Brazil, la nostalgia della liberta di Lietta Tornabuoni

Brazil, la nostalgia della liberta Il film più visionario del Festival, diretto da Terry Gillian dei Monty Python Brazil, la nostalgia della liberta Film che ricorda soltanto in parte il cinema beffardo ed estremo del gruppo cui il regista appartiene: ma quanta grande ricchezza d'invenzione DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Il film più visionario è Brazil, diretto dal quarantacinquenne Terry Gii: liani dei Monty Python, con Jonathan Pryce, con Robert De Niro in una piccola parte di idraulico rivoltoso e con Kiin Greist nella parte di una <<free-lancesubversive», sovversiva autonoma. Le parole italiane della vecchia fascinosa canzone dicevano prcss'a poco: «Brazil t dolce (erra Ira i fior I ti ricorda il mio cuor I con divina nostalgia. I Fu una sera nel ballar I le lue danze d'ollremar I che il mio cuore si incontrò I con l'ardor di un grande amor... I Amor... solili... Brazil... Brazil...», e parlavano della «più magica vision del sole che tramonta in mar», del «dolce incanto del tuo deh, del «mare in un azzurro vel». Nella loro balordaggine, rendevano dunque benissimo il senso che la canzone ha nel film: dove sta a simboleggiare la nostalgia di libertà, amore, bellezza, mare, esotismo, musi ca, incanto, felicità. Il rimpianto di tutto quello che rende bella la vita e che non c'è nel mondo raccontato dal film: esattamente come in 1984, c'è invece una dittatura burocratica e assassina che domina una società decadente di modernità sconfitta. Come nel romanzo famoso di Orwell, il protagonista è un minimo ingranaggio passivo nella gran macchina dell'onnipotente Ministero delle Informazioni; la sua obbedienza si vendica nei sogni di libertà e d'amore, si smentisce nella passione per una ribelle che condurrà entrambi alla fine. Film grottesco tragico, che ricorda soltanto in parte il cinema beffardo ed estremo dei Monty Python: anche film troppo lungo, sconclusionato, sgangherato. Ma che grandiosità, che ricchezza d'invenzione, che padronanza dei mezzi d'espressione più contemporanei. Il lavoro di Gilliam nei fumetti di «Fantasy» si vede nelle immaginazioni del protagonista: i sogni di volare spaziando per cicli radiosi, in calzamaglia d'argento e con amplissime ali argentate, incontro all'amore biondo velato di bianco; gli incubi visitati da spaventevoli Mazinga, da giganti fatti di mattoni, da neonati mostruosi, da viluppi enormi e schiaccianti di tubature. L'eco del «doomwriting», della letteratura di rovina, e del «crash», il gusto infantile per l'atto di spaccare, far crollare, distruggere, far esplodere, si avverte nella società che circonda il protagomsta: universo dove nulla funziona, dove un errore banale genera morte e ingiustizia, dove scoppiano bombe continue in un lungo incendio perenne. Lietta Tornabuoni Sani Shepard in «Country» di Pearce: chiuderà stasera il Festival . Berlin

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