Forse sarà il revival ma i vecchi trucchi son più di Spielberg di Gianni Rondolino

Forse sarà il revival ma i vecchi trucchi son più di Spielberg Dopo gli Effetti speciali a Berlino Forse sarà il revival ma i vecchi trucchi son più di Spielberg BERLINO — E' fin troppo facile, persln banale, paragonare Berlino, città post-moderna per antonomasia, alla città fantascientifica di Metropolis di Frltz Lang, in cui convivono drammaticamente passato e futuro, cultura umanistica e tecnologia disumana, sentimentalismo romantico e intellettualismo cinico. E tuttavia, percorrendo nei giorni scorsi l'affollato KurfUrstendamm, 11 richiamo al mitico film di Lang era immediato, addirittura obbligatorio. In una sala cinematografica la gente accorreva a vedere la nuova versione di Metropolis curata da Giorgio Moroder; a pochi passi di distanza, in un'altra sala, la folla si assiepava per godersi 1 vecchi film presentati nell'ampia rassegna retrospettiva dedicata agli «Effetti speciali», fra cui ovviamente Metropolis faceva bella mostra di sé; pochi passi ancora e, all'ultimo piano di un grande magazzino, altra folla, soprattutto di bambini e ragazzi, si aggirava fra gli oggetti, i disegni, i modellini e le fotografie della mostra sugli «Effetti speciali», e di nuovo Metropolis costituiva un elemento di richiamo. Insomma, ai margini del Festival cinematografico di Berlino, una diversa ma complementare Berlino cinematografica si mostrava attraverso i mille volti d'uno spettacolo che mescolava realtà e fantasia, riproduzione e invenzione, e soprattutto «effetti speciali» Non v'è dubbio infatti che la grande rassegna dedicata dal Festival di Berlino ai cosiddetti «effetti speciali», che oggi costituiscono gran parte del fascino spettacolare del cinema americano e in parte anche europeo (si pensi alla Storia infinita), ha riproposto la questione centrale della tecnica e del linguaggio cinematografico in funzione dei suoi risultati fantastici. Fin dove, cioè, è possibile coniugare la fantasia con la tecnologia, o meglio fin dove le nuove possibilità tecniche di manipolazione del reale possono spingersi senza smarrire per strada i caratteri fondamentali della più genuina e autentica fantasia. I molti film della Retrospettiva — dalle operine fantasmagoriche del pioniere Méliès allo Studente di Praga di Rye, dal Monde perduto di Hoyt alla Fine del mondo di Gance, dal King Kong di Cooper e Shoedsack al Nuovo Gulliver di Ptushko, dal Mago di Oz di Fleming al Munchhausen di Von Baky. dall'Or/eo di Cocteau agli Uccelli di Hitchcock, da Mary Poppins di Disney a 2001 di Kubrick ai grandi film fantascientifici di Lucas e di Spielberg — hanno In parte risposto a queste domande. Ne è venuto fuori un quadro non soltanto affascinante, ma anche complesso e spesso contraddittorio. Perché, se è vero che di fronte a Guerre stellari 0 ad Alien si rimane colpiti, persino, estasiati, dagli effetti spettacolari e drammatici ottenuti con le nuove tecnologie, è altrettanto vero che 1 vecchi trucchi di Méliès, le invenzioni originali di Cocteau, gli infantilismi favolistici di Ptushko, 1 goffi mostri di Cooper e Schoedsack, sprigionano ancor oggi una carica di «poesia fantastica» che riesce a commuoverci. Gianni Rondolino

Luoghi citati: Berlino, Praga