120 giorni da non buttare
120 giorni da non buttare La presidenza italiana Cee e i nodi dell'agricoltura 120 giorni da non buttare Ancora centoventi giorni: passeranno in fretta, saranno tumultuosi e laceranti. Poi la presidenza delle istituzioni comunitarie passerà al Lussemburgo. Il semestre (due mesi sono già passati) di presidenza italiana del Consiglio dei ministri della Cee può essere molto importante per la nostra agricoltura. C'è in ballo — primo e fondamentale problema — l'allargamento della Comunità, che sembra ormai impossibile non rinviare (il 1° gennaio 1986 è troppo vicino). Spagna e Portogallo — ma soprattutto la prima .— possono creare guai a molti dei dicci partners europei. Italia, Francia e Grecia temono la concorrenza della Spagna agricola; Germania, Francia, Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda guardano con preoccupazione alla flotta dei pescherecci spagnoli. Tutti insieme i Dieci pongono alla Spagna condizioni inaccettabili, che il governo di Madrid ha respinto. Ma senza l'allargamento, la Cee va verso la bancarotta: anche l'aumento delle risorse proprie (dall'I all'1,4 per cento dell'Iva nazionale) è legato alla nuova Europa dei Dodici. Il semestre di presidenza italiana incontrerà almeno altri due nodi molto intricati: il negoziato sui prezzi agricoli, che dovrebbe concludersi entro fine marzo; il contenzioso fra Parlamento e Consiglio dei ministri, per il bilancio bloccato ai livelli dell'anno scorso. Questi problemi si concatenano l'uno all'altro e rendono più difficile il compito della presidenza di turno. Ciò non toglie che l'Italia debba approfittare di questa occasione per svolgere, anche in campo agricolo, un'azione costruttiva che gioverebbe non solo all'agricoltura, ma all'intera costruzione sovrannazionale: la pac (politica agricola comune) è il settore dove il processo d'integrazione europea è più avanzato, specie dopo il drastico ridimensionamento delle politiche regionale e sociale. Durante la discussione sui nuovi prezzi agricoli, non sarebbe quindi fuori luogo un'azione della presidenza italiana — come ha di recente suggerito anche il senatore Alfredo Diana, grande esperto di cose agricole e soprattutto agro-comunitarie — per rivedere i criteri con i quali si fissano questi prezzi, al fine di restituire loro la funzione di orientamento della produzione. Al sistema delle quote fisiche di produzione sarebbe preferibile quello delle soglie finanziarie (obicttivi di spesa) che, nel rispetto del rigore di bilancio, modula i sostegni in funzione degli andamenti di mercato e fa salva la possibilità di crescita in termini di produttività dcll'agrisoltura. E' questa un'esigenza sentita oggi da Italia, Grecia e Irlanda; domani anche da Spagna e Portogallo. Nel frattempo non va esclusa la possibilità di chiedere un congelamento dei prezzi garantiti ai livelli attuali, fatti salvi gli adattamenti per le colture soggette a obicttivi di produzione (cereali, ortofrutticoli trasfor¬ mati); e nello stesso tempo di rifiutare un aumento del prezzo del latte: questa proposta contrasta con la prudente politica dei prezzi decisa, insieme con le quote fisiche di produzione, dal Consiglio dei ministri, e con l'incremento di spesa fatto registrare dal settore nel 1984. Secondo Diana, bisognerebbe anche chiedere l'abolizione della tassa lineare di corresponsabilità, in quanto inefficiente e superata dal cosiddetto superprelievo Per i non addetti ai lavori ricordiamo che il superprelievo colpisce l'allevatore in misura minima del 75% del prezzo indicativo, per ogni litro di latte prodotto in più rispetto a una quantità determinata. La tassa lineare è pari al 3% del prezzo indicativo; la sua abolizione consentirebbe di premere sulla Germania per un'adeguata riduzione degli importi compensativi monetari di segno positivo. Vedremo in successivi servizi quali altre iniziative sarebbero utili, per l'agricoltura italiana, nei 120 giorni che ancora rimangono alla presidenza italiana. Livio Burato Fondo europeo egrlcolo di orientamento e di garanzia:
Persone citate: Alfredo Diana, Livio Burato, Secondo Diana
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