Teatro e malattia, con Musatti

Teatro e malattia, con Musatti Teatro e malattia, con Musatti Non si trovavano più posti a sedere, ieri sera nella platea del Carignano, per la seconda delle due conversazioni raccolte sotto il titolo «Il teatro della malattia» in occasione della messa in scena del Malato immaginario di Molière, regia di Mario Missiroli. A parlare dei «mali dell'anima» c'era, capelli bianchi fluenti, il grande naso e la voce sospesa di un narratore di favole, un vigorosissimo Cesare Musatti. Gon lui Elio Gibanola. docente di Letteratura italiana a Genova, il regista Missiroli e Agostino Pirella, leader di Psichiatria democratica. Ha condotto il giornalista Lorenzo Mondo. Di fronte a un pubblico composito e attento, Mondo ha suggerito una primo approccio al Malade: tra il letto e la latrina, tra salassi e clisteri, il nemico contro cui Argan combatte la sua oscura battaglia di ogni giorno è il corpo, è lo scacco del limite, l'ineluttabilità della morte. Agostino Pirella ha riportato la commedia alle sue radici storiche, calibrando il proprio intervento sulla centralità del rapporto tra 11 paziente e la medicina come istituzione. Poi, grande atteso, Cesare Musatti ha ricordato clic il malato immaginario è un malato vero, uomo smarrito nel labirinto della patofobia: dietro le autoauscultazioni e le ansie del patofobo si nasconde un desiderio di tornare alle condizioni di vita dell'infanzia, a uno stato che sottragga alle responsabilità verso gli altri conservandone le cure e le attenzioni. Elio Gioanola, autore di saggi d'interpretazione psicoanalitica della letteratura, ha provocatoriamente sostenuto la tesi che non c'è letteratura senza malattia, che questa è un sintomo di quella. Missiroli è intervenuto per spiegare le ragioni della sua regia. Le domande del pubblico hanno chiuso la serata. c.ga.

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