Borletti resta detenuto « Sufficienti gli indizi » di Marzio Fabbri

Borletti resta detenuto « Sufficienti cpli indizi » Tribunale della libertà dice no ai difensori Borletti resta detenuto « Sufficienti cpli indizi » MILANO — Il tribunale della libertà ha respinto le richieste formulate dai difensori del principali Imputati arrestati dopo il .pentimento» di Angelo Epaminonda, giudicando ordini e mandati di cattura correttamente formulati e sufficientemente motivati mentre gli indizi di presunta colpevolezza sarebbero sufficienti a giustificare 10 stato di detenzione. Rimangono dunque in carcere, tra gli altri, il conte Giorgio Borletti dell'Acqua e 11 maresciallo della Polizia di Stato Ennio Gregolin, entrambi accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il sottufficiale deve anche rispondere di favoreggiamento e corruzione In quanto Epaminonda avrebbe raccontato che gli versava due milioni al mese, diventati tre negli ultimi tempi, per ottenere informazioni sufficienti per sfuggire alla cattura. Interrogato dagli Inquirenti 11 maresciallo ha sdegnosamente respinto l'accusa di essersi «venduto» al bandito ricordando Invece di essersi sempre battuto per cercare di mettergli le manette. Proprio questo suo accanimento contro Epaminonda avrebbe fatto maturare nel «tebano» la decisione di vendicarsi di lui. Gregolin ha raccontato di essere sulle piste di Epaminonda, allora poco più di un piccolo -balordo», sin dal 1968, quando era un piccolo spacciatore di cocaina mentre la moglie faceva la «clacson girl» in una via del centro cittadino. All'epoca Gregolin avrebbe cercato più volte di sorpren- dere Epaminonda in possesso di dosi di droga, senza peraltro mal riuscirci. Nel 1973, ha rievocato 11 sottufficiale, gli riuscì però di, arrestare la moglie del «tebano», trovata con 30 grammi di hashish. Fu in occasione di questo fatto che Epaminonda avrebbe giurato di farla pagare, presto o tardi, al poliziotto e di questa affermazione, fatta in pubblico In un bar di corso Europa a Milano, ci sarebbero dei testimoni. Malgrado questa ricostruzione il tribunale della libertà ha ritenuto che, oltre alle indicazioni di Epaminonda, esisterebbero a carico di Gregolin sufficienti elementi di colpevolezza. La stessa formula è stata usata per 11 conte Borletti aggiungendo che lo stato di detenzione è giustificato dalla gravità delle accuse a suo carico, per le quali, tra l'altro, Il mandato di cattura è obbligatorio. Diversa la posizione dell'agente di polizia Giorgio Toccl che, interrogato dagli inquirenti, avrebbe ammesso tutto quello che Epaminonda ha raccontato. In particolare ha detto che, dietro la promessa di due milioni al mese, accettò di consegnare due biglietti spediti dal «boss» a suol affiliati per avvertirli che all'origine del suo arresto c'erano le rivelazioni del «pentito» Parisi e per affida¬ re la gestione del gioco d'azzardo ad un fedelissimo. Inoltre l'agente ha ammesso di avere procurato al «tebano» una cena a base di aragosta e champagne rispettando anche l'indicazione del ristorante che 11 «boss» preferiva, «la Risacca» di via Marcona, a porta Vittoria, nel pressi del palazzo di giustizia. Le rivelazioni di Epaminonda interessano molto anche il giudice istruttore di Palermo Giovanni Falcone, uno del magistrati più impegnati sul fronte della lotta alla mafia. L'interrogatorio è coperto dal più stretto riserbo, ma non è difficile Indovinare che soprattutto al giudice siciliano interessa sapere quello che Epaminonda sa delle famiglie mafiose che fanno capo ad Alfredo Bono. Marzio Fabbri

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