Quale scenario per la Cee a 12?

Quale scenario per la Cee a 12? Quale scenario per la Cee a 12? Minimizzare le difficoltà cui é andata incontro, finora, la Presidenza italiana nel tentativo di far rispettare il primo gennaio 1986 quale data dell'ingresso di Spagna e Portogallo nella Cce, sarebbe rendere un cattivo servizio alla causa del nuovo ampliamento della Comunità. Sciogliere, entro il Consiglio europeo di marzo, i nodi della pesca, dell'agricoltura e degli affari sociali costituisce, infatti, una scommessa la quale,, come tutte le scommesse può essere vinta, ma potrebbe anche essere persa. Importante è che le difficoltà del percorso, anziché essere all'origine di perniciosi ripensamenti, costituiscano la molla per l'approfondimento di una trattativa annunciatasi del resto sin dall'inizio come lunga e difficile. E', comunque, ormai scontato che l'agricoltura comunitaria, a distanza più o meno ravvicinata, avrà un futuro a «Dodici» e questo futuro passerà attraverso equilibri diversi rispetto a quelli attuali. Quale sarà lo scenario agricolo dell'Europa dopo il suo terzo ampliamento? Bisogna anzitutto prendere le mosse dal «mandato 30 maggio 1980» ed i successivi vertici che hanno posto le basi della nuova politica agricola comune. Si trattava allora di gestire, attenuandone i contraccolpi, il passaggio da una Comunità prodiga di mezzi verso la propria agricoltura — mezzi, si badi bene, non sempre destinati a colmare la voragine aperta da talune organizzazioni di mercato — in una gestione più oculata, ma non per questo meno attenta al problema dei redditi agricoli. Non verrà mai, a questo punto, ricordato a sufficienza che la Commissione enunciò allora il duplice principio dell'equità e dell'equivalenza con cui andavano trattate le produzioni mediterranee rispetto a quelle continentali. E' sintomatico che, tante sul tavolo del negoziato dell'allargamento quanto su quello dei prezzi agricoli per la prossima campagna di commercializzazione, il regime delle produzioni mediterranee costituisca la chiave di volta della trattativa. E' dall'esito di questi negoziali che si delinecrà l'equilibrio della Cce ampliata da cui le regioni meno prospere, con più di due terzi degli addetti agricoli comunitari, attendono un segnale per il loro decollo Ma il pragmatismo della nuova Commissione Delors saprà rispondere a queste aspettative o preferirà gestire il possibile aspettando tempi migliori? Cartina di tornasole della situazione e la proposta di realizzare i programmi integrati mediterranei — i famosi Pini — sui quali, dopo un promettente avvio, é calato il silenzio, rotto solo dall'impuntatura di Papandreu al Vertice di Dublino e con il rischio, ora, che il Consiglio si faccia prevalentemente carico delle esigenze greche. Ad ogni modo, l'assegnazione ai fondi strutturali di stanziamenti inadeguati rischia di far abortire sul nascere qualsiasi tentativo di ridisegnare la mappa europea delle zone meno prospere, restringendone l'area e capovolgendo il processo di allargamento della forbice degli squilibri regionali. Sul piano esterno, vanno considerati i prevedibili contraccolpi dell'ampliamento sulle relazioni agricole internazionali della Cce e le ripercussioni sulla Pac della politica statunitense. L'ingresso nella Cce di Spagna e Portogallo eserciterà un impatto negativo sui rapporti di associazione clic la Comunità intrattiene con i principali Paesi terzi ' mediterranei. La Commissione ritiene, al riguardo, che la Comunità debba confermare a tuli Paesi la prò-' pria disponibilffà "a negoziare, per i prodotti agricoli attualmente oggetto di preferenze, degli accordi tesi a mantenere le correnti di scambio tradizionali. Ciò equivarrebbe ad un ulteriore indebolimento del principio della preferenza comunitaria proprio in quei settori che, per effetto dell'ampliamento, presenteranno un'offerta esuberante. Al tavolo del Consiglio, l'attenzione dei negoziatori appare, comunque, maggiormente focalizz.ua sul problema della pesca, quasi che per il settore primario le difficoltà fossero state superate. In realtà, almeno per l'agricoltura mediterranea, le incognite dell'ampliamento non sono di poco conto c, in una Cee a «Dodici», i j contraccolpi per taluni prodotti sensibili potrebbero risultare tutt'altro che indolori. Si tratta, anzitutto, dell'olio d'oliva, per il quale l'ingresso di Spagna e Portogallo renderà la Cce stabilmente eccedentaria; anche perché, allo scadere del previsto periodo di «status quo», l'abbattimento delle misure protettive spagnole contro l'olio di semi avvantaggerà il diffonderli^dei.,.consumi di questo'prod'otto. Una tassa comunitaria sulle materie grasse d'importazione, che potrebbe ridurre il divario dei prezzi, è poi fortemente osteggiata da taluni Stati membri della Cce e dagli Usa. Sul vino, già conosciamo la pesante penalizzazione dei nostri produttori decisa dal Vertice di Dublino, ma non sono poche le incognite circa il possibile impatto susseguente all'ingresso della viticoltura spagnola che, non dimentichiamo, è la più estesa del mondo. Il divieto di zuccheraggio dei vini e l'abolizione delle accise tuttora in essere in taluni Paesi, potrebbero offrire nuove possibilità di mercato per i vini meridionali, ma incontrano anch'essi difficoltà in ambito comunitario. Nel settore degli ortofrutticoli, la concorrenza sarà ancor più accentuata e ciò costituisce per noi un'altra nota dolente, almeno finché non avranno dato i loro frutti le misure volte ad una maggiore qualificazione della produzione ad una indispensabile concentrazione dell'offerta sui mercati esteri. L'agricoltura continentale trarrà, invece, solo vantaggi dall'aprirsi, anche se con le dovute cautele, di un mercato importante cui far defluire le proprie eccedenze di cereali c carne (che ora la Spagna imporla dalle Americhe), latte e zucchero. E questo dovrebbe indurre, insieme ai vantaggi in campo industriale e tecnologico, gli Stali membri appartenenti al Nord Europa ad una maggiore flessibilità circa i problemi di bilancio, consideralo che il modesto aumento delle risorse proprie dall'I all' 1,43 dell'Iva non consentirà di far fronte alle spese dell'ampliamento, creando un'Europa a «Dodici» asfittica. Occorre quindi essere tutti consapevoli che i problemi lasciati ora irrisolti si riproporranno puntualmente ad ampliamento avvenuto; soltanto, la loro soluzione diverrà più difficile. Alfredo Diana Membro commissione Agricoltura del 6emUo

Persone citate: Alfredo Diana, Delors, Papandreu