Pizzi: «Vivevo per scene e costumi poi lo regio mi ha cambiato la vito »

Pizzi: «Vivevo per scene e costumi poi lo regio mi ha cambiato la vito » Ha allestito «Chovanscina» di Musorgskij che debutta questa sera al Regio Pizzi: «Vivevo per scene e costumi poi lo regio mi ha cambiato la vito » TORINO — -La Chovanscina si svolge alla fine del '600, ma a me non interessa caratterizzarne il momento storico preciso, perché Musorgskij racconta quel die sempre avviene nel cammino di un popolo alla ricerca della libertà e del senso della vita-. Pierluigi Pizzi, regista, scenografo e costumista dell'opera che andrà in scena stasera al Hogio (direttore Bruno Bariletti, protagonisti Florlndo Andreolli. Stefka Mineva, Stefan Elenkov) non ama parlare in anticipo delle sue realizzazioni. •■Una regia, una scenografia, vanno viste prima, discusse poi. Comunque per questa Chovanscina; die ha debuttato nell'83 al Thédtre de Genève ed è stata presentata l'anno scorso allo Cìiàtclet di Pungi, ho scelto una lettura spoglia, priva di qualunque ricerca dell'effetto, per arrivare all'essenza della musica. La mia vuol essere una traduzione per immagini realizzata con estremo pudore. Il popolo è come un grande fiume umano, che attraversa la storia». • E' un momento di tensione ideologica — continua Pizzi —. la gente non sa perché le cose accadono, non ci sono punti di riferimento: Musorgskij esprime con grandissima forza la tensione die ne nasce. Per questo non ho sottolineato la vicenda con un apparato scenografico pesante. Ci saranno dei segni emblematici, oltre a quello soltanto il popolo». Per Chovanscina il sindacato del critici francesi ha assegnato a Pizzi il premio per la personalità musicale dell'anno. Grande gioia, grande soddisfazione. -Proprio perché questo riconoscimento mi è stato conferito in un momento in cui le regie sono spesso accusate di stravolgere il senso dell'opera. Il premio mi ha dato gioia perché forse sono riuscito a dimostrare quanto a me interessi più la partitura che il libretto». Pierluigi Pizzi fa regia dal '77, dopo tanti anni come scenografo e costumista, debuttò proprio al Regio con Don Giovanni, un'opera che ebbe 12 mila spettatori e venne ripresa l'anno successivo. Perché questa svolta? -Nacque dal bisogno di avere intera la responsabilità dello spettacolo. Prima mi pareva di perdere tempo. Ora so che cosa voglio, so che dipende soltanto da me: questa consapevolezza ha dato tutta un'altra impronta alla mia attività. Io sto in teatro dalla mattina alla sera, il mio mestiere mi piace, mi diverte. Non mi pesa dover pensare a regia, scene e costumi: anzi, ormai non riuscirei più a scindere le diverse fasi». Grande è la sua passione per 11 teatro barocco. •Penlu' 10 a teatro non cerco la verità. Cerco l'artificio, il falso. E il barocco mi consente di raccontare per immagini nella più assoluta libertà». Pizzi tornerà a Torino per 11 Tancredi di Rossini, clic sarà in prima il 26 marzo, sempre con la direzione di Bartoletll, protagonisti Lucia ValentIni Terrani e Dalmaelo Gonzales. L'opera fu presentata al Festival di Pesaro nell'82. -I miei musicisti preferiti sono Haendel e Rameau. per me due vere scoperte; amo Vivaldi, il primo autore barocco che affrontai, mettendo in scena L'Orlando Furioso. E ho studialo a fondo Rossini, questo compositore grandissimo che ha aperto tutti i percorsi musicali dcll'800. Ogni suo lavoro è un prototipo di genere. Semiramide, a esempio, è ancora una composizione settecentesca. Il conte Ory è un vaudeville, Tancredi un'opera romantica». Intanto Pizzi sarà nel prossimi mesi a Parigi con quattro spettacoli in quattro mesi. Tutti sono legali al grande filone barocco: Ariodante di Haendel, Rinaldo, ancora di Haendel. Alceste di Oluck (andrà in scena all'Opera, protagonista Shlrlcy Verrett) e Hippolyte et Aride di Raiueau. Infine aprirà il Maggio Fiorentino con il Don Carlo di Verdi. Soltanto regie musicali, niente prosa? -L'ho fatta, non escludo di'ripetere l'esperienza. Per ora la Urica mi lascia più libertà. E questo io chiedo sopra tutto: lavorare in libertà-. Alessandra Contazzi Una scena della «Chovanscina»: l'opera avrà una scenografia scarna, con pochi segni éniblcinnlici

Luoghi citati: Parigi, Pesaro, Torino