Sul Canal Grande un arco di luce

Sul Canal Grande un arco di luce UN ARDITO PROGETTO PER IL PONTE DELL'ACCADEMIA IN VETRO Sul Canal Grande un arco di luce VENEZIA — Un ponte in vetro sul Canal Grande, all'Accademia: dove ora si alza il vecchio arcone in legno, che ogni turista ricorda. Modello, calcoli di fattibilità, computerizzazioni sono stati presentati nel giorni scorsi in un'affollata conferenza stampa alle Gallerie, proprio all'Accademia. Ora tutto è in partenza per il Giappone, per la prossima Expo mondiale della tecnologia e delle scienze a Tsukuba. Agile, sottile, quasi aereo, il modello che abbiamo davanti è giusto il contrario del ponte 11 fuori, possiamo intravederlo dalla finestra: pesante, «rustico», terrestre. (E al momento in riparazione, si sentono gli operai tra le centine). Splendido modello, di grandi dimensioni: quattro metri di lunghezza, un ponte vero, vien voglia di provare a salire. Colore del vetro, verde-laguna. Trasparenze azzurre e bianche, riflessi giallo-teneri, lampi arancione. Da certe angolazioni, una doppia striscia di luce sale sul gradini, si perde, riprende: spiragli di cielo invernale, captati dal vetro. Sembra leggero, ma non è: quasi cinque quintali di peso. Centinaia di pezzi, uniti da speciali collanti usati anche in missilistica. Lo scultore Luciano Vistosi l'ha pensato per anni, costruito in sette mesi. I segmenti vetrosi che formano l'intera struttura sono lamine perfettamente complanari, a forte contenuto di silicio: realizzate dalla Società Italiana Vetri e Veneziana Vetro (gruppi Sanlm, Eni ed Eflm). Prodotti spe- clall. di alta tecnologia, che verrebbero usati anche nel ponte effettivo, se venisse costruito, della lunghezza d'una settantina di metri. La Snam-Progettl ha studiato l'ipotesi di fattibilità ed eseguito i calcoli costruttivi, che la Olivetti ha elaborato in computer e sviluppato in grafici. . ' - I progettisti hanno previsto una struttura portante costituita da due travi d'acciaio, arcuate, distanti tra loro cinque metri; tutto il resto è in vetro speciale. Un ponte di grandi dimensioni, solo in vetro, non è ancora realizzabile entro margini di assoluta sicurezza; ma le cose possono cambiare rapidamente, la tendenza si sposta a favore delle tecnologie vetrarie che dominano campi di applicazione sempre più estesi, fino a ieri impensabili. Quanto alle tubazioni che il vecchio ponte porta ora con sé nella pancia, ovvero nel sottarco, dovrebbero passare sul fondo del Canal Grande. "Questo aumenta i costi globali, die ai prezzi attuali del mercato risulterebbero di poco superiori a quelli d'un nuovo arcone di legno o di pietra. Ma anche qui. molto presto, le analisi economiche posson diventare del tutto favorevoli ai materiali vetrosi; e comunque non sono i soli parametri da prendere in considerazione in una «Ipote¬ si di fattibilità» sul Canal Grande. Il problema di fondo, a questo punto, si sposta: diventa quello dell'inserimento ambientale. .L'immensa S di muri e di acque nel cuore di Venezia sfiora i limiti dell'immaginarlo,, più che navigare nel reale; ed è un intero capitolo quasi senza smagliature: sigillato da. qualcosa che senza esitazióni, padri e figli, continuiamo a chiamare bellezza. In sostanza. Intoccabile. Eppure se c'i uno spiraglio in cui et si possa ancora intromettere, oggi o tra poco, è questo, qui all'Accademia. L'arcone in legno ha si e no cinquantanni, ed è quasi sempre in riparazione; la bel¬ la trave In ghisa che c'era prima, durò alcuni decenni; prima ancora, solo il traghetto. Oggi potremmo tentare, per la prima volta, con una struttura-filo, la meno invadente del mondo, tendente all'invisibile, all'irreale, poco più d'una striscia di luce, nel gran capitolo di prima: un ponte, appunto, trasparente come il vetro, leggero come un soffio: un ponte del diavolo, che a camminarci sopra, sull'acqua a mezz'aria, dalla gioia ci farebbe volare. Resta che occorre dare anche al ponte attuale o a uno slmile, tutte le ragioni che ha, e valutarle a fondo: quel materiale, 11 legno, ci riporta a un certo calore della storia e della vita, alla giusta pesantezza, alla terra: in confronto al ponte di vetro, crudele, astratto, scintillante e cosi via. Quel senso di ombelico, di connessione fisiologica, e insomma di protezione, che questa specie di ponte qui fuori, per noi che vi passiamo cento volte al giorno, genera e moltipllca ogni volta, con le sue grosse travi palpitanti, quei gradini casalinghi, quei corrimani sagomati... Allora 11 modello che abbiamo di fronte è solo un oggetto d'arte improponibile? Probabilmente si. in molti altri' posti al mondo; forse in qualunque altra città dotata di un cielo solo «urbano-. Ma qui. nonostante tutto, è proponibile: non senza le ragioni della bellezza e quelle, come dicono i tecnici, della •praticabilità'. Una utopia, forse; ma Venezia, dal tempi dei tempi, è tutta una utopia. Paolo Barbaro Vcnczia. Il modello in vetro del Ponte dell'Accademia realizzato dallo scultore Luciano Vistosi »

Persone citate: Luciano Vistosi, Paolo Barbaro

Luoghi citati: Giappone, Venezia