songs di Massimo Mila

songs songs Esecuzione con successo crescente, con applausi a scena aperta, nonostante alcuni eccessi di zelo •Chanson d'amour, un attimo di vento, un angolo di tempo, chanson d'amour- canteranno i Malia Bazar. Ed è proprio cosi. Sul video, potete scegliere ancora per tre giQrni, poi lasciateci in pace per le altre tre sere, che dobbiamo tastare il polso all'amore. Noi del club del Festival di Sanremo, non stiamo più nella pelle. Attenzione, siamo svariati milioni e per moltissimi l'acuto somiglia a quel grattar di unghie sulla lavagna che è un gol stracciato da Sandro Ciotti, eppure in quelle tre serate di canzonelle ci sentiamo spensierati, leggeri, idratati, sconsiderati, incuranti, come si diceva una volta dei giovani. Ci dicono che a •Premiatissima» e 'Fantastico', sono andate male anche le canzoni; da una parte ha venduto soltanto Miguel Bosc, dall'altra la Parisi e il corvaccio Rockleller che hanno fallo incetta di bimbi demoskopeadipendenti. Ebbene: non ce ne imporla nulla. Sanremo, in comune col fustino di detersivo che ai milioni combina l'azione aionogena (Ornella Muti rivelerà solo a Biagi che cosa vuol dire), ha soltanto l'altra azione, quella ossigenante. Ci perdonino Zucchero confortato dalla Randy Jackson Band, il pur trentacinquenne Mimmo Locasciulli, l'imberbe Luis Miguel e taluni altri cantanti big che dovremmo qui trascurare per vergognosa ignoranza (abbiamo appena concluso un seminario sulla famiglia Jackson senza aver capito, nella scala dei valori che fa capo a Michael, cosa ci rappresenti Jermaine che sarà presente in Riviera dei fiori), ma Ravera ci costringe subilo a gridare come nel Mexico sognato da sempre: -Viva Villa!'. Claudio Villa sbucherà sul video soltanto in extremis, tra una banda di yankees con l'aggravante gay detta Village People e una eterosessuale vorace ma di colore come Tina Turner, ma noi l'avremmo voluto in gara. C'era quando arrivò Cher, la slessa che oggi scandalizza gli Usa orba di Sonny, e siamo convinti che avrebbe affiancato volentieri la Cinquetti e Di Capri se solo gli avessero concesso la dispensa per una vecchia canzone che potrebbe essere l'etichetta di questo ennesimo, sontuoso revival: «BinarioooOOOooo, tragiche parallele della vitaaaaAAAA..... Canzone d'amore: a Sanremo in un attimo di vento, in un angolo di tempo, le voci non hanno età. 'Chiamalo amore — canterà Gigliola — anche se ti tradisce, anche se sono carezze che ti spaccano II cuore'. E Riccardo Fogli ribadirà: Non Unirà, non Unirà come un discorso lasciato a metà'. Anche se fa freddo: •In questo inverno sottozero come un film in bianconero' (Ricchi e Poveri) e « Col naso rosso che ci gocciola' (Marco Armani). Chanson d'amour: in cui mamma scoverà riminiscenze d'operetta: 'Siamo come le lucciole» (De Crescenzo), figlia evidenzierà mode panni are. 'Ciao muso, come stai?' (Fiordaliso), mentre quel vieux con di papà (si. vecchio e, proprio la (rase che ha fatto arrabbiare Mosco sono giorni che si domanda su quale aria questa volta il suo Peppino partenopeo metterà la sempiterna frase: 'lo te dicovo che accussi l'ammore pò Uà male». A Sanremo si sa, il colore preferito, il colore dell'amore, è il blu; e ci pensa Drupi a conservare la tradizione invitando idealmente Modugno che, almeno questa volta, resterà con noi da questa parte del video: «Fammi un po' volar con te, tino a lassù dove II buio é più blu... Ma Mister Volare è ancora nel cuore di tutti, anche in quello apparentemente restio di Anna Oxa che celebrerà: «Tu con lei, vola più su, vola in alto, come sai tu». Come tutti gli anni, il patron Ravera ha detto: 'Questo è il Sanremo più bello'. Ed è cosi: il nuovo Festival è sempre migliore dell'altro che però nbn dimentica. Arduo compito attende alcuni dei nuovi cantanti che, non a caso, portano eredità grevi come Cristiano De André, oppure casuali come Lanfranco Carnacina che coltiva l'omonimia dettando una ricetta canora con un motivo intitolato 'A goccia, a goccia-, e ancora Lena Biolcati che sfida la Milva che, proprio su questo palcoscenico, rinnegò lo stesso cognome. 