Taranto trema per l'acciaio (può perdere 7 mila posti)

Taranto trema per Faccialo (può perdere 7 mila posti) LA SCURE CEE GRAVA SULLA SIDERURGIA Taranto trema per Faccialo (può perdere 7 mila posti) ROMA — Per l'Italia si preannunci più difficile del previsto II vertice comunitario sull'acciaio che si dovrebbe tenere II 26 marzo a Bruxelles. Fissata Inizialmente per 11 5, cioè oggi, la riunione è stata rinviata perché tra 1 Dieci non sembrano esistere ancora i margini per raggiungere un'intesa. Il motivo del contendere appare sempre lo stesso: la richiesta, da parte di alcuni membri della Cee, di nuovi tagli alla capacità produttiva E il Paese più penalizzato risulterebbe proprio l'Italia, alla quale, è questa la novità più preoccupante, verrebbe chiesto di sacrificare due vecchi laminatoi dell'Impianto siderurgico di Bagnoli (uno per travi e uno per prodotti piatti). SI tratta di una richiesta difficilmente accettabile visto che i due laminatoi, anche se attualmente pressoché fermi, servono alla Finslder per poter portare Bagnoli a regime, cioè per raggiungere entro quest'anno 12 milioni di tonnellate di capacità produttiva previsti, contro l'attuale milione e 200 mila. A sollecitare ulteriori tagli sarebbero la Germania e l'Inghilterra che premono anche affinché non sia prorogato per un altro anno il regime degli aiuti che scade U 31 dicembre, In modo da tornare al Ubero mercato. Italia e Francia chiedono, invece, che gli aiuti statali alle Imprese durino anche nell'86. DAL NOSTRO INVIATO TARANTO — Questa capitale Italiana dell'acciaio è una città piena di contraddizioni. Esulta per il successo del optano di miglioramento dei risultati operativi' dell'acciaieria e si sente schiacciata dalla minaccia di un taglio nella produzione con conseguente perdita di posti di lavoro. Lo stabilimento dell'Italsider è tra 1 primi del mondo per tecnologia e organizzazione, ma il suo turn over è fermo, se ne vanno gli anziani e non entrano 1 giovani a sostituirli. E nella provincia ci sono 45 mila disoccupati, del quali più della metà In età giovanile. Alla notizia che circola In questi giorni nell'ambito comunitario (non è ancora una richiesta ufficiale), secondo la quale la Cee sarebbe orientata a chiedere un ulteriore drastico taglio alla produzione di acciaio a Taranto, la città e la stessa Italslder si dimostrano decise a ribellarsi. Cosimo D'Anùria, segretario della Cisl, afferma: «Lo stabilimento siderurgico ha già pagato un suo prezzo alla crisi attraverso i prepensionamenti — circa 4 mila posti tra fabbrica e indotto — e la fermata di un treno lamiere. Ora che è stata imboccata la strada del risanamento non si può pretendere di mandare tutto per orla». Le pubbliche relazioni del l'azienda sottolineano che la fermata di un treno nastri, come sembra si orienti la richiesta, significherebbe perdere più di 7 mila posti di la19.700 attualmente perchè non si fermerebbe solo questo settore, ma ne andrebbero ridotti altri, a monte e a valle, per le forniture del materiali e per le spedizioni. 'Sarebbe — si dice — una cosa gravissima, che ci metterebbe in ginocchio; e anclie assurda, perché l'Italia è importatrice di coils, lo stesso materiale prodotto dal treno che si vorrebbe fermare'. Il plano per migliorare 1 risultati operativi è in atto dal 1981. Questi risultati sono eccellenti: la produttività è aumentata del 10% e del 21 la percentuale dell'acciaio colato in continuo, mentre 1 consumi energetici globali sono diminuiti del 12%. In sintesi il costo dei prodotti, coils e lamiere, è stato ridotto di 36,5 lire per chilo al valore della lira neli'80. A questi successi si affianca uno slancio verso miglioramenti futuri. E' in atto un plano di investimenti per oltre mille miliardi col quale si sta realizzando un nuovo Impianto, quello della quinta colata continua, che consentirà una ulteriore diminuzione dei costi. Nasce come gemello di uno costruito In Giappone e rappresenterà 11 massimo dell'efficienza produttiva al mondo nel settorte dell'acciaio. Nell'area tarantina lo stabilimento Italslder rappresenta una realtà lmponen- te: copre 1500 ettari, ha al suo interno 200 chilometri di ferrovie, altrettanti di nastri trasportatori, un porto privato capace di accogliere piroscafi da 300 mila tonnellate e con un movimento di 1200 navi all'anno. La sua capacità produttiva sarebbe di 11,5 milioni di tonnellate di acciaio annue, ma le limitazioni Cee costringono a contenerla in 8,8 milioni 0984), che è la quota massima finora raggiunta. Imporre a Taranto il taglio di uno del due treni nastri significherebbe dare una mazzata oltre che all'ltalslder alla città, perché l'acciaio è in pratica l'unica risorsa cittadina. La seconda azienda, dopo l'acciaieria, è l'Arsenale che ha circa tremila dipendenti, ma la sua è una semplice vegetazione di tipo assistenziale. SI limita a fare solo piccole riparazioni e la maggior parte dei lavori li fa eseguire fuori. Oli mancano organizzazione e slancio operativo, resta un simbolo della Taranto d'una volta. La terza azienda per numero di dipendenti è la privata Bclleli, 1100 operai, che opera nel settore delle centrali termoelettriche e delle piattaforme marine. Ma, nonostante la sua validità imprenditoriale, ha 300 unità in cassa Integrazione. •Ci stiamo battendo per svegliare l'iniziativa pubblica — dice Vittorio Angelici segretario aggiunto della Cisl —. L'amministrazione comunale, un pentapartito con il pei al posto della de, sa piti perdere occasioni che trovarne. Da due anni ha costruito 840 alloggi dell'edilizia economica residenziale col piano Cipe e ancora non li assegna, sebbene ci siano in città 3 mila sfratti esecutivi, perché non ha provveduto alla urbanizzazione dell'area. Da due anni è poi assegnatario di un altro piano Cipe di 25 miliardi per 400 alloggi e ancora non sono stati fatti gli appalti: Remo Lugli Taranto toma a tremare per l'acciaio: rischiano di saltare migliaia di posti. Nella foto, una visione del centro siderurgico

Persone citate: Cosimo D'anùria, Remo Lugli