Speciale

Speciale Speciale PROUST gode di una fortuna postuma che è l'esatto contrario di quel che avrebbe desiderato. Avrebbe voluto che nessuno frugasse nei suoi manoscritti densi di correzioni, e non c'è giorno che non veda qualche sagace giapponese o qualche yankee volenteroso chiosare dottamente le minime varianti dei suoi «cahiers»; avrebbe voluto che i lettori lo cercassero soltanto in quella «grande ossatura incosciente» dell'opera che era per lui lo stile, e i lettori si sono invece gettati sulle pagine più romanzesche e meno edificanti della biografia che gli ha dedicato, con grande sapienza psicologica e dovizia di aneddoti, George Painter. Ma la miglior biografia di Proust, la più ricca di sorprese, la meno schematica, è quella costituita dalla sua «corrispondenza», che il grande specialista Philip Kolb sta pubblicando sistematicamente presso l'editore Plon dal 1970. Il volume più recente, il dodicesimo, che corrisponde al 1913, è di particolare interesse perché rimanda a un anno cruciale nella' vita di Proust: è l'anno in cui, dopo mille difficolta, vede la luce il primo volume della «Ricerca», ma è anche l'anno in cui Proust conosce sofferenze atroci, quando il suo autista e segretario Alfred Agostinelli si allontana bruscamente da lui ed elude tutti i suoi tentativi di richiamarlo a Parigi. Conte nei volumi precedenti, anche in questo Kolb raccoglie per la maggior parte lettere già pubblicate in precedenza ma, restaurandone il testo autentico, le illumina di luce nuova; molte pagine censurate o manipolate dai destinatari — la famiglia Bibesco ha il primato di'questo genere di interventi — tornano alla loro vera fisionomia, altre, in passato mal datate, diventano più comprensibili e significative grazie alla collocazione cronologica coi retta. Inoltre mille opportune citazioni da giornali dell'epoca e da libri oggi dimenticati chiariscono allusioni altrimenti destinate a restare per noi impenetrabili. La lettera che pubblichiamo qui è indirizzata a Jacques Copuli; questi, come direttore della Nouvelle Kevue Francese, aveva rifiutato, poche settimane prima, di pubblicare sulla sua rivista qualche estratto del romanzo di Proust. Dopo un momento di freddezza, le relazioni tra i due erano tornate cordiali, e Copeau — con notevole faccia tosta — aveva chiesto allo scrittore un contributo finanziario per un teatro che voleva fondare. La risposta di Proust è positiva, e si accompagna a qualche interessante precisazione teorica. Nel passo che, per ragioni di spazio, abbiamo omesso, Proust elenca lutti gli amici ricchi che ha cercato, invano, di coinvolgere finanziariamente nei progetti teatrali di Copeau.

Luoghi citati: Parigi