Gromyko. tono duro di Luca Giurato
Gromyko. tono duro «L'Italia dipende da suggeritori fuori dei suoi confini» Gromyko. tono duro Nel colloquio con Andreotti il ministro sovietico ha accusato il nostro governo di aver dato il consenso ai Cruise «con mezza volontà» - Craxi attacca lamentando il forte squilibrio, a nostro svantaggio, degli scambi bilaterali, difende la scelta dei missili: «Li smantelleremo non appena ci sarà un accordo tra le superpotenze» ROMA — Tutti sapevano che 11 negoziato che comincerà a Ginevra 11 12 marzo tra Usa e Urss sarà lungo e difficile. Da Ieri, dopo 1 colloqui di Gromyko con Craxi e Andreotti, si può anche affermare che i problemi che attendono le delegazioni delle due superpotenze sono ancora più ardui. Sulle •armi stellari, ma soprattutto sul missili, Gromyko sarà Intransigente. Lo ha detto al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri Italiani, Alla Farnesina, e poi durante il brindisi al pranzo offerto da Andreotti a Palazzo Barberini, Gromyko ha usato toni aspri, a volte addirittura minacciosi, verso la politica estera italiana sul missili e sulle relazioni economico-, commerciali. In pratica, 11 capo della diplomazia sovietica ha accusato il nostro Paese di dipendere quasi completamente, per le scelte più Importanti in questi due campi (In particolare per i missili), da "Suggeritori di ogni genere, che si trovano per la maggior parte al di fuori dei confini d'Italia^. Un'accusa che ha preso in contropiede anche un leader politico abile e esperto come Andreotti. Alla Farnesina, qualcuno ha parlato di «foni rozsio. A Palazzo Chigi, le cose sono andate in modo diverso, j Informato del discorso, assai poco distensivo, del ministro sovietico, Craxi lo ha subito messo davanti alla cruda realtà dei problemi dell'Interscambio commerciale, che sono tutti a svantaggio dell'Italia. (Un primo, mini-accordo Caprla-Komarov non ha di molto migliorato le cose; è però un .segnale, positivo). Il presidente del Consiglio, ha parlato della «indilazionabile necessità- di attuare il rlequlllbrlo commerciale, mettendo in evidenza, con dati e cifre, il grande squilibrio che, «se non corretto tempestivamente, potrebbe costituire una remora all'ulteriore sviluppo della collaborazione bilaterale". Stando a indiscrezioni autorevoli, Gromyko non si è irrigidito. Il colloquio sarebbe andato avanti senza intoppi particolari e, alla fine, il ministro degli Esteri sovietico ha chiesto e subito ottenuto di rimanere con Craxi da solo, senza testimoni. Durante il «téte-àtéte» Craxi avrebbe ribadito a Gromyko che la scelta del missili, per 11 nostro Paese, era doverosa e inevitabile. Si tratta però di una scelta difensiva e non offensiva: il nostro Paese è pronto a smantellare in ogni momento le installazioni se a Ginevra si raggiungerà un accordo sereno e equilibrato su tutto il negoziato. Craxi è stato invitato da Gromyko a compiere una visita ufficiale a Mosca. Di certo, il presidente del Consiglio ha avuto il vantaggio di parlare con il ministro sovietico dopo Andreotti e di conoscerne in anticipo l'umore. Ha scelto come miglior difesa l'attacco ed ha chiuso il colloquio in un clima assai più costruttivo e disteso di quanto non sia accaduto qualche ora prima alla Farnesina. «Non nascondo che noi vorremmo vedere anche l'Italia tra quei Paesi che levano la propria voce contro il decollo, della corsa agli armamenti verso le spese spasiali, per far rallentare catene di montag¬ gio militare, per poi fermarle — ha detto Gromyko al brindisi con Andreotti —, il mondo trattiene letteralmente il fiato per seguire il corso degli avvenimenti. Noi non nutriamo illusioni. Il negoziato sarà difficile. Ma è lungi da noi una fatale disperazione». Per il capo della diplomazia sovietica, apparso in ottima forma fisica, anche se parco come mai di sorrisi — sono gli Stati Uniti, con i loro "programmi di accumulo degli armamenti» a ostacolare le intese che l'Urss starebbe ricercando. «Se ci sono personalità che, come sonnambuli, camminano sema rendersene conto sull'orlo dell'abisso — ha insistito Gromyko — allora Luca Giurato (Continua a pagina 2 in quinta colonna) Roma. Brindisi alla Farnesina. Da sinistra l'ex ambasciatore sovietico a Roma, Rijov, il ministro degli Esteri Gromyko, il viceministro per il Commercio con l'estero, Komarov, e Giulio Andreotti (Ansa)
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