una nuova avventura

una nuova avventura UNA NEBULOSA DI INDUSTRIE AVANZATE TRA TORINO, IVREA E NOVARA una nuova avventura «Di fatto già esiste: ha le sue punte nella Fiat e nella Olivetti», dice il sociologo Guiducci - Qui operano due terzi dei robot esistenti in Italia e metà dei laser della Cee; si sviluppano programmi sulle fibre ottiche e sull'intelligenza artificiale in collegamento con America e Europa • Il progetto della Fondazione Agnelli in accordo col piano di sviluppo regionale • il ruolo-guida del Politecnico TORINO — L'idea di Tecnocity se trasferita nella nuova mitologia dell'elettronica potrebbe far Immaginare una nebulosa di laboratori di ricerca, istituti scientifici, fabbriche poco ingombranti e pulite in cui lavorano tecnici in camice bianco. Un mondo nuovo, in cui le città e l'esistenza stessa sono incomparabilmente migliori: non più inquinamenti industriali, i lavori nocivi affidati a robot, traffico e pendolarismo ridotti al minimo grazie alle telecomunicazioni. L'ufficio trasferito in casa, collegato ai centri direzionali per messo di computer e cavi a fibre ottiche. Apparecchi elettronici e circuiti televisivi consentono di assistere a distoma gli arnioni e sorvegliare i bambini. Teatri, musei e biblioteclic di grandi città diventano godibili anche da remoti borghi rurali. Ma gli eccessi di ottimismo, come, quelli contrari di chi teme una società asservita al computer e al robo't. vengono ridimensionati dalle esperienze delle tecnopoli più o meno vaste e mature che ormai si contano a dccl.ne negli Stati Uniti, in Giappone, in Francia e in Gran Bretagna. Esperienze complesse, da non confondere con tentativi isolati, compiuti per saggiare le reazioni umane. Caso estremo quello di.tllgashi-Ikoma, una cittadina giapponese tra Kyoto e Osaka, dove cenloclnquanta- sel famiglie sono state collegate alla scuola, al municipio, ai grandi magazzini, alla stazione televisiva locale, con possibilità di intervenire net programmi comparendo sugli schermi. Risultato: nella stragrande maggioranza le famiglie hanno usato il costosissimo sistema di telecomunicazioni soltanto per scegliere spettacoli televisivi. L'iniziativa della Fondazione Agnelli per una Tecnocity piemontese ha il merito di aver collocato il futuro sul piano dell'informazione depurata dalla leggenda. Costringe, a ragionare di robot, di informatica e di telematica, non accumulando ipotesi ma aprendo gli occhi sulla rivoluzione che da tempo è avviata nelle nostre industrie di punta, cominciando da quelle del triangolo Torino-Ivrca-Novara. «Di fatto Tecnocity già esiste. Ha le sue punte nella Fiat e nella Olivetti. Il vero problema è organizzarla col fine di servire l'intero Paese e non soltanto la produzione Immediata. Se pensassimo di creare una Tecnocity dal nulla sarebbero necessari Investimenti tali da ridurla a un sogno. Qui i centri avanzati esistono; con costi ridotti potrebbero diventare avanzatissimi e moltiplicarsi-, commenta Roberto Guiducci, sociologo e urbanista. «Si tratta di collcgarc gli Istituti esistenti, le industrie avanzate, il capitale di rischio, creando un nucleo con funzioni di stimolo, in contatto continuo con i centri di ricerca americani e europei. Dove le tecnopoli hanno avuto successo il nucleo di origine era formato dall'Università. La Silicon Valley californiana ha le sue radici nella Stanford University. In Inghilterra il Science Park di Cambridge è pilotato dal famoso Trlnity College. Il nostro Politecnico, che ogni anno ha tre miliardi di contratti di ricerca per le industrie, potrebbe assumere un compito analogo, pur considerando i limiti delle sue risorse», mi dice il vicerettore professor Micheletti. L'Università e il Politecnico hanno subito aderito alla iniziativa della Fondazione Agnelli. Il riferimento alla Silicon Valley richiede qualche informazione. Nel 1951 la Stanford University affittò una parte del proprio campus di Palo Alto (300 ettari) a piccole aziende che intendevano applicare i risultati di ricerche scientifiche nel settore elettronico. Il successo fu tale che le aziende si moltiplicarono, ^dilagando a Sud di Sttn l»Yttn«Sco*»MQ*Cem= tea .di-Sjinta-.SIara*. (mb..valle che era famosa per la prodvk zlone di prugne esportate in tutto il mondo prese il nome di Silicon Valley dal silicio. La materia prima per la produzione di microcomponenti e di semiconduttori (in pratica minicomputer) molto richiesti dall'industria bellica e da quella spaziale. Oggi la Silicon Valley ospita un migliaio di aziende, con 190 