Talking Heads in film ma non è un videoclip

Talking Heads in film ma non è un videoclip ALTRE PRIME: «Stop making sense» Talking Heads in film ma non è un videoclip STOP MAKING SENSE di Jonathan Demme, con David Byrne e i Talking Heads. 1983, produzione americana a colori. Un film dentro la musica. Cinema Charlie Chaplin 2 di Torino. Sazi e insalamiti dai vìdeoclip che ormai impongono l'immagine della musica, faremmo bene a disintossicarci con questo film: che certo accoppia anche lui immagini e musica, ma che non ha nulla a che fare né con i «cJtp» né, tantomeno, con l concerti che diventano film. L'enigma pare eccitante, annunciato in termini tanto ambigui; ma è un enigma che riprende pati pari la struttura espressiva della musica dei Talking Heads: un impasto sonoro dove le tendenze e le culture (Il rock, il funky, Il minimalismo, la ritmica africana) vengono reinventate in un meccanismo di esplorazione che muove dall'esterno all'interno, dalla forma ai contenuti. Tradotto in qualche modo con Lasciatevi andare, il film assembla quattro concerti tenuti nel dicembre dell'83 al Pantages Theatre dt Hollywood. In termini formali, appare dunque come un filmconcerto, alla pari di quelli dei Rolling Stones o dei Pink Floyd di celebrata memoriaErrore. Demme e Byrne (e Beverly Emmons, che ha curato l'allestimento e il design dello spettacolo) ne fanno in-, vece un attento lavoro di penetrazione visiva dei valori della musica, rendendo con la sintassi del cinema il linguaggio della partitura; ma non solo: anclie il linguaggio gestuale, il teatro, che è una parte espressiva strutturale della musica rock. Il film si compone cosi in un montaggio articolato di lunghi piani-sequenza, che assecondano la continuità della «recita» eseguita sulla scena dal musicisti; ne resta escluso il pubblico presente al concerto, per evitare deviazioni nel processo espressivo del ^racconto» cinematografico, e ne restano escluse tutte le zoomate, i tagli veloci, le sincopi, che dei videoclip sono la grammatica elementare. David Byrne, naturalmente, domina la scena e incanta gli occhi, musicista, maratoneta, pagliaccio, maschera di cento travestimenti. I Talking Heads, che sincastrano nello spettacolo uno alla volta, sono accompagnati da Bernie Worrell alle tastiere, Alex Weir alla chitarra, Steve Scales alla percussioni, e dalle due coriste di. colore Lynn Mabry e Ednah Holt. L'eccellente fotografia è di Jordan Cronenweth, che ha lavorato con sei macchine fisse e una a mano. La colonna sonora è resa molto bene dallimpianto Dolby del iCharlie Chaplin», e per metà la si ritrova in un disco prezioso pubblicato dalla Emi. Il regista Demme è un talentoso allievo di Corman, autore già di »Il segno degli Hannan» e *Una volta ho incontrato una miliardaria». ni. ven. David Byrne

Luoghi citati: Hollywood, Torino