«Avrò la forza di ricominciare» di Francesco Santini

«Avrò la forza di ricominciare» Pietro Castagno è tornato a casa dopo 415 giorni di prigionia sull'Aspromonte «Avrò la forza di ricominciare» In volo verso Milano: «Mi tenevano alla catena come un animale: una notte credevo d'impazzire per l'artrite, ho pensato di strangolarmi. Soltanto adesso mi sento libero» Al figlio: «Volevano te, si sono accorti dell'errore mentre mi portavano al Sud» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Bulla destra, In terza fila, accanto al finestrino, c'è un passeggero d'eccezione. E' Pietro Castagno, 77 anni, libero dopo un sequestro di 415 giorni. Indossa una tuta da ginnastica In ciniglia grigia con le bordure blu. Castagno ha un buon aspetto. La barba è bianca, l'incarnato roseo. Sembra -11 vecchio allenatore di una squadra di rugby finito sulla sedia a rotelle l'uomo che a Linate si presenta alle telecamere. Ma in volo, da Lamezia a I Milano, dice di sé: «/o mi sento soltanto un salumiere con una bella azienda. Ho capito di essere in Calabria perché sono del mestiere: mi davano quel salame piccante, rosso di paprika. che si mangia soltanto in Calabria. 1 primi giorni credevo di essere in Abruzzo: ascoltavo le pecore con le loro campane, sentivo addosso al miei carcerieri l'odore del pastori. Io che sono "schiflgnoso" ho capito subito che avevo a che fare con gli "italiani di Garibaldi ".. Pietro Castagno guarda dal finestrino. Il jet si lascia alle j spalle il temporale. Il cielo è scuro, l'Aspromonte lontano, nascosto dalle nuvole. «Non ero mal stato da queste parti, mai ci ritornerò. Nell'ospedale di Taurianova sono stati molto gentili. Mi hanno portato dei pasticceri calabresi. ma per carità, come si fa a mangiarli? Anche se la gente è stata cortese, non li ho toccati. Quando sono partito mi hanno baciato. Le suore, le infermiere, tutti a baciarmi e ad applaudire, quasi a scusarsi. E i carabinieri, che persone perbene: un militare mi ha persino lavato i piedi e tagliato le unghie. Mi hanno commosso: il capitano, il colonnello, tutti, gentili, intorno a me: L'aereo, in quota, torna nel sole. Pietro Castagno sussurra: «Per la prima volta, in volo, mi sento libero: Prende la mano al figlio. 'Dovevi essere tu al mio posto», rivela con decisione. -Ho capito che eri tu destinato al sequestro quando, nel cassone del camion che mi portava lontano da Torino, mi hanno domandato come mi chiamavo. "Sono Castagno", ho risposto loro. 'Mi prendete e non sapete neppure come mi chiamo?". Poi ho capito: 'Bono Pietro Castagno", ho ribattuto. E loro, con sorpresa: 'Ma come, non sei Pierluigi?". 'Pierluigi è mio figlio", ho risposto. Si sono zittiti'. Racconta: «Ho vissuto 415 giorni in un'Italia diversa, Quella di Garibaldi, appunto, che ti lascia alla catena per più di un anno. Un metro e mezzo di maglie di ferro, come un animale. Quattro lucchetti per la seconda catena, attorno al collo, in una tana dove il letto è un pagliericcio su quattro assi e due traverse. Ho avuto momenti di disperazione. Senza le mie supposte per l'artrite, una notte credevo di impazzire nell'umidità. Ho chiamato Dinanzi al carceriere mi sono gettato in ginocchio: 'Biate umani", ho gridato al guardiano che è scappato fuori bestemmiando. Per il gran soffrire mi volevo strangolare. Mi sono stretto la catena al collo, poi...'». Ora 11 volto di Castagno è solcato dalie lacrime. Si scusa. La notte scorsa non ha chiuso occhio. -Sono disorientato — afferma —, sono sotto choc: 415 giorni sono tanti, tutti uguali, tutti disperati e soli. Per far passare' il tempo, per contare t giorni e le ore che ho contato ad una ad una, giorno dopo giorno, facevo dei castelli in aria. Pensavo delle stupidaggini. Ho ripassato tutta la mia vita, da quando ero bambino, a 10 anni, è già lavoravo nel negozio di mia madre. Episodi lontani, cose dimenticate. Poi. 11 matrimonio, nel '35, e l'anno appresso, nel '36, soldato, per dieci anni fino al '45. 