'accordo, per altre attix>ità: leggere i giornali, fare le prove d'uno speltacolo teatrale. Capita, chiedendo ai ragazzi (di una classe liceale, di un gruppo cattolico, di una squadra di pallacanestro, di famiglie amicìie) se siano iscritti a un parlilo, di sentirsi rispondere con incuriosito stupore: «Non mi e mai venuto in mente, «Non ci ho pensato proprio», «E perché?». Capita di sentir giudicare i partiti istituzioni lontane, inconcludenti e corrotte: «Sempre a cercare soldi, mettono tasse loro su tutto, divorano viva la gente», «Fanno chiacchiere e basta.. «Fanno schifo.. Capila di sentir parlare dei leader'politici con indignazione vera ma più spesso con bonarietà indifferente o distrazione sprezzante, come di maschere italiane familiari e insieme remote: «Stanno sempre a litigare», «Pensano soltanto ai loro interessi», «Sono piccoli, piccoli, piccoli». Capfta che nelle scuole romane si ritrovino momenti politici forti contro le ultime scorrerie di picchiatori neri che malmenano, spaccano, spaventano: «Quello che non si può sopportare è la prepotenza». Capita die alla recente assemblea nazionale dei Verdi a Firenze uno si presenti provocatoriamente come portavoce di un Fronte di Liberazione del Contadino Impazzito e proponga una mozione che afferma: «Non siamo né a sinistra xié a destra, ma avanti.. Come gli adulti, più degli adulti, i ragazzi scappano dai partiti maggiori, che vedono calare le iscrizioni ai propri movimenti giovanili: ma nella crisi della politica organizzata non l'iene meno il bisogno giovanile d'impegno sociale e politico, l'impulso di dedizione altruista o anche lo spirilo gregario. Sema memorie d'utopia, senza un passato di speranze rivoluzionarie, i ventenni non sembrano mettere in discussione l'assetto esistente, il mondo che è quello che è. Cresciuti negli anni del nucleare e della degradazione ambientale, educati anche a scuola a quelle idee pacifiste e ecologiche che parevano più innocue delle ideologie rivoluzionarle, i ragazzi 1985 sembrano soprattutto tesi a farlo sopravvivere, il mondo in cui si trovano. Sembrano convinti che sìa possibile salvarlo, migliorarlo; non attraverso un sistema politico disprezzato e giudicato inetto: piuttosto attraverso la propria azione, individuale o di gruppo: esistono oggi in Italia, secondo dati forniti dal Censls, 7024 gruppi di volontariato. Nella contemporanea crisi di senso e di progetto, l'universo giovanile politico o impolitico pare suddividersi, schematicamente e fatalmente, in quattro grandi categorie. Prima, l'eterna maggioranza apolitica dominata dalla paura di non farcela che, come negli Anni Cin-, quanta delle Tre Emme (macchina, mestiere, moglie!, cerca di trovare una strada, di conquistarsi un lavoro e una condizione indipendente, di riuscire a entrare in un mondo produttivo che oggi più ài ieri appare impenetrabile per le nuove generazioni. Seconda, gli a-politici dandies che vedono la vita come uno spettacolo e la società come un trampolino di lancio per il proprio successo: ieri -fioruccini-. oggi -paninari,., pronti a aggregarsi in bande formate all'insegna d'una marca di scarpe, d'un marchio di fabbrica, d'un indirizzo di bar o negozio, capaci di riconoscersi o dividersi per un tipo di sciarpa o una musica, per il pacchetto di Carnei o il tascapane invieta, adoratori d'una eleganza governata da regole molto speciali. Terza categoria, gli impegnati laici o religiosi. Ragazzi die provano il bisogno di una militanza che dia un significato meno angusto alla propria esistenza, che sentono il dovere morale di fare qualcosa per la collettività, che avvertono con angoscia i pericoli di guerra, le storture dello sviluppo e le ingiustizie della società, che si sentono generosamente compassionevolmente dalla parte delle vittime. Ragazzi che. al di là delle parole, vogliono fare. E l'edere subito i risultati del proprio agire: magari ridotti, però co7icreti. controllabili. Ragazzi che partecipano ai movimenti picifisti ed ecologici, die manifestano contro la droga, la camorra e la mafia, die si dedicano all'assistenza agli anziani o agli handicappati, che suppliscono con l'azione volontaria all'inefficienza dei servizi ospedalieri o dei servizi di mensa e di biblioteca nell'università, che progettano di andare in missione nei Paesi della Fame, che dicono di voler «vivere la vita in modo più profondo», che citano i classici: «Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso...». Questa fortissima miscela di interesse per il prossimo e di mitica coincidenza con le sortì del mondo presenta spesso netti segni politici: il pacifismo antinucleare è per lo più di sinistra, l'ecologismo radicalizzato si fa antindustrialismo, critica