Viaggio nel gelo della Russia

Viaggio nel gelo della Russia RIGONISTERN E' TORNATO IN URSS, QUARANTANNI DOPO Viaggio nel gelo della Russia Nei porti i rompighiaccio lavorano senza tregua - Persino le alci si sono avvicinate alle città e presso Mosca si sono visti orsacchiotti e bambini giocare a palle di neve - Con cariche di esplosivo si regolerà il disgelo dei fiumi per evitare disastrose alluvioni - A colloquio con il generale dell'Armata Rossa che tornerà con i veterani d'America sull'Elba, dove s'incontrarono il 25 aprile 1945 LENINGRADO — Dovevamo scendere a Mosca, ma a Milano erano saliti sull'aereo molti Amici dei Musei che con modica spesa e giornate ricche d'interesse andavano prima a Leningrado; cosi arrivammo a Mosca molto tardi e sentimmo subito il vento notturno e freddissimo che soffiava da uno. spiffero dentro il tunnel che collegava aereo e aerostazione. Con questa era la quinta volta, anzi sesta se considero la prigionia nel lager sul Baltico, che posavo i piedi sulla terra dell'Urss; e tra me, sorridendo, ricordavo quei due compaesani, i fratelli Domenico e Antonio Dall'Olio suonatori di viola e dì violino, che giunsero fin qui per far musica alla corte della zarina Anna Ivdnovna. Era circa la metà del Settecento, si andava a piedi o a cavallo. Aspettavamo che il nastro rotante ci portasse i bagagli, la stazione dell'aeroporto era quasi deserta, le membra erano intorpidite e pesanti le palpebre; in questa attesa incontrammo un lettore del nostro giornale, un ingegnere della Sicom di Torino che fornisce tecnologia e che qui è di casa. Per riempire il tempo e sapendo la mia passione mi raccontò questa storia che sembra una favola. Già dal principio questo inverno si era presentato rigido e nevoso, i fiumi incominciarono a gelare prima del tempo, come prima del solito erano partiti gli uccelli migratori; accadde anche che molti animali si avvicinarono alle città: persino le alci si vedevano fuggevolmente nelle zone a parco tra rione e rione. Un pomeriggio dei bambini stavano giocando tra la neve come fanno tutti i bambtni quando nevica e, con grande sorpresa, videro sbucare tra i bianchi tronchi delle betulle due orsacchiotti. Subito stettero un po' sgomenti ma poi, il più ardito della brigata,lanciò contro di essi una palla di rieve,,,Un,,orsacfh,iptj{p come per gioco diede, una zampata alla palla; a questa ne seguirono delle altre e in breve orsacchiotti e bambini si misero a ruzzolare come fanno tutti i cuccioli. Alcuni genitori che osservavano dalle finestre rimasero perplessi ma poi, fattisi animo, scesero con mele e pezzi di pane, e invitarono i loro figli a dar la merenda ai figli dell'orsa che, questa volta sì con vero spavento, scorsero che sorvegliava guardinga dal vicino bosco. Fecero rientrare in fretta tutti i bambtni e telefonarono alla polizia, che venne in forza e con un paio ài esperti. Orsacchiotti e orsa furono narcotizzati con il fucile lancia iniezioni, vennero caricati su un camion e portati lontano. I ragazzi rimasero un po' tristi e a fare la parte degli orsi erano ora i due bambini più paffuti ricoperti di pelliccia e con la berretta di pelo ben calcata. Ma dopo una decina di giorni ricomparve ancora un cucciolo di orso, certo il più disubbidiente e avventuroso. Vennero anche le guardie e l'animale fu portato ancora più lontano, dove videro le tracce della madre. Finora non è più ritornato. A questo punto Andersen o Puskin aggiungerebbero qualcosa, ma io la lascio così come fatto di cronaca sentito raccontare all'aerostazione di Mosca, in una notte d'inverno. ■ Giuramento II giorno seguente ho un