'Dopo la guerra mi sono ritrovato con 10 mila lire in tasca, ma sempre ho creduto nel lavoro. Non avevo piti niente, ma andavo per primo, uscivo per .ultimo, due ore dopo i dipendenti. Poi il negozio in corso Se •txtpoli e poi in via Lagrange. Ho servito tutta Torino, anche l'Avvocato, che un tempo veniva lui stesso, si proprio l'avo. Agnelli che ho servito con le mie mani, ma era piti giovane e Torino era tranquilla. Si poteva girare, non come oggi che rapiscono un salumiere». Ricorda la sua tana. Un ovile, forse, con la tettoia ondulata sostenuta da travi di legno. Un locale «profondo», a metà montagna e sotto una grande vallata. .Sentivo un torrente ingrossarsi nel giorni di pioggia. ÀI mattino arrivava un custode. Apriva un,portellone e dinanzi a me compariva una collina. L'intravedevo lontano. Mi portavano un po' di latte e delle cartate di mortadella. Ma quanta carta, in Calabria metteranno 15 grammi di carta per due etti di "Bologna". Non è come da noi che non si può superare i 2 grammi. E poi, peperoncino dappertutto, che gonfiori dì stomaco, che umiliazioni, con il secchio che mi penzolava sopra la testa e per usarlo mi dovevo inginocchiare. Li pregavo di svuotarlo, ma non lo facevano tutti i giorni e mai mi hanno cambiato. Soltanto a Natale mi hanno tagliato i capelli e la barba. Sembravo Babbo Natale. Ora mi vien da sorridere, ricordo, lo spumante che m'hanno dato il primo 'dell'anno, ma non sapevo proprio a che cosa brindare». Qualche giorno prima c'era stata una lite. Pietro Castagno aveva chiesto un letto, forse aveva detto che avrebbe tentato una fuga impossibile. Il guardiano sotto 11 cappuccio grigio gli aveva detto lentamente: -Se metti un piede fuori dalla capanna, | prendo una pietra e ti spacco la testa». L'aereo vola su Roma. 'Sono 6$ anni che lavoro — dice Castagno — e adesso voglio tornare in negozio, dopo una settimana di fanghi ad Abano Terme». Oli è accanto 11 figlio: •Papà, adesso dovrai riposare piti a lungo». Pietro Castagno ribatte pronto: . Voglio lavorare per dimenticare. A proposito, quanto hai pagato per il riscatto?». •Papà non pensare». «JVon pensare, non pensare — riprende Castagno —: ora dovrò rimettere a posto le questioni finanziarie. Mi aspetta il negozio». Pierluigi Castagno. 11 figlio, osserva: .Al banco papà non può tornare. Con i clienti, chi chiede un etto, chi un etto e trenta, si spazientisce. Ma certo, in negozio verranno tutti a vederlo». Poi un flash: •Sai papà, si vive in mezzo alla gente, mi hanno scritto sulle vetrine». Pietro Castagno lo interrompe: »Le hanno rotte?». »Ma no, no: soltanto delle scritte, e io, Il dietro, a vedere la gente che passava e mi puntava il dito, come se non avessi voluto pagare per il tuo riscatto. Ma ora ti metto in un baracchino e l clienti dovranno pagare mille lire a domanda». Pietro Castagno ha la forza di oblet tare: •Risponderò gratis, ho la forza di fare un po' di pubblicità alla mia splendida azienda e di ricominciare». Francesco Santini sdI j 'arrivo a Urtate: «lasciatemi godere questo momento»