Con Ronconi 6 ore d'angoscia e di fascino

Con Ronconi 6 ore d'angoscia e di fascino Ha debuttato a Prato «La commedia della seduzione» di Schnitzler interpretata da 23 attori Con Ronconi 6 ore d'angoscia e di fascino DAL NOSTRO INVIATO PRATO — Con la Commedia della seduzione di Arthur Schnitzler andata In scena l'altra sera al Metastasio di Prato, Luca Ronconi ha realizzato forse 11 suo progetto più ambizioso: quello di rappresentare teatralmente l'apocalisse del vecchio mondo e la genesi della grande crisi in cui, da 70 anni circa, siamo Immersi. E lo ha fatto con uno spettacolo imponente e severo, opprimente e rigoroso, angoscioso e affascinante: 6 ore di durata complessiva (4 per la recitazione e 2 per i lunghi cambi di scena) affidate, oltre che ad una validissima équipe di scenotecnici e Illuminotecnici, a 23 attori di varia anagrafe e provenienza. Non tento neppure di riassumervi l'intreccio proliferante della commedia, scritta dal drammaturgo austriaco nel 1924 e ambientata nella Vienna del 1914, ad un passo dallo scoppio della guerra. Dirò soltanto che intorno a tre esemplari destini femminili — dell'aristocratica Aurelio, dell'altoborghese Judith, della piccoloborghese Seraphine — si sviluppa, per strategie rigorosamente simmetriche, la celebrazione dell'amore non già come morale e psicologia: o, nel migliore del casi, come cieco tunnel, come buio labirinto, al di la del quale si spera di sfociare verso la luce della tanto rincorsa libertà individuale dalle convenzioni, dai pregiudizi, dai luoghi comuni del tetro buonsenso. Ronconi ha concepito le tre storie come tre momenti di Un rituale simbolico, astratto, altamente formalizzato. Nel primo atto le tre storie s'intrecciano nel parco del principe di Perosa, a Vienna, durante un gran ballo, la notte del primo maggio. Nulla di naturalistico, di verisimile in scena: all'opposto, un'estrema stilizzazione dello spazio, che due altissime cortine di broccato nero, quasi un sipario oltre il sipario, di continuo recingono e delimitano: e dietro, lo stagno-piscina del parco, con la sua acqua salmastra, la passerella pensile, l'orologio ad acqua Immenso, una sfinge e un obelisco di pietra compaiono e scompaiono, mossi da argani silenziosi, in una luce spettrale. I personaggi, nel muovere le spesse cortine, si incrocia¬ no e rincorrono, protestano 11 loro amore, anelano, trepidano, cedono allo sconforto, ma sempre in cadenze, di parola e gesto, assai rallentate, qua-' si volessero spremerne tutta ! la virtualità allusiva. Tre interni nel secondo atto: il boudoir della nobile Aurelle ritratta da un pitto¬ re, 11 salone scuro di un ricco finanziere cognato di Judith, e 11 salotto modesto ma solare della casa di Sèraphlne. Stavolta è soprattutto la luce a ritagliare gli spazi del personaggi, mentre la crisi delle tre donne matura o esplode: Aurelle rifiutata dal solo del tre pretendenti che amava, cede all'Insensata corsa ad ogni esperienza; Judith assistè Impotente alla morte del cognato suicida, tramata dalla sorella Julia, senza potergli confessare 11 proprio amore; Sèraphlne sola sembra volersi emancipare da qualunque legame, pur cedendo per tenerezza al seduttore di turno. Il terzo atto si svolge In una spiaggia alla moda della Danimarca: tre mesi dopo. I personaggi si ritrovano 11, come fantasmi chiamati all'estremo appello da un Destino lucidamente persecutore, che li stringe nelle sue spire. Ronconi qui sigla uno del suoi capolavori di rarefazione, uno di quei suol canoni bachlanl di parola e silenzio, mentre 1 gesti si incidono nell'aria spietati, quasi la Incrinano. C'è un lembo di mare In scena, c'è un molo d'albergo, ci sono le barche come piccole zattere di legno quadrato (le scene sono di Margherita Palli, 1 costumi di Carlo Diappi, gli accordi musicali di Paolo Terni). Aurelle, raggiunta finalmente dall'amato che l'aveva respinta, comprende Infine che ambedue non sono all'altezza di un amore assoluto, e si inabissa con lui nelle acque; Judith fugge verso un ignoto futuro, dopo essersi concessa, In sterile pedaggio, al seduttore; sola Sèraphlne, che ha un figlio dello stesso In grembo, pare avviarsi a un domani affrancato. L'atmosfera è di una spossatezza da fine del mondo, la luce lattea è quella di un'eclissl definitiva. Impossibile per ragioni di spazio rendere conto della prestazione di tutti gli interpreti. Maddalena Crippa mette a segno la più matura affermazione della sua giovane carriera nella sterile febbre di moderna Amazzone della sua imperiosa Aurelle; Della Boccardo è una Sèraphlne di sorprendente sospensione e tenerezza; aspra e vibrante Gabriella Zamparlnl come Judith. Ma occr v almeno citare l'Impettito principe Arduin del sempre nitido Mauro Avogadro; il tormentato Falkenlr (è lui l'amante Indeciso) di Werner Bentivegna, che Ronconi ad ogni Incontro galvanizza; l'accorato poeta Doehl di Lino Capollcchlo, la guizzante Julia di Anita Bertolucci. In chiave di allucinato espressionismo, alla Otto Dix. Una conferma quella dell'orgoglioso Erplchlni, dell'ironico Piperno: una bella sorpresa quella del giovane Massimo Popollzio, che ha sulle spalle il ruolo immane dell'.accoucher- del seduttore Max di cristallina fatuità viennese. Guido Davico Bonino Il regista ha realizzato il suo progetto più ambizioso: rappresentare l'apocalisse del vecchio mondo e la nascita dell'attuale crisi. Attraverso tre figure femminili l'autore celebra l'amore come cieco tunnel Bentivegna e la Crìppa nella commedia di Schnit/.ler: amore a Vienna prima della Grande guerra

Luoghi citati: Danimarca, Perosa, Prato, Vienna