Donne italiane contro le russe

Donne italiane contro lfe russe BASKET Le Coppe a Viterbo Donne italiane contro lfe russe Le due finali femminili delle Coppe che si celebrano oggi a Viterbo sembrano voler rigirare il coltello nella duplice piaga che nel 1980 (con la prematura scomparsa della Sisport Fiat da poco campione d'Europa) e poi nel 1982 (con la resa di Beniamino Accorsi) ha ferito a morte il basket-donne torinese. Alcune superstiti di quell'epopea lontana guidano infatti ancora oggi le due squadre italiane che sfidano le terribili avversarle sovietiche per i trofei continentali: Lidia Gorlin nel Fiorella Vicenza, Daniela Antonlone e Carol Menken nella Bata Viterbo. Nella finale di Coppa Ronchetti (ore 19) la squadra di Viterbo tenta di mantenere in Italia il trofeo intitolato alla più popolare cestista azzurra degli Anni Cinquanta, già conquistato dodici mesi fa, a Budapest, dalla squadra di Roma, sponsorizzata dallo stesso marchio oggi emigrato a Viterbo. Il compito è molto duro, non impossibile, specie davanti al pubblico amico. L'avversario è la versione in gonnella dell'Armata Rossa Mosca, alias Cska. La Bata, tuttavia, ce la può fare. I centimetri non le mancano, c'è la più alta giocatrice d'Italia, Pina Tufano (2 metri) accanto ai 195 cm e alla classe della Menken, sempre formidabile americana di Coppa. Poi in regia l'irresistibile negretta Lineile Jones, poi Bastiani, Serradimigni, Silimbani, Campobasso, nonché la Antonione, già «europea» col Fiat cinque anni fa, poi tormentata da molti infortuni. Più complesso l'impegno del Fiorella nella finale dei' Campioni (stesso campo, ore 21). Le vicentine, contro il Daugawa Riga già sedici volte vincitore di questa Coppa, sono di nuovo alle prese col solito problemino rappresentato da Ullana Semlonova: ormai trentatreenne, ormai declinante, però sempre 213 centimetri di donnona. Non ci fosse lei, non ci sarebbero dubbi: la squadra di Corno gigantissime non ne ha, però ha la vecchia classe della Gorlin (28 anni, pochi canestri, ma regia sempre raffinata), quella più fresca ma ormai collaudata di Catarina Pollini e delle varie Passaro. Fullin, Peruzzo. Più l'americana Lawrence e la canadese di Coppa, Smith. Il Vicenza, insomma, vale più del Daugawa e potrebbe riprendersi il titolo conquistato due anni fa a Mestre e perso l'anno scorso in finale a Budapest: ma non sarebbe la prima volta che la Semlonova vince una partita da sola. Se stavolta non succederà, da Viterbo potrebbe venire un glorioso en plein per' il nostro basket femminile, innerbato dalla scuola americana ormai in fase di sorpasso generale su quella dell'Est Europa. Il che ci consolerebbe almeno in parte per le delusioni mascoline: domani si chiude il girone finale dei Campioni (con GranaroloMaccabi, Real-Banco e Armata-Cibona) e i nostri due club faranno mestamente da arbitri nella volata per la finalissima, che coinvolge israeliani, spagnoli e jugosla- s • g. men.