Capi della guerriglia anti-lsraele uccisi da una bomba nel Libano Sud di Robert Fisk

Capi della guerriglia anti-lsraele uccisi da una bomba nel Libane Sud A Maarakeh, il villaggio sciita rastrellato sabato dagli occupanti Capi della guerriglia anti-lsraele uccisi da una bomba nel Libane Sud Quindici morti, una ventina di feriti - L'ordigno nell'ufficio di Khalil Jeradi, che domenica minacciò di portare la guerra in territorio nemico - Al piano inferiore c'è una moschea, il soffitto è crollato sui fedeli - La resistenza: è stata Gerusalemme NOSTRO 6EHVIZIO MAARAKEH — La guerriglia contro l'esercito d'occupazione israeliano nel Libano Sud ha assunto ieri una nuova, spaventosa dimensione. Praticamente 24 ore dopo che le truppe di Gerusalemme avevano concluso il grande rastrellamento di Maarakeh, divenuto negli ultimi tempi una centrale dei guerriglieri, una bomba accuratamente nascosta è esplosa nell'ufficio del leader della resistenza del villaggio durante una riunione, uccidendoli quasi tutti. Khalil Jeradi e Mohammed Saad, due figure di primo piano nel movimento di guerriglia che soltanto domenica aveva minacciato di portare la guerra in Israele, sono tra le vittime. L'ordigno era stato nascosto sotto un divano nell'ufficio di Jeradi, sopra la moschea, quello stesso divano sul quale il giorno precedente io e altri giornalisti stranieri ci eravamo seduti per una conferenza stampa. Gli effetti sono stati devastanti, raccapriccianti. Parte del soffitto della moschea è crollato sui fedeli, i capi della guerrìglia sono stati dilaniati dallo scoppio. Un'ora dopo, c'erano ancora brandelli di carne sui rottami contorti dei mobili; accanto a una vicina moschea, i cadaveri orrendamente mutilati di altri sei uomini, parzialmente nascosti da coperte. Quasi tutti gli uomini del contingente francese della Forza Onu nel Libano Sud, die ha il quartier generale vicino a Maarakeh, è accorso ?iel villaggio per scavare tra le macerie e trattenere, con le armi incrociate, centinaia di uomini e donne urlanti che cercavano di entrare. Molti militari francesi erano visibilmente scossi, spingevano i giornalisti a vedere i cadaveri, dicevano parole di confor- to agli abitanti. Al tramonto, i corpi di almeno 15 vittime (alcune civili) erano stati recuperati. I francesi hanno anche chiamato i loro artificieri da Naqura; un tenente ha raccolto i pezzi di un congegno elettrico dal quale uscivano spessi cavi che può aver fatto parte della bomba. Mi ha mostrato pezzi di metallo su uno del quali era incisa la scritta: «Minnesota Mining Company». Era stato fabbricato in Germania Ovest. «Questa è opera di Israele — ha gridato davanti alla moschea uno del colleghi feriti di Jeradi — i soldati israeliani hanno messo la bomba prima di lasciare Maarakeh». La strage del vertice della guerriglia a Maarakeh, chia¬ ramente, non è più crudele delle uccisioni di tanti soldati israeliani nel Libano Sud, e il lutto di questo villaggio libanese non è diverso da altri lutti. Ora qui c'è una guerriglia spietata, senza esclusione di colpi, e, come ha detto ieri un simpatizzante, «questa gente si è aspettata la morte ad ogni minuto della sua esistenza». A Maarakeh, povero villaggio sciita, ieri mattina uomini e donne sedevano allineati davanti alle loro case, la testa china, molti in lacrime. Alcune donne alzavano le braccia in quel gesto rituale di disperazione che in Libano si fa davanti agli stranieri. Un uomo molto vicino al movimento della resistenza libanese (l'espressione «molto vici¬ no» è diventata un eufemismo corrente qui, come in Israele lo è diventata la frase cuna fonte militare») ha detto, dopo avere visto i corpi dei suoi amici: «Adesso non ci sono più dubbi. Nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore ci sarà un attentato in Galilea. Questa è una dichiarazione dì guerra». Ieri, dopo, lo scoppio, aerei israeliani hanno sorvolato a bassa quota le colline del Libano Sud, e Mercedes senza targa con uomini in borgltese del Shin Bct, i servizi d'informazione, hanno percorso la strada co-, stiera. Ma gli israeliani non si sono avventurati intorno a Maarakeh. Soltanto all'ospedale Jebel Amai di Tiro, dove sono stati portati molti feriti (in tuvsaleelmspbrerebesacuuilchSAte tutto una ventina), si è fatta vedere una pattuglia di Gerusalemme. Per il trasporto del-, le vittime sono intervenuti gli elicotteri italiani. A Beirut, lo shelkh Mohammed Mehdi Shamseddin, capo spirituale degli sciiti del Libano, ita detto in una conferenza stampa che tutti i correligionari del Paese dovrebbero muovere una «guerra santa di difesa» contro l'occupazione israeliana. In un'altra conferenza stampa, il leader sciita Nabih Beni,' che è ministro per il Libano Sud e capo della milizia Amai, lia confermato la-morte di Jeradi e Saad. Robert Fisk Copyright «Times Newpapers» e per l'Itali» tU Stampa» Maarakeh. 1 corpi di alcune delle vittime della bomba fatta scoppiare ieri mattina all'interno della moschea (Telefoto)

Persone citate: Khalil Jeradi, Mohammed Mehdi Shamseddin, Mohammed Saad