Incontro con l'artista che ha scritto un manuale su come imparare l'arte dei colori e delle forme

Incontro con l'artista che ha scritto un manuale su come imparare l'arte dei colori e delle forme Incontro con l'artista che ha scritto un manuale su come imparare l'arte dei colori e delle forme Baj : con un cavalletto si può sempre dimostrare d'essere pittori MILANO — «La pittura è più duratura della tv», oppure: «La pittura consuma poca energia e non aumenta il disordine generale». Sono, secondo Enrico Baj, pittore, alcune delle buone ragioni per cui dovremmo quanti più è possibile dedicarci al dipingere. Ma: «Nell'arte d'oggi la preparazione è spesso una impreparazione»; nonché: «Pitturando si sporcano le mani». E cosi', tra incoraggiamento e disillusione, tra Artusi f«Sl prenda un foglio di carta... »> e transavanguardia Riecheggia parole come Transeuropa, Transatlantico, Transessuale»; Baj ha scritto un libretto, «Impariamo la pittura», duecento pagine, che la Rizzoli manda adesso in libreria ad inseguire lo straordinario successo di •Impariamo l'italiano» di Cesare Marchi, professore. Che si tratti, oltre che di manuali didattici e galatei artigianali e sintattici, anche di testi per il buon vivere? Questo del Baj certamente: «Forse che l'immaginazione potrà mai essere una questione di potere?». Lasciateci divertire, se possiamo, insomma. Come dire che si può dar lezione di buona saggezza lombarda anche attraverso lo scrupqlo di riuscire pratici. L'Artusi? Bravissimo, ma andate a trovare oggi i suoi ingredienti, e il suo tempo a di¬ l'urico Baj disegna «I funerali nel computer: come non lo è nella macchina fotografica». Ma è anche un campo completamente dilaniato, abitato da protagonisti «con licenza di uccidere. Dove cioè gli artisti possono fare di tutto: anche evadere da un conformismo in un altro conformismo, od andare a sprofondare in sabbie mobili poiché non c'è nessun terreno su cui consolidarsi. Abbiamo anche un quotidiano che puzza di provvisorio, che dà l'aria del provvisorio. Le fatiche, insomma, oggi si concepiscono e si ammirano solo per gli sport. In qual- sposizione per preparazioni e digestioni. Nei suoi trenta capitolettiricette f.Qenio e sregolatezza, Come procurarsi la tela, La pittura senza pennelli. Visita a una mostra d'arte e riflessioni che ne seguono. Come si fa un quadro oggi», eccetera) Baj invece non solo bada a che i materiali siano tutti rintracciabili ma, senza falsi pudori, dice anche marca e tipo di pennarelli, biro, pennelli, matite, bombolette spray, colori a olio, acrilici, acquerelli, pastelli (milleseicento sfumature), colle, fissativi, car¬ ta, tele, Cavalletti, solventi, resine e perfino passamanerie, meccani, forbici e chiodi. Non manca neanche il capitolo: 'Elogio degli stracci-, né la noterella di storia: «Le Muse inquietanti se ne andarono nel 1917 e a De Chirico non resiò che annoiarsi tutta la vita». Perché lo ' ha scritto? Il mondo contemporaneo dell'arte (*A reinventare la pittura ci pensano sempre più frequentemente i critici»; secondo Baj rappresenta ancora uno dei pochi linguaggi non computerizzàbili:. «La creatività non è immlssibile dell'anarchico Pinelli» (1972) siasi altra attività sono vituperatissime». I futuri assassini dell'arte, se impareranno a costruirsi sul paziente libretto di Baj le proprie personali panoplie da distruttori, da eversori, da ultimi di tutto, chissà invece che non ritrovino un certo buonsenso artigiano, un modo di essere individui fuori del mucchio. Come dire: al punto cui siamo con i professionisti, non ci resta che sperare nel dilettante ignoto? Baj, come sempre ottimista pessimista, ha scritto

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