'Chanson d'amour, un attimo di vento, un angolo di tempo, chanson d'amour'. TORINO — Terza opera di Puccini, e primo suo grande successo dopo le prove glovanilili delle Villi e di Edgar, la Martori Lescaut viene considerata da alcuni 11 suo primo capolavoro; tuttavia rimane staccata di molte lunghezze dalla Bohème. Produce disagio l'inconsistenza, anzi, la carenza quasi totale del bassi d'armonia: l'invenzione musicale è tutta proiettata verso la linea superiore, verso 11 canto, diligentemente doppiato all'unlssono dall'orchestra. D'altra parte, quasi per rimediare a questo difetto e far prova di maestria, c'è, specialmente nei primi due atti, un sovraccarico di note, una precipitazione indaffarata, un'effervescenza febbrile, come accade a chi non sa nuotare e precipita 11 numero delle bracciate per paura di affogare. (Bisogna anche dire che il linguaggio letterario di quel due atti, la cui responsabilità è palleggiata da diversi autori, è cosi odiosamente artificioso che neanche il Padreterno sarebbe riuscito a musicarlo bene). Galleggiano in quella simulata vivacità alcune perle melodiche dove albeggia il grande Puccini: «Tra voi belle, brune o blonde», «Donna non vidi mali, «In quelle trine morbide». li terz'atto, invece, sorprende sempre, sia per novità della concezione teatrale (fu quasi completamente inventato: nel romanzo di Prévost non c'è che un fuggevole accenno alla deportazione delle prostitute), sia per cuzione di ordinarla amministrazione, tutta fondata sulla sicurezza dello star system, cioè sull'eccellenza di un'ottima coppia di protagonisti: Il soprano Maria Chiara e il tenore Martinucci. Il Regio è talvolta accusato dai torinesi di lesinare sul divi di grande nome. E' vero, ma bisogna anche dire che 1 suol divi se 11 sa, se non fabbricare, per lo meno coltivare. Maria Chiara e Nicola Martinucci ce li slamo visti crescere in questo teatro, da inizi promettenti all'attuale splendida realtà. Per qualità vocali e per commossa sincerità d'interpretazione sono apparsi degni di qualunque teatro. Attorno a loro una compagnia senza infamia e senza lode, con Angelo Romero nella parte di Lescaut e Alfredo Mariotti in quella di Oeronte. Direzione esperta di Angelo Camporl, che è stato assai applaudito dopo il trlstaneggiante intermezzo. Coro istruito da Fulvio Fogltazza. Regia di Carlo Maestrini, normale con qualche stranezza, quale un Impacciato accenno di spogliarello nella scena d'amore del second'atto e un immotivato affollamento intorno al Comandante di Marina alla fine del terzo. L'esecuzione ha avuto un successo crescente, con frequenti applausi a scena aperta, culminati nella manifestazione eccessiva d'un piccolo settore, che ha malamente spezzato la tensione tragica dell'ultimo atto. «Mnnon» al Regio di Torino: il soprano Maria Chiara con il tenore Nicola Martinucci l'oleografico settecentismo, equivalente del fastidioso color locale giapponese in lìutterfly, americano in Fanciulla e cinese in Turandot. Strano che Puccini era perfettamente consapevole di quel rischio. A chi lo metteva in guardia contro il pericolo di confronto con la recente Ma- il coraggioso, efficace realismo di cui il giovane musicista seppe dar prova. E nell'ultimo atto la tinta della tragedia c'è. anche se diluita piuttosto che concentrata in un colpo di genio. Insomma, le cose nell'opera cominciano a marciare non appena essa si congeda dal¬ rioii di Massenet rispondeva: • Lui la sentirà alla francese, con la cipria e i minuetti. Io la sentirò all'italiana, con passione disperata». L'opera era già apparsa due volte al nuovo Regio nella messa in scena discussa ma stimolante di Pueclier. Questa volta è stata un'ese¬ Massimo Mila

Luoghi citati: Sanremo, Torino, Usa