Cile, tenibile precedente nel '60 di Lorenzo Casertano

Cile, tenibile precedente nel W Il Paese è sjiua& ip una zona soggetta a estesi moviment>.sjsjwei J Cile, tenibile precedente nel W Tra il 21 e il 25 maggio di quell'anno tre scosse provocarono migliaia di vittime Il Cile, colpito dal violento terremoto delle 19,30 locali di domenica 3 marzo, facente parte del cosiddetto «circolo di fuoco circumpacifico», è una zona ad alta sismicità, per numero ed intensità dei terremoti, caratterizzati, qualche volta, anche da elevate profondità ipocentrali. Anzi l'unica regione in cui si rilevano le massime profondità dei terremoti (fino a 700 chilometri) è proprio quella formata dal Cile e dall'Argentina. L'osservazione dei fenomeni accompagnanti i terremoti cileni ha dato sempre notevoli contributi allo sviluppo della scienza sismologica, cominciando dal terremoto di Concepción del 20 febbraio 1835 quando Charles Darwin mise in evidenza, per la prima volta, il sollevamento del suolo in connessione con i moti sismici. Fu, però, la crisi sismica del maggio 1960 che, per la sua eccezionale estensione nel tempo e nello spazio e per la elevata intensità, forni i maggiori contributi anche per la conoscenza delle caratteristiche fisiche del globo terrestre. La crisi cominciò intorno alle sei locali del 21 maggio 1960, con un terremoto di magnitudo 7,5 ed ipocentro piuttosto superi iciale (sui 30-40 chilometri) localizzato nell'Oceano Pacifico a circa venti chilometri dalla città di Concepción prima citata e situata alla latitudine Sud di 36 gradi e 40 primi. Erano in pieno sviluppo le repliche di questo sismo quando se ne ebbe un altro alle ore 15,10 del 22 maggio, di magnitudo circa 9 (cioè una delle massime finora calcolate) con ipo- centro sempre in mare, però a circa 400 chilometri a Sud del precedente. Il fatto che il sismo fu preceduto di un quarto d'ora da altro meno intenso però nella stessa zona epicentrale per cui tutta la popolazione valida si era riversata sulle strade e che era domenica pomeriggio limitò il numero delle vittime umane a poche migliaia. In altre condizioni avrebbero potuto essere di decine di migliaia. Alle repliche che si susseguivano regolarmente si aggiunse alle ore 4,35 del 25 maggio un altro terremoto di magnitudo 7 ed ipocentro in mare, spostato di altri 700 chilometri più a Sud. Tutta la crisi fu accompagnata dalle manifestazioni più varie: da estesi franamenti alle cosiddette -fontane dei terremoti»; da un potente maremoto ad una eruzione vulcanica. I franamenti provocarono, fra l'altro, diverse ostruzioni durate anche tre mesi degli emissari dei molti laghi caratteristici della regione. Quando per l'aumento della pressione idrostatica dei laghi si ripristinarono di volta in volta i corsi del fiumi non mancarono allagamenti delle zone interessate e dei centri abitati più vicini. Vengono indicate come fontane dei terremoti» quel getti di acqua, che durano anche alcune ore, e che accompagnano alcuni violenti terremoti. Lo studio dì quelle osservate in Cile nel 1960 permise di Indicare, per la prima volta, il corretto meccanismo di formazione e riconosciuto nel fatto che le onde sismiche di compressione possono provocare un improvviso aumento della pressione artesiana della falda freatica, che può a sua volta causare la rottura dello strato sovrastante relativamente impermeabile, e da qui il getto d'acqua più o meno continuo. Anche il sismo del 22 maggio produsse, come molti altri sismi cileni, un potente maremoto. Sulle coste cilene comparvero onde alte anche dieci metri e in un villaggio del Sud su 700 case ne rimasero in piedi dopo 11 maremoto soltanto tre. Molte furono le vittime umane che Imprudentemente avevano voluto rioccupare le zone costiere prima dell'arrivo dell'onda di ritorno. I danni maggiori, e anche le perdite di vite umane, si registrarono nelle isole Hawaii e in Giappone i cui abitanti furono colti quasi di sorpresa nonostante che le autorità cilene avessero provveduto tempestivamente a dare il prescritto allarme e che la velocità di propagazione delle onde fosse quella normale (circa 700 chilometri all'ora) in simili occasioni. I danni materiali in Giappone superarono i cinque milioni di dollari. II dato scientifico più interessante fu ricavato successivamente alla crisi. Infatti i sismografi di tutto il mondo continuarono a registrare gli effetti dei terremoti cileni anche dopo un mese. Questi effetti furono attribuiti alle onde libere della Terra. Dopo l'urto provocato dal terremoto più violento, la Terra si mise ad oscillare liberamente come vibra, per qualche tempo, una campana colpita dal battacchlo o da qualsiasi altro corpo. I grandi terremoti successivi, prodottisi In diverse parti del mondo, hanno confermato questa Interpretazione e hanno permesso anche di ricavare le caratteristiche fisiche della Terra e delle sue stratificazioni. .Nonostante i vantaggi scientifici che possono trarsi da questi fenomeni è vivamente augurabile che il terremoto di domenica sera sia una manifestazione normale che si esaurisca con le sue regole e che non sia l'inizio di una crisi simile a quella del I960. Lorenzo Casertano

Persone citate: Charles Darwin

Luoghi citati: Argentina, Cile, Giappone, Hawaii