Craxi: a Reagan dirò... di Gianfranco Piazzesi

Craxi: a Reagan dirò... Il presidente del Consiglio oggi alla Casa Bianca Craxi: a Reagan dirò... Scudo spaziale: l'Italia non contesterà la ricerca, ma un parere definitivo lo darà quando ne conoscerà efficacia, costi, convenienza politica - Medio Oriente: incoraggiare le iniziative di Hussein e Arafat - America Latina: libertà ovunque, senza eccezioni - Il dollaro e l'interscambio con gli Usa DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Nell'ottobre del 1983 Bettino Craxi era venuto negli Stati Uniti soprattutto per farsi conoscere; questa volta si presenta dinanzi a Reagan come un interlocutore, che ascolterà 11 presidente americano con l'attenzione che merita, ma che Intende anche farsi ascoltare. Durante la lunga marcia di trasferimento da Roma a New York (via Montevldeo), il presidente del Consiglio ha parlato In più di un'occasione con 1 giornalisti e, dopo le anticipazioni di sabato scorso, slamo ormai In grado di offrire un quadro completo delle sue intenzioni e dei suoi convincimenti. Craxi dirà agli americani che nel mondo contemporaneo è ormai impossibile distinguere tra questioni militari, politiche e economiche; tutti questi problemi vanno affrontati e risolti contestualmente, se si vuole che le alleanze durino e si rinsaldino. Oggi, per esempio, sul plano militare ha un interesse preminente quel programma spaziale americano per la difesa contro i missili, ormal noto sotto il nome di •guerre stellari». A Reagan, che chiede agli alleati europei di pronunciarsi per un si o un no su questo argomento, Craxi risponderà partendo da una precisa premessa. Allo stato dei fatti, non esiste un progetto americano su cui pronunciarsi, visto che passeranno almeno tre anni prima che gli scienziati degli Stati Uniti dicano esattamente se questo «scudo spaziale» è realizzabile. In questi tre anni, all'Italia non conviene contestare questa fase di ricerca. Un parere vincolante e definiti¬ vo sarà possibile solo quando verranno accertate con precisione l'efficacia, 1 costi finanziari e la convenienza politica di un progetto tanto ambizioso e oneroso. D'altronde, ha osservato Craxi, un diverso atteggiamento non porterebbe a niente: visto che gli americani sono decisi a fare questa ricerca e non si lascerebbero certamente convincere dagli europei o dal sovietici a rinunciarvi. Dunque nessuna prevenzione, ma neanche un impegno preventivo. Sulle «guerre spaziali» Craxi sarà soprattutto un ascoltatore; ma al momento di affrontare i temi politici ha intenzione di dire la sua, almeno su tre argomenti. «Dopo essere tornati a Ginevra al tavolo del negosiato — dice Craxi — occorre assolutamente non interrompere di nuovo le trattative. Dunque niente pregiudiziale. Per il momento è importante instaurare un clima di fiducia e rendersi conto che i risultati positivi non posso- no venire subito*. A suo tempo criticato, in Italia e all'estero, per le sue pur caute aperture sulla . questione palestinese, Craxi farà osservare a Reagan che in quell'area di importanza vitale qualcosa si è mosso proprio nel senso da lui auspicato. Il recente incontro tra Arafat e Hussein lo sta a dimostrare. Ora, secondo Craxi, è il momento di insistere, di rincoraggiare il movimento*, di ^lavorare per un clima di maggiore comunicabilità*. Da parte Italiana si ritiene che su questi due punti Reagan e Craxi si troveranno certamente d'accordo; non si escludono Invece divergenze di vedute sul terzo argomento di conversazione. Parlando dell'America Latina, Craxi, persino con noi giornalisti, ha Infatti usato termini assai poco diplomatici. Il presidente del Consiglio non ha fatto alcuna concessione a Ortega, 11 comandante del sandinisti, anzi gli ha fatto realisticamente capire che la guerriglia nel suo Paese è ormai una realtà, e se lui non riesce a liquidarla militarmente, non gli resta che scendere a trattative con gli oppositori. Ma con la stessa franchezza dirà a Reagan che .l'Occidente dei Paesi liberi non può restare insensibile alla mancama delle libertà. Su questo punto non st possono fare eccezioni. In America Latina i governi militari debbono andarsene, dovunque sono ancora insediati. Oltretutto, dovunque hanno fallito. Il caso più clamoroso e urgente è rappresentato dal Cile: occorre auspicare al più presto libere elezioni per il popolo cileno*. A questo punto chi scrive ha chiesto al presidente che cosa a suo giudizio dovrebbero fare gli Stati Uniti. Craxi ha risposto: 'Ciascuno, a cominciare dall'America, faccia quello che può*. Reagan, ovviamente, potrebbe fare molto. Ma raccoglierà questo appello che il presidente del Consiglio italiano intende rivolgergli con Insolita franchezza? Ciò non è affatto certo. Almeno per il momento divergono le opinioni anche in materia economica. Questa volta non sarà certo Craxi a sollevare la questione dell'Interscambio commerciale fra Italia e Stati Uniti, visto che le nostre esportazioni sono salite dal 7 al 13 per cento. Ma può essere il presidente americano a ricordare che questo passo in avanti è dovuto non soltanto alla bontà dei prodotti made in Italy, ma anche (e soprattutto) al rialzo del dollaro. Craxi invece insisterà sugli aspetti negativi della sopravvalutazione della moneta americana, chiedendo una 'Collaborazione più attiva e coerente fra Europa e Stati Uniti*, vale a dire un'azione calmleratrice a cui partecipi, oltre alle banche centrali europee, anche quella degli Stati Uniti. Reagan invece, su questo argomento, è stato finora di tutt'altro parere. Craxi spera di trovare su molti punti un pieno accordo con il presidente americano e, nel casi più controversi, quanto meno dì ridurre l'area del dissenso. Le conversazioni, comunque, si dovrebbero svolgere in un clima di grande franchezza e di stima reciproca. Non è poi tanto difficile restare, nel confronti degli Stati Uniti, un alleato leale, senza bisogno di essere servile. Gianfranco Piazzesi