dello sfruttamento e dello sviluppo alterato; esigenza di mo-1 dificazionè dei comportamenti quotidiani e Quindi della società; la dedizione altruista e le spirito religioso possono diventare integralismo, fideisnio poco tollerante, papismo. In passato pacifismo e4,ecologistno venivano giudicati comode evasioni dalla politica, gli attivisti cattolici venivano presi in giro anche da Alberto Sordi come «compagnucci della parrocchletta»: oggi i giovani protagonisti di questo tipo d'impegno sono circondati, magari pure per la forza politica ed elettorale che hanno assunto, dal maggiore rispetto sociale. In passato, laici e cattolici sarebbero stali iscritti ai partiti di sinistra o alla democrazia cristiana: adesso sono pochi quelli die formano la quarta categoria giovanile, i politici di professione che operano all'interno del partiti. Disincanto, indifferenza, anche disprezzo per la politica dei politici sembrano sentimento comune dell'ultima generazione. «Nel mondo po- stlndustrlale. l'impegno non prende le vesti della politica nella misura in cui ancora accade nel Terzo Mondo», dice il professor Adriano Sofri, che è stato rispettato ideologo del Sessantotto. «L'ambito entro cui la gente ritiene di potersi realizzare e divertire, di poter condurre l'educazione di sé, si è molto allargato. Le uniche forme di associazione dotale di presente e di futuro sono quelle precarie, che si formano su un tema, su una questione irrisolta, e che si sciolgono dopo averla risolta o dopo averla constatata irrisolvibile-. Dice la leader democristiana Silvia Costa: «Non è obbligatorio che una militanza sia per sempre. Può anche durare soltanto per un periodo limitato della vita». La militanza nei partiti non appare più nemmeno la premessa indispensabile di carriere politiche che il leader comunista Achille Cicchetto definisce «sempre meno ambite, sempre meno garantite... // politico (dirigente, amministratore, parlamentare, ministro, presidente del Consiglio), oggetto di sempre minor credito sociale, soggetto della crisi, non rappresenta più per l'ultima generazione l'Immagine del Potere: impersonata piuttosto dai grandi industriali o manager, dai guru come Muccloli di San Patrignano. dalle eminenze grigie celate e onnipotenti, dai criminali che decidono la vita o la morte, dai teledivi o telegiornalisti della società-spettacolo. La scrupolosa zelante trafila degli incarichi all'interno del partito ormai non garantisce la carriera: sempre più spesso i partiti si rivolgono alla società, scelgono per i posti d'importanza uomini fidati ma estranei alle proprie gerarchie interne e prestigiosi per capacità professionali o per fama. Paradossalmente, la "éuperlottiizazione partitica del Paese arriva a divorare se stessa: l'appartenenza a un clan diventa più utile della tessera di partito: anche i partili sono consapevoli del discredito che li circonda, così (per ipocrisia, per pudore, per opportunismo) la mancanza di tessera (ma non di fedeltà) diventa a volte un titolo in più per conquistare certi incarichi. Per i giovani, infine, l'accesso agli impieghi politici non è meno difficile di quello ad altri posti: «Gente che fa un mestiere politico a tempo pieno e che vive di quello ce n'è già sicuramente troppa», valuta il vicesegretario socialista Claudio Martelli. «Tra partiti, sindacati, enti pubblici, amministrazioni, saranno un milione di persone: un numero enorme, clic non esiste in nessun'altra democrazia. Un milione di • addetti ai lavori politici ostruisce l'ingresso dei giovani, lo blocca». Si capisce che ì ragazzi si inventino altri modi di fare politica, prefigurando forse una tendenza generale alla diminuzione d'importanza del professionismo politico e alla riduzione delle strutture partitiche. Si capisce che la politica tradizionale non sia più come in passato il terreno naturale dei giovani die hanno una personalità e qualcosa da dire. Si capisce che l'ultima generazione ricerchi oggi, insieme col massimo di motivazioni e di significati alti, il massimo di concretezza: in un desiderio di fare e ottenere risultali che è speculare e antitetico rispetto al r.eopragmatismo anclie brutale degli adulti. Si capisce die i ragazzi scappino dai partiti: «Può darsi che verrà il tempo in cui nel cuore della civiltà tecnologica si riapra una contraddizione. Allora torneranno la partecipazione, la tensione, l'utopia... dice Claudio Martelli. «Per ora, tutta la ten.- j sione dei giovani si condensa sul come riuscire semplicemente a entrarci, in questa società». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Achille Cicchetto, Adriano Sofri, Alberto Sordi, Claudio Martelli, Sema, Silvia Costa

Luoghi citati: Firenze, Italia, Roma