colloquio con un generale in congedo dell'Armata Rossa; si chiama AlekseJ Gorllnsktj e il 25 aprile del 1945 comandava un reparto esplorante che si incontrò a Torgau, sull'Elba, con i soldati americani. Ha con sé un album dello storico incontro; gli è stato portato dagli Usa da un gruppo di veterani che li, su quella riva, erano ritornati per seppellire il compagno d'armi Josef «Jò. Polowski, di lontana origine polacca, che faceva il tassista a Chicago e che aveva lasciato per testamento di voler essere sepolto dove si era incontrato con t soldati russi. Prima di raccontarmi il fatto mi ricorda il giuramento che fecero quel giorno lontano: che mai soldati degli Stati Uniti d'America e soldati dell'Urss avrebbero preso le armi gli uni contro gli altri: dietro di loro avevano città e nazioni distrutte, e milioni di morti causati dal fascismo. Alekse) Gorlinsklj si era appena laureato in chimica a Kiev quando Hitler scatenò l'Operazione Barbarossa; quella mattina a svegliarlo fu il primo bombardamento aereo sulla città — e lui sul principio quel rumore l'aveva preso per una manovra! — venne subito; arruolato e mandato sul fronte lìi Leopoli. L'unno dopo era tenente d'artiglieria a Stalingrado. Ora, per il 25 aprile di quest'anno, in occasione del quarantesimo anniversario della pace, sta preparando un incontro a Torgau sull'Elba tra i veterani sopravvissuti per rinnovare il giuramento. A noi non resta che sperare e mi commiato dal generale in pensione con le parole: «Mir 1 rabote ». Pace e lavoro. Gli incontri che mi sono stati preparati sono densi di argomenti e di persone, ma tra una colazione e una taz- — e a l za di té riesco anche a fare una corsa al Monastero di Novodevidj dove tanta storia è passata, tanta arte è raccolta e dove, nel cimitero sotto la neve e tra le betulle che aspettano la primavera, sono sepolti GogoV, Cechov, Majakovskl). Prokoflev, Ejsenstejn e tanti altri che ci hanno donato poesia, musica e immagini per meglio vivere. Letture come Cronache di famiglia di Sergej Aksakov, o l'Autobiografia dell'arctpre, te Avvakum, o il film Derzù Uzala, o anche notizie sulla costruendo, ferrovia BajkalAmur (definita «La costruzione del secolo-), i progetti delle deviazioni d'acqua dai grandi fiumi siberiani mi avevano spinto a chiedere un viaggio da quelle parti, in quegli immensi spazi tra gli Uralii il Pacifico e il Mar Glaciale Artico. Per ora. non mi è possibile; e più avanti potrei essere troppo vecchio; così continuerò a sognare su carte geografiche e a leggere libri. Ho, intanto, un incontro con tecnici e funzionari addetti «alle terre e alle acque». Davanti a plastici, mappe, carte, modelli su scala mi spiegano e rispondono con pazienza alle mie domande. I progetti sono immensi, le cifre enormi: miliardi di metri cubi d'acqua, milioni di ettari, interventi su •province' grandi quanto l'Italia. Delle terre coltivabili in tutta l'Urss il 60 per cento sono considerate secche, il 35 per cento umide, buone solo il restante S per cento: si tratta quindi di grandiosi lavori di irrigazioni e drenaggio. Per il 2000 si progetta (o si fantastica?) di quasi raddoppiare la superficie delle attuali terre coltivate. Ma su questi interventi non tutti sono d'accordo e a Kiev il dottor Valentine Voloshin dell'Accademia Ucraina delle Scienze, studioso dei programmi •Uomo e biosfera: una settimana dopo mi parlerà della sua opposizione al progettato canale Danubio-Dnest: «Più che irrigare, gli scienziati devono studiare e selezionare cereali che necessitano di meno acque». L'acqua si deve usare con parsimonia e tanto riguardo, e il Danubio che attraversa