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non sempre non sempre in buona compagnia UELL'inuerno, a Pari- ■" " ~~ ~ gi, le carrozze correvano sulla Senna ghiacciata. Tirava un vento gelido nei corridoi e nelle celle del collegio di Santa Barbara dove tre studenti avevano cominciato a riunirsi sotto la guida di un guerriero spagnolo che, ferito irrimediabilmente alle gambe, aveva deciso di trasferirsi dalla cavalleria mondana alla celeste. Da quelle conversazioni, da quelle penitenze fra Ignazio di Loyola, il navarrese Francesco Saverio e il savoiardo Pietro Fame stavano nascendo un'idea e un'istituzione della cui risonanza e fortuna non potevano essere coscienti essi medesimi. Nasceva la Compagnia di Gesù che, approvata una prima volta da Paolo III nel 1540 e definitivamente da Giulio III nel '50, si lanciò immediatamente alla conquista del mondo sotto le bandiere del Papa, in un'epoca in cui la sua potestà era più che mai contestata. Al seguito di quell'ometto storpio, fantastico, volitivo si posero rapidamente altre centinaia di giovani d'ogni parte d'Europa, e iniziava una vicenda ch'è una componente essenziale del mondo moderno; una vicenda su cui hanno lavorato da diversissimi punti di vista ammiratori e denigratori, attaccandosi chi alla genialità e all'eroismo, chi alle equivoche fonti del successo; interpretandola chi come un'e- saltazionene del cavera Chicome unocale dellela rinuncterra. Alla monel 1556• Compaggià un sono pisparsi ormall'Estremrano i loeducano ratori. Icando e ctre attiviGesuiti clicesimo stria, l'UpreservancalvinismCarlo Bo Scena del viaggio saltazione e un'affermazione del cattolicesimo e della vera Chiesa di Roma, chi come uno spostamento radicale delle basi cristiane dalla rinuncia al dominio della terra. Alla morte del fondatore, nel 1556, i soldati della • Compagnia di Gesù* sono già un migliaio; nel 1580 sono più di cinquemila, sparsi ormai dalle Americhe all'Estremo Oriente. Prosperano i loro collegi, in cui si educano futuri papi e imperatori. Insegnando, predicando e confessando (le loro tre attività fondamentali), i Gesuiti conservano al cattolicesimo la Polonia. l'Austria, l'Ungheria, la Baviera, preservano la Francia dal calvinismo. Lavorano con Carlo Borromeo, sono sulle LE donne nella vita di Giosuè. Nonostante il giudizio crociano, che .nemmeno il più acceso degli erotomani possa veder nelle donne cantate da Carducci donne reali., oggi sappiamo che dietro i classici nomi di Lidia, Lalage, Delia eccetera ci furono proprio crature vive che egli amò: Lina Piva e Adele Bergamini, e Dafne Gargiolli, per non parlare di Annie. Sola rimane fuori la povera legittima moglie Elvira, anche per la quale del resto un bene intenzionato biografo riesumò anni fa qualche versicelo giovanile di Giosuè, di rara bruttezza. Ma in luogo della Menicucci un'altra donna fu II II per diventare in gioventù la signora Carducci: e fu la .bruna dagli sguardi vellutati, delle .Risorse di San Miniato., la più estrosa e heiniana miscela di verità e poesia uscita mai dalla penna di Carducci, dove però il nome della bella è taciuto (.non sarà mai che abbandoni alla Annic Vivanti, la più famosa delle donne di Carducci devano in Portogallo e nelle colonie e li scaricò sulle spiagge di Civitavecchia, in casa loro. Seguirono il suo esempio ina via la Francia, la Spagna, gli Stati italiani; .L'arbor fatale che di rami annosi / tanta parte del del coperto avea i ...pur cadde alfin!. cantò il Farini alla notizia del breve Dominus et Redemptor con cui il mite Clemente XIV, ■spinto dal dovere di riportare la concordia nella Chiesa, persuaso che la Compagnia di Gesù non può più rendere i servizi per i quali era stata fondata, e per altre ragioni di esperienza e sapienza di governo che teniamo chiuse nell'animo., il 1° agosto del 1773 sinduceva a decretare lo scioglimento dell'ordine più prestigioso della sua Chiesa, del sostegno più potente del suo trono. Quasi solo la Prussia di Federico II, convinto che •nel proprio serraglio potevano starci benissimo anche le volpi., e la Russia di Caterina II .per una madornale distrazione del diavolo, lasciarono sopravvivere la Compagnia nei cinquantanni della sua soppressione, dispersione o clandestinità. Pio VII ne sancirà la restaurazione nel 1814, e i Gesuiti conosceranno immediatamente una fioritura quasi pari all'inizio: in trenfanni tornarono ad essere quattromila, e ventimila un secolo dopo. Raggiungeranno il massimo storico di di Sant'Ignazio in Terra Santa navi di Lepanto, esplorano la Cina, giungono a un passo dalla conversione del Giappone, conquistano le corti come cappellani di Enrico IV, di Luigi XIII, di Giacomo II, di Ferdinando II, di Filippo V, seguendo l'avviso del Loyola: quo universalius, eo divlnius. .quanto più dall'alto, tanto meglio'. E cosi avanti, in un'ascesa ininterrotta per più di cent'anni, poi in un assestamento sicuro fino all'ingresso nelle tempeste del XVIII secolo. Cominciò il Pombal nel 1750 a stancarsi della loro presenza, a dar credito ai sospetti, a metter gli occhi sui loro beni, a sbarazzarsi di un corpo estraneo e ingombrante. Imbarcò alla rinfusa su navi quanti risie- Il poeta le dedicò alcuni sonetti gio