mila addetti. Il reddito medio per famiglia è il più alto degli Stati Uniti. La cresctta impetuosa e disordinata ha aimto conseguenze negattve sul territorio e sull'ambiente. Ma qui importa sottolineare l'effetto propulsivo avuto dalla scienza, attraverso la Stanford University. Qualcosa di slmile è avvenuto attorno a Boston, città portuale e industriale decaduta negli Anni Cinquanta e nei primi Sessanta (l'amministrazione locale non riusciva neppure a pagare gli stipendi! risorta grazie alla moltiplicazione, nella sua area metropolitana, di industrie ai'anzatc e istituti di ricerca in cui lavorano trecentomila addetti. Una rinascita dovuta in gran parte alla presenza del celeberrimo Mit. Massachusetts Institute of Technology, più IVnWcrsltà di Harvard, più altre due con sci collcges. • Una certa affinità di Torino con Boston appare evidente dall'innesto di settori a alta tecnologia su strutture tradizionali, con un processo evolutivo delle Industrie esistenti. D'accordo, non abbiamo il Mit. però il nostro Politecnico fa ricerca per l'industria e nel triangolo Torino-Ivrca-Novara esiste un tessuto di industrie, di laboratori, di istituti molto avanzati. Il volume della ricerca che si fa in Piemonte supera quello di lutto il resto del Paese. Lombardia esclusa», mi dice il direttore della Fondazione Agnelli, Marcello Pacini. Gli elenchi sono tediosi ma nel nostro caso è indispensabile una somìnarta rassegna. Ne viene un'immagine di Torino e del Piemonte industriale molto diversa da quella ormai consunta. Anzitutto alcuni dati: quattordicimila addetti alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie tra Torino e Ivrea, due terzi dei robot operanti in Italia, metà dei laser di potenza (il raggio che taglia una lamiera, per intenderci in modo elementare) esistenti nella Comunità europea. La tradizione: dall'Accademia delle scienze al «Galileo Ferraris-, alle sperimentazioni nel campo dell'automobile come in quello della radio. A Torino ha sede il centro ricerche Rai, a Orbassano il centro ricerche Fiat, a Cambiano quello della Pinlnfarina. Istituti e laboratori ormai maturi non sono sorti da un giorno all'altro. Quelli del Cnr; l'Istituto di fisica nucleare; lo Cselt che dal 1964 si occupa di telecomunicazioni e oggi sta sviluppando programmi sulle fibre ottiche come sull'intelligenza artificiale. E' recente la nascita a Torino del centro europeo per la fabbrica interamente automatica, su iniziativa della Digital Equipment. Il Comau produce robot esportati anche negli Stati Uniti. Aeritalla e Microtecnica lavorano per il laboratorio spaziale europeo Spacciati. Si occupano di informatica e di elettronica i consorzi Csea e Csi (Regione, Università, Politecnico). A Saluggla la SorinBiomedica produce parti di ricambio o di ausilio per il corpo umano, come le valvole cardiache. A Ivrea e nel Canavese «esiste il più grande parco italiano delle tecnologie avanzate», per citare Carlo De Benedetti. Le risorse dedicate dal gruppo Olivetti alla ricerca e allo sviluppo nel 1984 superano i 230 miliardi. I laboratori della Olivetti sono collegati a quelli della Silicon Valley Ancora nel Canavese l'Istituto Rtm fa ricerche e applicazioni nel campo del laser, la Rbm fa ricerclte biomediclte. «Queste sono le fasce con maggiori potenzialità, capaci di dare la spinta all'evoluzione tecnologica. Il Piemonte non può difendersi sulle vecchie posizioni: deve inserire industrie nuove sul tessuto tradizionale. L'idea di Tecnocity è dunque in accordo col piano di sviluppo della Regione, approvato alla fine del 1984. Ma per realizzarla È indispensabile l'intreccio aziende - Politecnico - Università - Regione - Comuni, col fine di creare condizioni di vita migliori, non soltanto per sviluppare le produzioni e incrementare le esportazioni», mi dice l'assessore regionale Luigi Rivolta Tecnocity non deve far pensare all'edificazione, di una nuova città da futurologia. Il domani sta crescendo intorno a noi, con le sue promesse e le sue insidie. Le ricerche sulla intelligenza artificiale e sugli apparecchi capaci di comprendere il linguaggio naturale scritto e parlato (la macchina clic scrive direttamente sotto dettatura, il robot comandato a voce) sono in corso a Ivrea e a Torino. Tutti segni di una transizione da un ciclo storico a un altro che richiede nuove regole nel inodo di produrre come nella vita associala "Mario Fazio

Persone citate: Carlo De Benedetti, Galileo Ferraris, Guiducci, Marcello Pacini, Mario Fazio, Micheletti, Roberto Guiducci, Stanford