La gatta

La gatta La gatta E qui conviene fare un passo indietro. La prima apparizione di George Smiley avvenne nel 1961 in Chiamata per il morto. L'autore faceva di tutto per metterlo in cattiva luce. Lo descriveva basso di statura e grasso, capace di spender molti soldi per comprarsi vestiti molto brutti che pendevano addosso alla sua figura tozza come la pelle addosso a un rospo rinsecchito. Riferiva che, quando, alla fine della seconda guerra mondiale, aveva sposato Lady Ann Sercomb, il visconte di Sawley aveva detto che quella si era maritata con un rospo con l'impermeabile. E, quando, dopo due anni di matrimonio, lei lo aveva piantato per un cor- ridare automobilistico cubano, lo stesso visconte aveva annunciato che la gatta aveva fatto i gattini. Un tempo, verso gli Anni Venti, all'epoca in cui era venuto fuori dalla sua banalissima scuola e gironzolava pigramente per i cortili del suo banalissimo collegio di Oxford, George Smiley aveva, per la verità, sognato una vita accademica consacrata alle oscurità letterarie della Germania del XVII secolo. Ma un suo insegnante, Jebedee, lo aveva pilotato altrove con molta saggezza e in un dolce mattino dell'estate 1928 un George Smiley imbarazzato e avvampante si era sottoposto al vaglio di una certa commissione di un Comitato Oltremare'^della Ricerca Accadèmica di cut non aveva mai' sentito>', parlare prima. Così gli era stato offerto un posto in quello che il presidente della commissione, Steed-Asprey, aveva pudicamente definito Controspionaggio. George Smiley aveva finito per acconsentire, e la sua prima missione era stata relativamente piacevole, consistendo nella nomina a «englischer Dozent» presso un'università provinciale tedesca, dove si era provato a raccogliere proseliti e informatori, spie potenziali, insomma. Poi aveva cominciato inevitabilmente a odiare il brutale fermento nazista della nuova Germania e una notte dell'inverno 1937 era restato sconvolto nell'assistere al rogo alimentato da centinaia di studenti hitle¬ riani con le opere di Mann, di Lessing, di Heine e di tanti altri autori da lui amati. Da allora aveva per rivalsa intensificato il suo lavoro di spia, aveva contratto un tic all'occhio sinistro, aveva imparato cosa significasse non dormire mai, non riuscire a rilassarsi mai, mentre faceva la spola, più o meno clandestino, tra la Svizzera e la Germania, la Germania e la Svezia. Nel 1943 era stato richiamato in patria abbastanza allo stremo di forze. Ma dopo qualche settimana aveva preso a smaniare per tornare all'estero.

Persone citate: George Smiley, Heine, Lady Ann Sercomb, Lessing, Mann

Luoghi citati: Germania, Oxford, Svezia, Svizzera