o lambisce otto Paesi sta avvelenando il Mar Nero percìié anno per anno fa aumentare lo strato dell'acqua morta. Come tutti gli otto Paesi si sono messi d'accordo per la navigazione del grande fiume, si deve intervenire, e presto, per disintossicarlo. Notte chiara Voloshin mi parla di Peccei, del Club di Roma e dei Limiti dello sviluppo. Nel salutarmi dice che ha una riunione all'Accademia delle Scienze, dove è già in funzione un Comitato che deve studiare i problemi del disgelo, quest'anno particolarmente gravi e che destano preoccupazioni perché le abbondanti nevicate e i freddi hanno gelato, dopo decenni che non avveniva, anche i fiumi più meridionali; così se la primavera dovesse arrivare repentina ci sarà pericolo di alluvioni. Forse dovranno aprire i fiumi con appositi rompighiaccio, o con dosate cariche di esplosivo. La notte in cui viaggio sul treno Mosca-Leningrado è molto gelida, fredda e chiara; •algida» direbbe qualcuno, ila nella comoda cabina- n n i r letto è fin troppo caldo e tra i vetri che sgelano e gocciolano osservo passare foreste di betulle e di pini, villaggi sepolti dalla neve, città illuminate e apparentemente vuote. Vento del Nord Con l'alba il paesaggio si anima di corvi e taccole, con qualche lepre che fugge dalle scarpate e dai fossi al rumore del treno; poi nell'avvicinarsi a Leningrado si vede tanta gente ben chiusa dentro la pelliccia di montone e con i berretti di pelo tirati fin sul bavero, i piedi dentro gli stivali. Arrivano dai rioni die sono sorti tra villaggio e villaggio, attraversano i campi e i giardini lungo scorciatole tra la neve e, alle fermate degli autobus o del troni o del treno, aspettano pazientemente tra nuvolette di vapore e il fumo delle papiroscke. Anche noi scendiamo alla Stazione Mosca (come da Mosca si parte dalla Stazione Leningrado); la temperatura segnata luminosamente indica meno venticinque, ma più die il freddo è il vento che gela: scende dal Nord, dalla Cardia e dal Ladoga, ed è come un rasoio che taglia la pelle. Tra tutti sono l'unico a testa scoperta e mi guardano curiosamente, ma ora sono costretto a calcarmi bene in testa il vecchio passamontagna. E' la prima volta che arrivo fin quassù, ma non mi è difficile riconoscere l'Ammiragliato, la cattedrale di Sant'Isacco Dalmata, l'Ermitage, la Fortezza di Pietro e Paolo, i ponti sulla Neva. •L'Incrociatore Aurora è in cantiere per restauro», mi dice Juri, il giornalista della Novostl che mi accompagna. Il nostro albergo é sull'Isola di Vasili), nel delta della Neva; è nuovo, funzionale e molto pulito; è frequentato dai finlandesi che vengono qui a trascorrere il «fine settimana della vodka... Anche i ragazzi sui quindici anni si ubriacano con tristezza; ma quei due che mi avvicinano al bar sono giganti barbuti con stivali di pelle di renna; cantano con voci baritonali e vogliono brindare con me. Saranno boscaioli o pastori di renne. Infine anche loro posano la testa sul tavolo e st addormentano. La finestra della camera dà sul mare, ma mare cielo e riva hanno un unico colore bianco; il vento muove la neve qua spazzandola via, là accumulandola. Il Golfo di Finlandia è gelato in tutta la sua estensione e si potrebbe camminare su di esso da riva a riva. Dietro il sole pallido e rósso la crosta di chioccio si rimuove e si alza come a formare un argine di macigni: dietro la sagoma del rompighiaccio passano tre navi; scendono lentamente e dopo il ohtacchio si richiude. Mario Risoni Stern 1 Mosca. Accanto a un monastero, alla peri feri a della capitale: questo rigido inverno ha fatto gelare in Urss anche i fiumi meridionali (Team)