Quando l'animale fa da cavia di Franco Giliberto

Quando l'animale fa da cavia Quando l'animale fa da cavia Ho letto su La Stampa di martedì 19 febbraio un articolo di Franco Giliberto contenente un'intervista al prestigioso studioso prof. Pietro Croce, patologo clinico, microbiologo, anatomopatologo, sul problema della vivisezione. Ora, premesso che sono un grande amante degli animali e dando per scontato che chiunque reputi inutili e incivili alcuni esperimenti di «vivisezione» nel vero senso della parola (eseguiti magari con barbari espedienti quali il taglio delle corde vocali per non avere rumori fastidiosi) ciò nonostante mi sembra che il punto di vista dell'intervistato sia un po' fuorvlante e troppo ristretto ad un ambito specifico del problema: ciò porta, a mio avviso, a suggerire al lettore valutazioni non esatte sulla necessità o no dell'uso di animali in laboratorio. Il professore infatti insiste sulla realtà di molti farmaci sperimentati su animali e poi rivelatisi tossici per l'uomo: ma gli'animali, in laboratorio, non sono solo sfortunati assaggiatori di molecole che l'uomo perverso crea: essi sono anche un valido mezzo per comprendere le basi di meccanismi di infiniti fenomeni che, analoghi, avvengono nell'organismo umano che per la sua enorme complessità non permette, a volte, un approccio di studio altrettanto diretto. Che dire di centoclnquant'anni di ricerche iti campi biomedici quali l'anatomia, la fisiologia, la microbiologia, l'immunologia, l'oncologia, la chirurgia, la biologia molecolare? F. S„ Novara Il Bollettino d'informazione sui farmaci del Ministero della sanità ha segnalato che In Italia dal 1972 al 1983 è stata revocata la registrazione (ossia la vendita) di 22.261 specialità medicinali. Tutti farmaci che avevano brillantemente superato l'esame, imposto dalla legge, della sperimentazione sull'animale prima di essere messi In commercio. Alcune di quelle specialità medicinali non erano più all'altezza dell'evoluzione terapeutica, altre non avevano mai avuto una dimostrabile utilità, altre ancora erano assurdi doppioni, e Infine c'erano le medicine eliminate perché dannose o pericolose per l'uonip. A; che cosa serve dunque- li sperimentazione sull'animale? Quanti anni occorrono'- dffspinmlnistrazione neiruomo,;!pr}ma che ci si accorga che' una sostanza è inutile | potenzialmente dannosa? jprà quotiate, Venezia Nell'era del megacomputer e della sempre più sofisticata spettrografia di massa, della radiolmmunoassay e della clonazione» che presuppone esperlmenjjl in vitro e non in vivo, la;'pratica della vivisezione appare anacronistica. Esistono circa 300 milioni di specie animali sulla Terra, e nessuna delle sperimentazioni condotte su una specie può essere estrapolata a nessuna delle altre, uomo compreso. I ricercatori hanno bisogno di modèlli, sperimentali? Li impostino ài computer, sondino seriamente questa enorme possibilità operativa, come accade già nei pochi laboratori scientifici degni di questo nome._ Leandro de Saini, Bergamo

Persone citate: Pietro Croce, Saini

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Novara, Venezia