Giovanni Mosca, Carlo Manzoni e il gruppo.del«I di Oreste Del Buono

Giovanni Mosca, Carlo Manzoni e il gruppo.del«I Giovanni Mosca, Carlo Manzoni e il gruppo.del«I In piedi sul tavolo c'era un ospite: il signor Veneranda che senza alzare la bandiera dell'antifascismo aveva ridicolizzato il costume e il linguaggio dell'Italia del regime: questo il ritratto che ci si fa dell'autore dei Ricordi di scuola. E, per finire, una famiglia piuttosto tranquilla, in cui erano ammesse compagnie niente affatto tranquille. Eccoli 11, gli amici di Mosca, raccolti in sala da pranzo sotto lo sguardo tollerante della signora Teresa. Campanile, che a un silenzio punteggiato di «tac» e «ehu» faceva seguire rapide e folgoranti battute. Guareschi, impacciato in una Milano cui non si era ancora abituato, dopo esservi giunto, secondo la leggenda, in bicicletta da Parma. Suzzati, che impettito in un abito blu sembrava ascoltare tutti ma in realtà non dava retta a nessuno perché intento a decifrare la trama di un certo tappeto, l'unica cosa che lo incuriosisse in tutta la casa. Longanesi, maligno e mordace verso un certo architetto con il monocolo e con una moglie non Irreprensibile. Metz, che recitava a voce alta i «sillogismi» preparati per la Il signor Venera prima pagina del Bertoldo. E Carlo Manzoni, Carletto Fildiferro, che «liberatosi dalle scarpe saliva sul tavolo da pranzo e si accingeva a declamare un'avventura del signor Veneranda». Carlo Manzoni deve essere stato, per i Mosca, uno degli ospiti più singolari a quelle riunioni del martedì sera; cosi come ha certo avuto un posto tutto suo nella vasta aneddotica del Bertoldo. Ma bisogna anche dire che il suo signor Veneranda è, del Bertoldo, uno dei lasciti più felici. Le sue storie si leggono, nell'edizione economica uscita da poco (BUR, pagine 248, lire 6.000) con il piacere dell'anticipazione e della reiterazione, con il gusto di ritrovare il protagonista sempre uguale a se stesso, quel gusto che. In un genere d'umorismo tutto diverso, danno i vezzi e i tic ripetuti all'infinito dei personaggi di Wodehouse. Eccolo 11, di episodio in episodio, sempre con le sue domande impertinenti e assurde, sempre pronto a inquietare, a sbalordire, a esasperare i suoi sfortunati interlocutori; sempre a sfida¬ nda disegnato da Carlo Manzoni re il luogo comune, l'ovvietà della conversazione quotidiana, i passaggi obbligati del linguaggio di ogni giorno. Oreste del Buono, nella lunga e a sua volta godibile introduzione al volumetto rizzoliano, osserva che Carletto Manzoni «ha sempre posto domande e fornito ri- Attenta ai brutti Cappuccetto Sta' tranquilla mamm incor Rosst a, ho

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