E adesso Teardo per difendersi chiama in causa anche Pertini

E adesso Teardo per difendersi chiama in causa anche Pertini Al processo tenta di coinvolgere giudici e esponenti di prestigio E adesso Teardo per difendersi chiama in causa anche Pertini Sui rapporti con i Marciano, della 'ndrangheta: «Nel '76 cercavamo voti per il candidato di spicco del psì di Savona» DAL NOSTRO INVIATO SAVONA — Alberto Teardo, già. presidente socialista della giunta ligure, imputato con altri amministratori di associazione mafiosa e di parecchi gravi reati, davanti al tribunale si difende accusando. Accuse singolari, però. Non fatti precisi, circostanze pienamente accertabili, elementi consolidati dai quali un inquirente possa eventualmente prendere le mosse con sicurezza, ma allusioni, ombre, sospetti, forse segnali. Martedì l'idea del complotto politico contro il suo gruppo e il psi, poi la chiamata in causa dei magistrati che condussero l'inchiesta con un pesante accenno a un loro presunto atteggiamento poco esemplare, ieri infine, a proposito della campagna elettorale del 1976, un riferimento al -'Candidato di maggior spicco del psi* nella circoscrizione di Savona, l'attuale Presidente della Repubblica. I magistrati per ora lasciano parlare molto l'imputato, pòi, forse, già oggi, giungerà il momento delle contestazioni puntuali e rigorose. Incominciamo dall'ultimo episodio, la campagna elettorale del 1976. Negli atti processuali si parla di un versamento di 26 milioni che Leo Capello, braccio destro di Teardo, anch'egli imputato, avrebbe fatto ai fratelli Marciano, sospettati di essere In collegamento con la 'ndrangheta, evidentemente per ricompensarli di un qualche procacciamento di voti. Dal verbale par di capire che quel procacciamento abbia interessato proprio Teardo. Ma in udienza l'ex presidente della Regione insorge per fare due precisazioni. 'Presidente — dice —, qui si avama il sospetto che il sottoscritto avesse rapporti con i Marciano, persone, mi pare, non cristalline. Ebbene si deve sapere che in una campagna elettorale s'incontra molta gente e non si può chiedere a ogni individuo il certificalo penale. Sia chiaro comunque die nel 1976 io non feci la campagna elettorale per me, ma per il partito e il suo candidato di maggior spicco, l'attuale presidente della Repubblica. E se per caso Capello si mise in contatto con i Marciano lo fece non per me, ma per procurare voti al partito socialista e al suo più illustre rappresentante.. Teardo continua a perseguire un disegno difensivo enunciato sin dalle prime battute processuali: la lotta politica ha le sue norme, forse non ortodosse dal punto di vista morale, ma non necessariamente riconducibili al codice penale, altrimenti si rischia di soffocare la stessa dialettica partitica. Affermazione che può sollevare parecchi dubbi e riserve e ancor di più, se, per rafforzarla, s'introducono ombre non giustificabili. Dopo questo intervento di Teardo, l'avv. Enrico Piola, difensore di un imputato minore, Angelo Benazzo, dice ai cronisti: «reardo ha sostenu' to cìie è stato paladino elettorale del presidente della Repubblica. Chiederò quindi al tribunale di ascoltare Pertini: sarà un riscontro autorevole*. «Ma — affermano altri legali — fi ruolo istituzione del Presidente esclude la sua audizione come teste*. C'è un secondo episodio, significativo sull'atteggiamen¬ to dell'imputato. Si parla dell'attentato contro l'impresa Damonte (gru distrutta da una carica di tritolo), il titolare della quale si sarebbe rifiutato di pagare una tangente al gruppo Teardo: il mandante, secondo l'accusa che si fonda su prove testimoniali, sarebbe stato lo stesso ex presidente della giunta ligure. Egli si difende cosi: un'accusa ignobile, ripugnante. Lo dissi al pm Stipo e al giudice istruttore Granerò. Costoro, in una pausa dell'interrogatorio, mentre i miei difensori erano assenti, affermarono: "Sappiamo anche noi che quest'accusa non si addice a lei. Ci parli allora dei suoi amici di Roma e, soprattutto, di Milano". Ecco, non ci vuole molta fantasia per capire quello che chiedevano...*. E precisa: .In sostanza mi proponevano uno scambio: avrebbero chiuso un occhio sull'attentato, se avessi rivelato nomi autorevoli. No, non ■soffro di allucinazioni. Già tempo prima gli inquirenti mi avevano chiesto notizie di Mach di Palmestein, finanziere.legato al psi, ascoltato dal giudice Palermo per la vicenda del traffico d'armi. Il suo nome si trovava su un'agenda sequestratami. Io avevo conosciuto tempo fa quel personaggio, molto vicino a Bettino Craxi. Lo rividi nel 1983 per la mia collocazione postelettorale. Naturalmente mostrai tutta la mia indignazio- ne di fronte all'atteggiamento dei magistrati: Le affermazioni di Teardo sono verbalizzate, 11 pm Russo trasmetterà gli atti alla procura per un'inchiesta. Da Torlno,.dove nel frattempo si è trasferito, 11 giudice Stipo fa sapere: -Teardo racconta menzogne. Gli chiesi notizie sui suoi rapporti con gli altri imputali, e, in ogni caso prima ancora di contestargli l'accusa di attentalo*. Per il resto, in udienza, Teardo si difende o atteggiandosi a solerte amministratore o negando tutto, anche l'appartenenza alla P2 (dove peraltro, secondo gli atti, risulta iscritto con tessera numero 2027 rilasciatagli! il 21 marzo 1978). E 1 finanziamenti al suo gruppo?: .Venivano dalla Liguria, dal Piemonte e dalla Lombardia. Erano di iscritti o simpatizzanti che non conoscevo: mi ammiravano perché vedevano in me l'uomo nuovo, il rivoluzionario, il personaggio in ascesa*, clemente Granata

Luoghi citati: Liguria, Lombardia, Milano, Palermo, Piemonte, Roma, Savona